sabato 26 febbraio 2022

La discesa della Shekinah


La discesa della Shekinah 



La discesa della Shekinah

Shekinah è un  appellativo applicato dai Kabbalisti a Malkuth, la decima Sephira; ma, per gli Ebrei, è una nuvola di gloria che rimane sul seggio della Misericordia, nel Santo dei Santi. 

Tuttavia, come insegnavano tutti i Rabbini dell'Asia Minore, la sua natura è di un genere più elevato, essendo Shekinah il velo di Ain-Soph, l'Eterno e l'Assoluto; quindi, una specie di Mulaprakriti Cabalistica. Shekinah è li Spirito sintetizzante di Chockmah e Binah, lo equivalente della Grazia dei cristiani. 

Come Shakti, exotericamente, è la controparte femminile di ogni Dio indù, così Shekinah è lo Spirito Santo dei cristiani (controparte del Figlio), la Sophia Achamoth degli Gnostici. Per i Caldei era asessuata, una pura astrazione, uno stato simile al Nirvana, una assoluta presenza. 

Śakti

Come termine, śakti (devanāgarī शक्ति, IAST śakti, «energia», «potenza») indica, nell'Induismo, il potere di una Dea di dare luogo al mondo fenomenico e al piano cosciente della creazione, la Sua capacità creativa immanente; come nome proprio, Śakti indica l'Energia divina femminile personificata. Un'energia tutt'altro che accomodante e sottomissiva, piuttosto difensiva e aggressiva.


La Dea Lakṣmī, uno degli aspetti di Śakti, compagna di Visnù

Quale energia personificata, Śakti già compare nei Veda come compagna di Indra, il Re del cielo. È la dea minore Śacī, che come termine vuol appunto dire "potenza", nota anche come Indrāṇī ("consorte di Indra"). Ma il ruolo di questa dea è minimo, menzionata in tre inni, il 10.86, il 10.159 e il 3.53.6.

Nella Śvetāśvatara Upaniṣad (quindi successivamente, nel periodo post-vedico) Śakti è presentata come potere supremo: senza Śakti gli Dèi sono inattivi, è Śakti che continuamente trasforma tutti gli elementi dell'universo, rappresentando quindi l'energia del cosmo.

«Quell'unico, incolore, il quale molteplicemente, usando della sua potenza [śakti], innumerevoli colori crea a un fine destinato, colui dal quale all'inizio tutto nasce e nel quale alla fine tutto si risolve, costui possa provvederci di felice intendimento.»

Si assiste quindi, per quanto riguarda quest'aspetto, a un rovesciamento dei valori tipici delle culture vedica e brahmanica, culture dove il ruolo della Dea, e della donna in generale, è un ruolo subalterno, non essenziale.
 

 Quale sia stato il percorso che ha portato la Dea da semplice compagna del Dio a diventare Energia Cosmica, o Realtà Suprema in alcune sette anche di larga diffusione, non è possibile ricostruire. 

È però ipotizzabile che culti locali, specie nelle caste basse, già esistessero prima o durante l'epoca vedica, che questi culti siano poi cresciuti fino a essere inglobati, parzialmente, nell'ortoprassi hindu.

La śakti e le dee

Nel corso dei secoli la personificazione della śakti ha trovato concretizzazione nel culto di numerose divinità femminili, le Devi (culti e dee che in alcuni aspetti sembrano anche antecedenti al periodo vedico). Tali movimenti devozionali sono, in parte, successivamente confluiti nello Śaktismo, dove la Dea è venerata quale Essere Supremo.

Il culto della Dea non è però esclusivo dei soli movimenti śākta: quasi tutti gli hindu sono devoti a una Dea, soprattutto nei villaggi.[ Lo Śaktismo, sia nelle forme tantriche che non, è attualmente un movimento religioso di vasta diffusione, anche al di fuori del continente asiatico.

La śakti e la donna

Nei culti tantrici si ritiene che ogni donna sia pervasa dalla śakti, possegga cioè quell'energia divina che rende possibile le trasformazioni nel cosmo, risultando così più potente dell'uomo. 

