venerdì 28 gennaio 2022

V.I.T.R.I.O.L.


V.I.T.R.I.O.L. 

Vitriol è un acronimo usato in ambito alchemico ed esoterico che indica la via da seguire per la propria crescita interiore. 

L’acronimo latino è “visita interiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem”, che tradotto significa “visita il centro della terra e rettificando troverai la pietra occulta”.

La parola compare per la prima volta sul manoscritto “Azoth”, scritto nel 1613 del monaco benedettino tedesco Basilio Valentino. Essa indica la prima materia, il solvente universale con cui si può operare un processo di scioglimento e coagulazione.


Utile precisazione: nel seicento, il neoplatonismo auspicava il ricongiungimento tra microcosmo (l’uomo, il suo essere interiore) e il macrocosmo (Dio, l’Universo).

In questo senso, Vitriol era di fatto un pensiero alchemico, una formula che richiamava appunto il “solve et coagula”, quale ricongiungimento dell’uomo con sé stesso e con Dio.

Cosa possibile solo attraverso un cammino di purificazione, un processo trasmutativo (dal punto di vista simbolico), in cui bisogna dapprima sciogliere la “pesantezza” dell’anima per poi riunirla all’Essenza di tutte le cose.

Varie interpretazioni di Vitriol

Dal punto di vista alchemico, Vitriol si riferisce alla “pietra filosofale”, con cui si riteneva di poter trasformare il piombo in oro. Da un punto di vista strettamente esoterico, simbolico, il messaggio nascosto dietro alla parola è “guarda dentro te stesso e troverai la pietra nascosta”, vale a dire l’anima.

Vitriol è altresì l’acrostico della parola vetriolo, che in chimica indica l’acido solforico, un componente utile, ma anche tossico. In questo caso, il significato “nascosto” è il seguente: se si raggiunge una certa levatura spirituale, si può usarla per il proprio miglioramento e per quello altrui, dando vita ai processi costruttivi del vetriolo.

Se si decide di utilizzarla per danneggiare sé stesso e gli altri, essa sortisce gli effetti velenosi dell’acido.

In buona sostanza: più il potere della conoscenza aumenta, più le responsabilità aumentano, dunque bisogna essere all’altezza delle scoperte interiori che si fanno.

Vitriol nel “gabinetto delle riflessioni”

Trovare la propria anima è il punto di partenza di ogni disciplina esoterica e di ogni cammino iniziatico. Per tali ragioni, la scritta campeggia, insieme a molti altri simboli, all’interno del cosiddetto “gabinetto delle riflessioni” dei templi.

Esaminiamo il significato simbolico, analizzando ogni singola parola dell’acronimo. Scopriremo che nelle lettere di vitriol ci sono tutte le fasi del processo alchemico di trasformazione interiore.

Visita interiora terrae: come si fa a visitare la terra interiore? La prima parte della formula ci dice che dobbiamo “visitare la terra interiore”. Quali sono i meccanismi che possono condurci a questo viaggio alchemico di trasformazione interiore?

Iniziamo col dire che “visita”

è' un termine legato etimologicamente a “vista” (dal sanscrito vid che vuol dire conoscere). Si riferisce all’occhio, l’organo che vede la luce. Ed è proprio la luce ciò che cerca l’iniziando all’ingresso nel tempio: la luce di Dio e della conoscenza.

La luce spirituale tuttavia è qualcosa che si piò ottenere solo se l’occhio (interiore) ha la volontà di riceverla.

Che significa “terra interiore”?

La terra interiore è un concetto denso di significati.E’ il nostro centro di gravità, la nostra essenza, il punto d’incontro di ogni esperienza periferica; Per gli alchimisti, la terra interiore è l’humus, parola da cui deriva l’aggettivo umile (colui che proviene dalla terra, dal basso).

E qui il significato subisce una biforcazione. Senza umiltà non si va da nessuna parte, dall’humus si ricava la materia prima della nostra terra interiore, il limo, da trasformare in oro attraverso il cammino;

Parlando di cammino, visitare la terra interiore vuol dire anche visitare il nostro inferno interiore, illato oscuro. Ciò è possibile solo attraverso la catabasi, la discesa al mondo di sotto, la morte spirituale e la successiva risalita che porta a un nuovo ciclo di rinascita e di trasformazione.



venerdì 21 gennaio 2022

La salute è Ordine, il disagio è Disordine

.

Dystopia of Existence .


Ordine e Disordine

La salute è ordine, il disagio è disordine. All’interno del corpo fisico c’è una costante, continua interazione fra ordine e disordine. Chiunque, donna o uomo, si comporta da saggio impara ad essere pienamente consapevole della presenza del disordine nel corpo e quindi si adopera per ristabilire l’ordine.

Il disordine si crea quando queste due realtà percettive sono in stato di dis-equilibrio e provocano una forte dispersione energetica aell'intero sistema sistem psico-fisico.

Più mettiamo energia nel sostenere un modello comportamentale energeticamente squilibrato, meno energia resta alle nostre funzioni vitali.

Ogni essere vivente ha bisogno di energia vitale.

Senza una quantità sufficiente di energia vitale  l’organismo non è in grado di svolgere normalmente le proprie funzioni; le persone che ne scarseggiano hanno poca resistenza nei confronti delle malattie, spesso soffrono di stanchezza cronica, hanno poca memoria, sono facilmente irritabili e quasi sempre infelici.

In Oriente si è sempre posta molta attenzione alla definizione di energia, allo studio della sua circolazione e del suo utilizzo ai fini del mantenimento di un buono stato di salute.

Corpo, mente e anima, questi tre sono come un tripode; il mondo si regge sul loro insieme; in loro prende dimora ogni cosa. Questo insieme esiste per il Purusha, l'essere conscio. Questo è il soggetto dell'Ayurveda, è per questo che gli insegnamenti dell'Ayurveda sono stati rivelati. Charaka Samhita, Sutrasthana I.46-47

La buona salute fisica è solo il primo gradino per andare oltre, ed è proprio dal corpo che dobbiamo partire perché può divenire un valido alleato, ovvero un ostacolo nel cammino verso il benessere totale . 
La cura del corpo non può prescindere da un sano stile di vita che comprenda anche gli aspetti non propriamente fisici, che comunque animano ed influenzano il corpo fisico.

Secondo l’Ayurveda la vita è un continuo interagire di tre aspetti fondamentali: atman (la vera natura del sé, l’entità che naturalmente tende ad espandersi) manas (mente) sharira (corpo) e solo loro armonico equilibrio può portare al vero stato di salute totale. 

Il malessere fisico, emotivo, mentale, deriva da una mancanza di connessione tra questi tre aspetti , ognuno dei quali ha funzioni specifiche ed per questo che l'Ayurveda pone una attenzione particolarea questo sistema di realazioni energetiche.

Percorso creativo della guarigione 

Si chiama percorso creativo di guarigione il continuo e progressivo afflusso di informazioni che affiora sotto forma di sentimenti sopiti, situazioni irrisolte, ricordi ed intuizioni creative che affluisce dal corpo ai livelli superiori della coscienza fino al piano della consapevolezza: è allora che si integra e si dissolve il disagio.

Sovente le cause degli squilibri energetici (virus) sono disperse in micro emozioni traumatiche dell'infanzia che hanno sedimentato su vecchi valori etici dispersi nel tempo ed inutili nella quotidianità adulta, ma ormai cristallizzati e bloccati.

Il progressivo svincolarsi dalla morsa di questi veleni si accompagnerà ad una ritrovata salute e accrescerà la nostra consapevolezza modificando quei comportamenti sbagliati che ci condizionano anche nelle nostre relazioni.

Senza il risanamento della mente, la comprensione del sé e la integrazione energetico-spirituale rimangono una illusione poiché le rappresentazioni mentali distorte, oltre a generare pesanti squilibri energetici, disagi e disfunzioni sul piano psicofisico, impediscono di accedere alla chiara visione della Realtà.

Per questo motivo la comprensione e la cura della mente è parte integrante e indispensabile di un progetto globale di rieducazione che abbia per obiettivo la realizzazione spirituale che indica l’Ayurveda.

Lo scopo principale dell'Ayurveda è quello di conservare la buona salute nell'uomo sano in modo da dare sostegno ai quattro principali obbiettivi dell'esistenza che sono:

  • Dharma: ciò che per mezzo dell'agire corretto porta al benessere dell'individuo e della società;
  • Artha: la ricchezza, la disponibilità dei mezzi di sostentamento;
  • Kama: l'appagamento dei desideri terreni, la passione;
  • Moksha: la salvezza raggiunta per mezzo della liberazione e della consapevolezza dell'esistenza di Dio 

La mente va nutrita, come il corpo.