 Conseguenza di ciò è che la donna è considerata un "messaggero" del divino, una "via" di accesso all'unione con Dio, o alla beatitudine (ānanda), o comunque a uno stato di coscienza superiore (samādhi): rispetto alla cultura brahmanica, la donna gode qui di uno status superiore. 

Alcuni riti tantrici prevedono l'unione sessuale (maithuna) fra l'uomo e la donna (simbolica o reale a seconda dei culti), che è quindi intesa come pratica spirituale, replica dell'unione cosmica fra il Dio e la Dea, fra Śiva e Śakti, nelle tradizioni śaiva; o fra Kṛṣṇa e Rādhā in alcune tradizioni vaiṣṇava.




Sotto l'aspetto di Mulaprakriti (2), Shekinah è quel velo al di là del quale ed attraverso il quale vibra il suono del Verbo, da cui evolvono le innumerevoli gerarchie di Ego intelligenti, di Esseri coscienti e semicoscienti, appercettivi e percettivi, la cui Essenza è la Forza spirituale, la cui sostanza sono gli elementi, i cui Corpi sono gli Atomi. 

MULAPRAKRITI (San.) - La radice Parabrahmica, il deifico principio astratto femminile - la sostanza indifferenziata. Letteralmente, "la radice della natura" (Mula-Prakriti), Noumeno della Materia primordiale, esistente prima della manifestazione, il velo che copre Parabrahman, eterna sorgente delle proprietà sottili ed invisibili della materia visibile. 

Essa è l'anima dello Spirito Unico Infinito, la base del Veicolo di ogni fenomeno fisico, psichico o mentale. È la sorgente da cui irradia Akasha ed è materia per Parabrahman come un qualsiasi oggetto è materia per l'essere umano.

 L'aspetto primario di Mulaprakriti è il Caos indifferenziato, la cui prima differenziazione è individuata in tre principi e simbolizzata dal Triangolo di Pitagora (Tetractis).


Con riferimento al Cerchio, che simbolizza la manifestazione, Parabrahman è ciò che sta all'esterno, mentre Mulaprakriti è ciò che sta all'interno. 

Essa è la Presenza, ancora inconoscibile ma comprensibile, al di là della quale ed attraverso la quale, vibra il suono del Verbo ed al cui interno evolvono le innumerevoli Gerarchie ed Ego intelligenti, di Esseri coscienti e semicoscienti, appercettivi e percettivi, la cui Essenza è la Forza Spirituale, la cui Sostanza sono gli Elementi, il cui corpo sono gli Atomi. 

La Forza segue Mulaprakriti, ma senza di essa Mulaprakriti è assolutamente inerte, una pura astrazione, di cui si può quasi dire inesistente. Se con Prakriti designiamo la Natura, Mulaprakriti è la sua radice, il suo Noumeno.




Questo velo dell'Ignoto, che si può identificare con Aditi e con Bythos, è la profondità insondabile da cui emerge Tipheret, nel cui seno giace il Serpente dell'Eternità. 

Essa, come velo di Ain Soph, , è il Logos, l'Albero della Conoscenza, il possessore della Divina Sapienza creatrice. È la Grazia divina, la sposa di Metatron, la via verso il Grande Albero della Vita,, che raggiunge la valle celeste ed è nascosto fra le montagne (la Triade superiore dell'Uomo). 

Questo albero si erge verso l'alto (la conoscenza dell'Adepto aspira al Cielo) e quindi ridiscende verso il basso (nell'Ego dell'Adepto sulla Terra); si rivela di giorno (nella mente illuminata) ed è nascosto di notte (la mente degli ignoranti). 

Shekinah è inseparabilmente legata all'anima umana, secondo lo Zohar, che è per essa come un nido dal quale prende il volo come Uccello Eterno. Essa è la Luce Eterna, la Madre degli Dei, Arani, la Signora della Razza, il Grande Abisso oltre il quale giace l'Inconoscibile. 



Per la Cabala, il mistero della Shekinah è uno dei più profondi. La Shekinah è il tramite che trasforma lo splendore interno di Ain Soph nello splendore esterno del Nome indicibile. Essa esprime la Luce di Gloria che separa l'Uomo da Dio e permette all'Uomo di riunirsi in Dio. 