Per modificare gli automatismi mentali dobbiamo intervenire sui contenuti psichici; per intervenire sui contenuti psichici è indispensabile modificare le abitudini, cominciando dal cibo che forniamo alla mente.

C'è quindi un cibo per il corpo ed un cibo per la mente; in entrambi i casi è necessario un processo digestivo che può essere più o meno facile: vi sono infatti alimenti indigesti che producono tossine e originano malattie e alimenti sani e nutrienti che danno vigore e lucidità al complesso fisico e a quello mentale.

Finché non cambia il cibo con cui nutriamo la mente, essa non può cambiare i propri modelli di comportamento. La coscienza condizionata è come un campo: il campo mentale (citta); quel che seminiamo in questo campo è destinato a crescere e inevitabilmente a dare frutti, nel bene e nel male.

La mente si nutre di tre tipi di cibo:

  • il primo è quello che nutre anche il corpo fisico,
  • il secondo è costituito da impressioni, emozioni e concetti, nutrimento importante e delicato, da cui dipende la salute della sostanza psichica;
  • il terzo e più importante sono i guna, gli elementi strutturanti dell'universo, i fondamenti sottili della materia i quali, pur essendo indistruttibili ed ineliminabili, possono essere trasformati nei loro reciproci rapporti di forza.

La trasformazione dei guna.

I guna sono i fattori causali di tutta la creazione. 

La scienza dei Tre Guna, così come quella dei Cinque Elementi, è uno dei pilastri dell’Ayurveda e delle scienze vediche.

Sattva
Rappresenta la stabilità, armonia o virtù
Le sue qualità sono la leggerezza e la luminosità.
Ha un movimento diretto dal basso verso l’alto.
Porta al risveglio e all’evoluzione dell’anima.
Sattva dona gioia, felicità.
E’ il principio dell’intelligenza
 

Da Sattva proviene la chiarezza (in termini di coscienza) e la pace che ci permettono di percepire la verità.

Rajas
Rappresenta la distrazione, la turbolenza, il dinamismo o l’attività. E’ mobile, motivato e finalizzato. Ha un movimento verso l’esterno e genera azioni egoistiche che possono portare alla disintegrazione. Rajas genera illusione, dolore e sofferenza. E’ il principio dell’energia.
 

Da rajas proviene il potere dell’immaginazione che genera il mondo esterno a noi e che poi ci limita entro i suoi confini.

Tamas
Rappresenta la torpidità, l’oscurità e l’inerzia. E’ pesante e ostruisce. Il suo movimento è verso il basso. Causa decadimento, degenerazione e morte. Genera delusione. E’ il principio della materialità. Da Tamas proviene l’ignoranza che vela la nostra vera natura spirituale.

A livello mentale:

Sattva
La mente stessa è definita Sattva (chiarezza), perché è per sua natura in grado di percepire. Di base, la mente è quindi chiara e pura, ma le emozioni e i pensieri negativi la rendono torbida. Sattva è la natura divina. Quando pura, o resa tale, procura illuminazione e realizzazione della persona. Una mente Sattvica è spiritualmente predisposta.

Rajas
E’ la distrazione o la turbolenza cui è soggetta la mente che cerca nel mondo esterno piacere e realizzazione. La mente si agita, desidera. Se non viene soddisfatta, allora diventa irritata e collerica. Rajasici sono i pensieri e le immagini che disturbano l’equilibrio della mente, come, ad esempio, l’ostinazione, la manipolazione e l’egoismo. E’ una mente che cerca potere, eccitazione e intrattenimento. La mente dell’uomo moderno è tremendamente Rajasica: distratta da mille attività, iperstimolata e iperattiva.

Tamas
La mente è torpida e incapace di percepire. E’ oscurata dall’ignoranza e dalla paura. Tamas genera indolenza, sonnolenza e mancanza di attenzione. C’è una mancanza di attività mentale, insensibilità e incapacità di dominare la mente che rimane preda di forze esterne o inconsce. Tamas genera una natura servile, animalesca.

Rajas e Tamas sono fattori che causano le malattie.