Il suo splendore è l'onnipresenza di Dio, la Sua immanenza nel creato, la dimora di Dio nel mondo. Essa penetra ogni cosa e si manifesta come Vita. Le scintille della Shekinah sono sparse in tutto l'universo; essa, a seguito della rottura dei vasi, si è separata da Dio e si è mescolata con le forze amorfe; ritornerà alla sua origine nell'Età della Redenzione. 

Nell'uomo essa è uno stato di coscienza, la consapevolezza della presenza dello Spirito, un Fuoco che consuma; risiede in colui che è Saggio conferendogli perfezione spirituale, perfezione morale e perfezione fisica.








venerdì 18 febbraio 2022

La Memoria e il Campo Astrale



 

Astral Plane Scenery, Inhabitants and Phenomena



La Memoria e il Campo Astrale

Schola Philosophica Hermetica Fratellanza Terapeutica Magica di Miriam di Giuliano Kremmerz

L’immagine delle cose si conserva in noi in un campo inesplorato che appena oggi comincia ad attirare l’attenzione dei psichisti. Questo campo che è in noi e fuor di noi è la riserva da cui la nostra coscienza umana attinge la memoria di tutte le cose viste e conosciute con uno dei sensi fisici.

E rappresenta la parte più misteriosa del nostro essere, la camera oscura, per così dire, della fotografia dei nostri prodotti di origine sensoria, tanto di questa vita quanto delle precedenti.

Quelle che un gruppo di filosofi chiamò idee innate, che si manifestano spontaneamente nei fanciulli, che insorgono negli adulti nei momenti critici della vita, che in alcune nature prendono la forza dell’ossessione e in altre quelle della demenza, appartengono al tesoro di questa misteriosa macchina fotografica che edita, ad occasioni determinate, i ricordi.

La memoria, dal punto di vista ermetico, non deve essere considerata che come il meccanismo evocatorio delle idee o immaginate o foniche o olfattive o tattili o saporifiche che giacciono inerti nel campo misterioso suddetto.

L’esistenza dl quale campo in noi e intorno a noi è provata da noi in ogni istante della vita quando parliamo, evocando contemporaneamente parole e idee e suoni, quando provvediamo ai nostri bisogni più umili, quando ragionando associamo idee complesse…

Come chiamarlo? – l’hanno i più moderni chiamato incosciente, ma nel linguaggio ermetico e magico è il campo astrale o campo oscuro, fonte e riserva di tutta la nostra coscienza ma della qual fonte o riserva non abbiamo certezza che solamente pei ricordi che vi attingiamo con le continue evocazioni, per mezzo del meccanismo della memoria…

Il campo astrale, oscuro, misterioso che è in noi, cioè in ognuno degli esseri umani, è anche nella immensa sintesi dell’Universo. Nell’uomo è la riserva occulta della sua storia, nell’Universo è la matrice di tutte le vite vissute, di tutte le forme immaginate, di tutti i pensieri voluti. Il campo o zona o corrente astrale universale comprende in sé i campi parziali di tutti gli uomini.

Quindi dalla zona o campo astrale proprio si può penetrare in quello universale, da questo discendere in ognuno dei particolari. In questa legge si trovano le spiegazioni di tutti i fenomeni mentali di lucidità o chiaroveggenza e di profezia, telepatia, lettura di pensiero, premonizioni…

I caratteri di riserva atavica si manifestano nelle famiglie, si allargano nelle tribù e si generalizzano nelle razze. Ogni uomo porta impressi i caratteri particolari della sua storia individuale nel suo astrale misterioso il cui fondo riflette il colore spiccato della famiglia di un fondo o cielo più vasto che è quello della razza.

Ogni uomo nasce con le sue memorie che ne determinano caratteri, evoluzione e vita – in armonia o disarmonia coi caratteri genetici dei genitori da cui procede. Ogni uomo può risvegliare la sua individualità storica, quando la contribuzione della astralità dei genitori, della sua carne o forma presente non costituisce tale un sostrato nuovo che inabissa l’antico.