L’effetto di Sattva è invece portatore di armonia. Rajas crea spreco di energia e Tamas porta al decadimento. Di solito, i due lavorano insieme. Una vita frenetica, l’ambizione smodata, la prevaricazione, la corsa per il successo a tutti i costi, il surmenage lavorativo, l’egocentrismo, il consumo di alimenti e sostanze stimolanti per sostenere questo modo di vivere sono tutte qualità Rajasiche. Alla fine portano all’esaurimento delle energie, alla chiusura in se stessi, all’attaccamento eccessivo, all’eccessivo senso del possesso che sono qualità Tamasiche.

In noi ci sono tutte e tre queste qualità, in gradi diversi. Come per la costituzione fisica, ci sono sette possibilità (Sattva puro, Rajas puro, Tamas puro, Sattva-Rajas, Sattva-Tamas, Rajas-Tamas, Sattva-Rajas-Tamas).

L’analisi del nostro stato, attraverso una valutazione personale (questionario), un consulto ayurvedico, lo studio o la lettura di libri sull’argomento, possono mostrarci le disarmonie e gli eccessi della nostra natura mentale di base (Manas Prakruti) e dello stato attuale (Manas Vikruti).

Secondo l’Ayurveda, uno stile di vita armonico (verso se stessi e gli altri), e le attivitò yogiche come la preghiera, la meditazione, la recitazione dei mantra portano ad una mente Sattvica e riducono gli effetti negativi, sulla mente e sul corpo, degli altri due guna.


Il percorso creativo della guarigione

La mente, attraverso il cibo fisico, le impressioni e la progressiva trasformazione dei guna, può gradualmente migliorare la propria caratteristica dominante passando da tamas a rajas e da rajas a sattva.

Secondo la tradizione Vedica, la più sicura ed efficace via per la trasformazione delle abitudi energeticamente dannose è costituita dalla compagnia di persone le quali, in forza del loro personale esempio, ispirano modelli di vita puramente sattvica.

L'Ayurveda spiega in maniera accurata e scientifica come ogni scorretta abitudine di vita comprometta la salute del corpo e della mente. La sovralimentazione, ad esempio, è una delle cause principali dell'invecchiamento precoce e di tante altre malattie: tutto quel che mangiamo in più rispetto al nostro fabbisogno, si trasforma in ama, veleno. Altrettanto deleteria è la tendenza opposta, quella che porta ad assumere una quantità di cibo al di sotto delle nostre necessità.

Ad uno sguardo superficiale le conseguenze di questo e di numerosi altri comportamenti passano pressoché inosservate, ma queste azioni, ripetute nel tempo, si trasformano in abitudini, che finiscono per determinare la struttura psicofisica di un individuo, il suo carattere e quindi la qualità della sua vita, presente e futura.

L'insoddisfazione, l'avidità, l'invidia, la collera, la paura ed altri sentimenti negativi sono tutti prodotti dell'ego, riflessi di ahamkara, la percezione distorta di sé.

Quando la nostra coscienza  è integralmente proiettata all'esterno, percezioni ed emozioni si modificano di continuo, a seconda degli eventi e delle circostanze; ciò provoca un alternarsi estenuante di eccitazione e depressione, esse stesse sintomi di disagio, e a loro volta causa di molti altri mali.

Quando invece la coscienza è rivolta interiormente e il fulcro è il sé spirituale, qualsiasi cosa accada all'esterno non turba più: la concentrazione sulla realtà, quella immutabile, trascendente, consente di sperimentare un profondo benessere, fino alla beatitudine che scaturisce dalla piena consapevolezza della nostra natura profonda e di quella del fenomenico.

I Veda spiegano che esistono tre livelli di mente: manas, la mente esteriore, sensoriale, lo strumento del pensare superficiale, con funzione totalmente estrovertita; buddhi, la mente intermedia o intelligenza e cittah, la mente profonda e inconscia, talvolta definita coscienza condizionata.

 
Quest'ultima è sicuramente molto più vicina al sé spirituale di quanto non lo siano le prime due ma non per questo rappresenta il più alto livello di consapevolezza: quando si parla di mente profonda siamo infatti ancora nell'ambito di ahamkara, la coscienza riflessa o, appunto, condizionata; la pura coscienza è situata oltre, al di là di spazio e tempo e quindi al di là di ogni pur sottile identificazione con il fenomenico.