Ogni uomo che nasce subendo l’astralità dei genitori, nel periodo della sua educazione nuova, amalgama il fattore suo, principale o storico, ai fattori atavici e li cementa con una forma di adattabilità all’ambiente, direi con una vernice che è il frutto della sua esperienza pedagogica e acquista una fisionomia rinnovellata.

Ogni crisi umana morale o mentale, di natura fisica o psichica, tende a mettere in evidenza l’elemento storico fremente di libertà e di riscossa, l’amore, l’odio, l’ira, il delirio, la disperazione, il dolore, la gioia. (Miriam) (C, I,177-180)-

L’uomo, contrariamente a tutte le convenzionali affermazioni della filosofia comune, non ha integra la coscienza dei propri sentimenti e dei propri atti in tutte le ore della sua esistenza – qualcuno direbbe di più che l’uomo non ha mai la coscienza completa di se stesso.

Il perché non è il luogo questo di discutere o affermare, ma le scienze occulte che fanno capo alla cabala confermano come una legge controllabile dell’esperienza psichica che il fatto della non coscienza completa negli uomini non è stato mai messo in dubbio da chi si è occupato di questi studi.

Infatti quello che modernamente si chiama nell’uomo corpo astrale fu detto e indicato da simboli che si potrebbero tradurre uomo lunare o corpo lunare (lunare, come la forma mutevole della Luna, come ne è incerta la luce più o meno secondo le sue fasi), un essere o parte dell’essere umano che stabilisce il limite tra la coscienza presente e l’entità storica reincarnata; in questo limite l’uomo storico interiore manifesta la sua tendenza sotto la manifestazione istintiva e l’uomo moderno esteriore ripone le conquiste di conoscenza esperimentale nuova.

Questa zona intermedia corrisponderebbe in molti punti ad un deposito della memoria più recente e ad un laboratorio sintetico per trasformare le sensazioni esteriori e i giudizi dell’uomo contemporaneo a materiali di erudizione che vanno ad assimilarsi alla entità storica occulta. (L’individuo o personalità occulta sarebbe laboratorio di riserva mentale, ove tutto il passato e le nuove cognizioni sono sinteticamente custodite). 

Ho adoperato la parola memoria non a caso.

Lo stato di non coscienza è stato di oblio: il sonno nell’uomo ordinario è come l’anestesia delle sensazioni patologiche o semplicemente normali; i sogni, di cui già parecchi studiosi si occupano dal punto di vista della psicologia e della fisiologia, dovranno essere esaminati alla luce dell’influenza interiore della entità storica sull’elaborazione delle immagini reali più recentemente in possesso della nostra psiche. Quante parole curiose e strane per esprimere idee che non voglio nascondere ma rendere chiare!

Psiche, memoria, coscienza, istinto, uomo lunare, sono tante cose diverse secondo la diversa cultura analitica dell’uomo che mi legge – eppure l’idea semplice di un microcosmo (piccolo mondo) umano dà il concetto esatto della realtà delle coscienze nell’Essere.
  • Memoria in atto: uomo esteriore moderno.
  • Memoria in collaborazione: limite della memoria cosciente.
  • Memoria in riserva: uomo interiore antico e storico.
  • Rapporti analogici: Luce che investe un corpo o luce permanente;
  • Limite o zona tra luce e ombra;
  • Ombra insondabile che è principale fattore della visione nella luce illuminante.
  • Idee semplici: La coscienza della sensazione e dell’atto della nostra volontà presente;
  • Stato di coscienza latente a cui la nostra facoltà di risveglio può attingere le idee immesse; 
  • La coscienza inesplorabile che, pur conservandosi tale, dirige gl’istinti e le tendenze nella nostra vita moderna ed esplicativa.( C,II,144 -145) – 
L’abisso dell’uomo è il fondo astrale la cui etimologia è oscurità. Quindi l’abisso profondo ed oscuro.

La zona astrale dell’universo è egualmente zona senza luce, cioè nera. (SM,II,305 n.1)- L’incosciente, il subcosciente e il subliminare appartengono a quel campo astrale che è in noi (astrale= nero, senza luce) da cui stillano di tanto in tanto i disordini e tutte le meraviglie più inconcepibili, la favilla del genio e l’esagerazione della follia.

Individuate come nucleo, come entità, come persona questo campo e vi vedrete un’unità storica dello spirito nostro attraverso tutte le esistenze trascorse. (SM,II,388) –

Bisogna persuadersi che il professore titolare di psichiatria alla Università di Vienna (Freud) non ha fatto opera inutile e poco coraggiosa iniziando un procedimento analitico dei sogni come espressione dell’incosciente – astrale umano e riserva della memoria nascosta dalla personalità viva.

La memoria, secondo i filosofi, pare che sia una proprietà dell’organismo vivente e ragionante. Se l’organismo morendo si disgrega, se ne va in elementi e ceneri, la memoria cessa con la vita organica.

Questo, se fosse vero, dovrebbe far concepire l’essenza immortale dell’uomo (anima, spirito, iod) come sprovvista di ricordo di qualunque esistenza. Se ne dorrebbero soprattutto gli spiritisti, gli occultisti, i cristiani.

Quando l’anima di un defunto si presenta al cospetto di S.Pietro, alle porte del paradiso, la sua personalità è diventata quella di un idiota; non ricorderebbe quindi neanche se ha rubato, assassinato o fatto opere buone; ed a meno che al defunto non siano restate appiccicate le colpe come tanti cerotti, non ne capirebbe gran che neanche il santo più virtuoso…

Uomo di scienza ed osservatore, il Freud – tendente involontariamente a proclamare un’individualità occulta – non rimonta che allo stato fetale come origine prima delle sensazioni dell’essere.

Non riconoscendo una personalità storica nell’organismo in fabbricazione nella matrice, non ammettendo nell’elaborazione di un corpo un nucleo centrale come embrione di uno spirito già vissuto, carico di ricordi, di esperienze buone o pessime, egli – nella posizione del dormire nel letto con le gambe e le ginocchia piegate, come se volesse toccare il mento – vede il ricordo cosciente di una volta e poi passato all’incosciente, la memoria di una posizione protettiva e magneticamente isolante, come se si volesse costituire un contatto di estremità per rigenerazione; poiché il mistero del sonno non è nello stato di essere addormentato, ma nella rinascita delle forze esaurite, quando ci si risveglia; enigma a cui nessuno ha risposto esattamente.

Non riuscendo, dice l’autore, a determinare lo stato di riposo, il dormiente sogna, e questi sogni hanno o un senso troppo chiaro, o sono incoerenti o non ne hanno nessuno. Allora bisogna interrogare il sognatore e domandargli ciò che il sonno significhi…Io vi assicuro che è possibilissimo e anche verosimile che il sognatore sappia, malgrado tutto, ciò che il sogno vuol dire, ma non sapendo di sapere, crede di ignorarlo.

Allora bisogna interrogare: l’interrogatorio investigativo, analitico, che rimonta alle origini delle idee immagazzinate, non confessabili, che l’uomo non arriva neanche a confessare a sé.

Ma i sogni molte volte sono interrotti, presentano delle larghe interruzioni, lacune inesplicabili, e il Freud dice assolutamente: bisogna incriminare di queste interruzioni l’intervento della “censura” dei sogni. La censura è un elemento importante, perché esistente e reale. Freud non ne determina la psicologia, ma il solo valore psicologico attivo.

Della censura, voglio dire, il Freud non ne conosce che l’atto… Quest’ostacolo censorio preesistente o recente è un enorme ponte che divide l’uomo ordinario dai tentativi delle esperienze di magia, perché l’ostacolo non è solamente spirituale nel senso ordinario della parola, ma ha potestà su tutta la vita fisica e mentale, influenza la riuscita nella vita pratica come un potere inibitorio ragionante, altre volte istintivo, più sovente per sentimentalità, ha cento facce diverse, ed è di origine imitativa…

Io non considero questa teoria del Freud che in rapporto alla psicologia degli studiosi di Magia e dei praticanti di ordini o fratellanze isiache e devo – pur convenendo che la psicanalisi invade il campo della nostra fratellanza e trasporta elementi di questa in quello scientifico – separare le concezioni del dottore viennese dalla maniera concreta, da altri elementi di pratica nostra. (SM,II,396-399) –

I pensieri, idee, azioni, fatti, impressioni, sensazioni che altre volte sono stati nostri, sparendo dalla memoria non sono distrutti, non sono veramente spariti, si sono semplicemente immersi in un baratro ignoto che, pieno delle acque del fiume dell’oblio, li accoglie nel suo fondo, li riserva e li conserva.