La mente sensoriale è estremamente mutevole e fallibile, in quanto sempre soggetta all'interazione dei sensi con i loro oggetti. I sensi riversano all'interno della mente superficiale fiumi di informazioni e di sensazioni, generando un susseguirsi incessante di impressioni e di desideri legati al mondo del divenire e perciò estranei alla vera natura e felicità dell'essere.

L'individuo che non percepisce la realtà situata oltre manas, rimane irretito, travolto da questo flusso di impressioni (vritti) e di desideri e tenta di appagarli sottoponendosi a fatiche, privazioni, sofferenze; ma la sua disperata ricerca di felicità è destinata a rimanere frustrata.

Vritti, le propensioni
 
Ogni Cakra viene rappresentato da un fiore di loto che ha tanti petali quante sono le Vritti (Propensioni o attitudini) corrispondenti. La biopsicologia è una scienza antica, che trova, ora, nell'era scientifica e tecnologica, le prove analitiche delle intuizioni dei tantrici di qualche migliaio di anni fa. Essa studia l'influenza delle ghiandole e dei loro ormoni sulle Vritti e sulle espressioni fisiologiche, psicologiche e psicospirituali degli esseri umani.

Il primo Cakra è situato due dita sopra l'ano e controlla il fattore solido e quattro Vritti :

1. KAMA desiderio di piacere fisico (cibo, sesso, sonno, o qualsiasi altro piacere materiale, come il denaro).
2. ARTHA desiderio di piacere mentale (conoscenza, studio, curiosità intellettuale, ecc.).
3. DHARMA desiderio dell'infinito o desiderio psicospirituale (esperienze mistiche, l'autoconoscenza, la conoscenza del Supremo).
4. MOKSA desiderio di liberarsi dei legami della mente e della materia (unione con l'Assoluto, Nirvana, la Vita Eterna, Yoga, ecc.).

Il secondo Cakra è situato all'altezza degli organi genitali e controlla il fattore liquido e sei Vritti :

5. Avajina: lo sminuire gli altri
6. Murcha: la mancanza di buon senso; l'essere mentalmente assenti
7. Prashraya: l'essere indulgenti
8. Avishvasa: la mancanza di fiducia
9. Sarvanasha: la paura di essere annientati
10. Kruratà: la crudeltà

Il terzo Chakra o plesso igneo (del fuoco) è posizionato all'altezza dell'ombelico e controlla dieci Vritti:

11. Lajja: la timidezza
12. Pishunatà: la tendenza ad essere sadici
13. Iirsha: l'invidia
14. Susupti: la staticità, l'inerzia
15. Visada: la melanconia
16. Kasaya: l'irascibilità, la permalosità
17. Trishna: il desiderio di accumulare ricchezze
18. Moha: l'essere soggetti a folli passioni
19. Ghrina: il provare odio, avversione
20. Bhaya: la paura

Il quarto Cakra o plesso aereo (detto anche plesso solare nel Tantra), situato al centro dello sterno, controlla dodici Vrttj :

21. Asha: la speranza
22. Cinta: la preoccupazione
23. Cesta: lo sforzo per risvegliare le proprie potenzialità latenti
24. Mamatà: l'amore e l'attaccamento
25. Dambha: la vanità
26. Viveva: la capacità di discriminazione
27. Vikalatà: il torpore mentale dovuto a paura
28. Aham’kara: l'egoismo
29. Lolatah: l'avarizia
30. Kapathata: l'ipocrisia
31. Vitarka: la litigiosità che può arrivare all'esagerazione
32. Anutapa: il pentimento

Il quinto Cakra o plesso etereo (detto anche plesso siderale o stellare), che si trova al centro della gola, controlla il fattore etereo Isuono) e sedici Vritti lo cui descrizione è più complessa, Alcune di esse corrispondono a dei suoni prodotti da certi animali; altre sono Vritti più sottili di quelle dei Chakra inferiori:

33. Sadaja: suono del pavone;
34. Risabha: suono del bue
35. Gandhara: suono della capra;
36. Madhyama: suono del cervo;
37. Paincama: suono del cuculo;
38. Dhaevata: suono dell'asino;
39. Nisada: suono dell'elefante;
40. Oum: radice acustica della creazione;
41. Hummm: suono della kulakundalini (l'energia divina a forma di serpente arrotolato su se stesso nel primo Cakra, che quando viene risvegliata con le pratiche tantriche produce il suono hummm);
42. Phat: mettere in pratica lo teoria;
43. Vaosat l'espressione della conoscenza mondana, terrena;
44. Vasat: benessere nelle sfere sottili;
45. Svaha: compiere azioni nobili;
46. Namah: abbandono al Supremo;
47. Visa: espressione di repulsione;
48. Amrta: espressione dolce.

Il sesto Cakra o plesso lunare, al centro delle due sopracciglia, controlla due Vritti:

49. Apara: conoscenza mondana;
50. Para: conoscenza spirituale.

Il settimo Cakra, situato alla sommità del capo, controlla tutte le cinquanta Vritti e le loro espressioni sia interne che esterne (50x2) lungo le dieci direzioni principali. È per questa ragione che in alcuni disegni si rappresenta il Cakra alla sommità del capo sotto forma di un fiore di loto dai mille petali.

Come già affermato, così come per il corpo, esiste un cibo anche per la mente ed entrambi vanno scelti con cura. Per il corpo sono da evitare gli alimenti conservati poiché hanno esaurito o fortemente ridotto il loro contenuto pranico, vitale, e ancor più quelli che trasformati in cibo con atti di violenza; si dovrebbe egualmente evitare di mangiare con ingordigia, con avidità, in quantità eccessive o in orari poco adatti poiché gli effetti del cibo su corpo e psiche dipendono in buona parte dal modo e dallo stato mentale con cui esso viene assunto.

E' parimenti importante nutrire la mente di pensieri, desideri ed emozioni in armonia con l'ordine cosmico e divino (ritam, dharma), tenendo accuratamente a distanza quei contenuti psichici che inquinano sia la mente superficiale che quella profonda. Questi oggetti psichici contaminati e contaminanti lasciano nell'inconscio delle tracce, delle impressioni profonde, 'solchi' (samskara) e tendenze (vasana), che in seguito determineranno i cosiddetti automatismi mentali.

Attraverso la ricerca costante di purezza, di situazioni, compagnie, visioni e suoni sattvici, l'individuo si libera gradualmente dei fardelli karmici più pesanti, riacquistando visione spirituale e fede nella Realtà superiore, favorendo con ciò il benessere e la crescita propri ed altrui.

Va sottolineato infatti che ogni disagio, per quanto apparentemente legato a situazioni esteriori e non dipendenti dal soggetto che ne soffre, secondo i Veda trova invece le sue profonde radici in un utilizzo scorretto dell'intelligenza, in una volontaria o involontaria infrazione all'ordine cosmico che tutto sostiene e che costituisce il fondamento di ogni equilibrio. 

Quando la persona anziché muoversi in armonia con il Dharma, lo infrange, il suo apparato psichico è il primo a risultarne danneggiato, più o meno gravemente a seconda dell'errore commesso.

In ultima analisi quindi i disagi e le malattie sono causate dalla distorta percezione di sé che costringe corpo e mente a comportamenti dannosi ed artificiali. Quando si riprende consapevolezza della nostra natura spirituale e non ci si identifica più con il corpo e con la mente, quando il soggetto si riappropria dei suoi preziosi strumenti senza venirne più condizionato e dominato, è allora che si impara ad utilizzarli nel modo corretto.

Così facendo è anche possibile riguadagnare la salute psicofisica.

L’educazione alla discriminazione (viveka) tra ciò che è reale e ciò che non lo è, aiutando l'individuo a ristabilirsi nella mente profonda perché acceda alla visione spirituale e alla consapevolezza della sua vera natura, è indispensabile per potersi guardare dentro, diventare consapevoli dei propri comportamenti e delle loro conseguenze ed uscire dai propri condizionamenti mentali.

Le lamentele sono sintomo di scarsa saggezza e di scarsa visione: privano di energia, spossano, deprimono ed impediscono di reagire, di studiare il problema in tutte le sue componenti, di analizzarlo alla luce del ragionamento (vitarka) e della conoscenza (jnana), in modo da poterlo affrontare e risolvere.

Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela. (Lao Tzu)

In caso di bisogno, quando, dopo aver tentato, da soli non riusciamo a trovare una soluzione ai nostri problemi cruciali, i Veda ( e non solo) consigliano di rivolgersi al guru o ad altre persone sagge, per consigli.

Ma beninteso, la responsabilità delle decisioni non è delegabile in alcun modo.