Di tanto in tanto quando una occasione si dà, non sappiamo per quale meccanismo, attiriamo una delle cose sommerse (pensiero, idea, sensazione, atto) che da questo fondo ignoto ritorna a galla e, senza fare ancora parte della nostra coscienza e della nostra responsabilità, come idea viva agisce, come azione, si compie.

La riserva di queste idee sparite, di queste azioni obliate, è una seconda coscienza nostra, coscienza ignorata, che costituisce l’incoscienza o l’incosciente umano. L’antica Magia lo indicava col nome di astrale umano, la zona senza luce, non illuminata, da cui lampeggia l’inaspettato della nostra storia interiore e spesso la parola del Genio…

Dunque esistono degli atti che il corpo fisico compie senza il controllo della nostra intelligenza sveglia. Questi atti non sono automatici né facilmente definibili perché noi non sappiamo a qual meccanismo evocatorio obbedisca l’incoscienza.

Freud, il fondatore della psicanalisi, attribuisce alle idee immagazzinate nell’incosciente durante la vita uterina dell’uomo e alle sensazioni della uscita dal corpo materno e ricacciate nell’incosciente, la causa prima di molti disordini nervosi e malattie della psiche, dalla semplice impressionabilità sensista o immaginativa, alla nevrosi, alla paranoia e alla follia. …

Evocazioni di idee seppellite nell’incosciente e interpretazioni dei sogni come manifestazione dello stesso incosciente…

La Scuola Ermetica Italica, ispirandosi a una sorgente più antica del periodo in cui la Magna Grecia e le terre meridionali erano laboratori di una filosofia che non si scriveva o formulava in dommi pomposi, ricerca nell’astrale umano o incosciente, idee, impressioni, ricordi di una vita preconcezionale e non prenatale o vita uterina come fanno il Freud e i suoi discepoli. (D,71-72)-

Dice Mamo Rosar Amru, maestro di Izar caldeo: “Il punto nero, insondabile, che riunisce l’essere umano alla coscienza o anima del mondo, tu non lo troverai mai perché è un dedalo misterioso, senza luce, in cui per ogni voluta più nera, si aggroviglia un serpe che ha mille teste e cento occhi per ogni testa, ma ogni occhio è nero e non sfavilla, perché la luce non sia fatta”.

E Izar domanda: “Chi volle così?”. E Mamo: “ Nargal (la legge unica) poiché tu sappia che quando in quell’abisso tu potessi guardare, tutto conosceresti, ciò che fosti e fu, ciò che sei ed è, ciò che sarai e sarà, e distruggeresti la tua individualità umana che è un fuoco che si alimenta di oscurità e di ignoranza, cioè di non sapere. 

Il dio che vuole saggiare le gioie della vita deve essere plasmato uomo nell’utero d’una femmina dove per la oscurità completa perde la conoscenza di ciò che fu e nasce alla vita con un raro senso indefinito di ciò che conobbe e si trastulla a farne la conquista…

Poiché tu sappia che il sapere porta con sé il dispregio dell’essere e lo mummifica perché vede il passato come l’avvenire nella stessa faccia e le piccole vicende del giorno d’Astarte pari alle grandi di una notte di Beel – e se vuol vivere, deve non sapere la vita che è il fuoco da cui è nato”.

E Izar: “Onde è precluso al sacerdote di visitare il laberinto e toccarne il serpente?”. E Mamo: “No, perché da Nebo (Ermete) può ottenere il secreto di rendere luminoso un occhio per volta dell’oscuro rettile e vedere in un lampo fugace quella parte di verità che non satolla la sua fame e che la rende più avida di conoscenza”.

(Miriam) (C,I,178-179)

venerdì 11 febbraio 2022

Chikhai Bardo: il momento della Morte

 

Cikhai Bardo 

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CHIKHAI BARDO
IL BARDO DEL MOMENTO DELLA MORTE


Il Chikhai Bardo descrive le esperienze associate al momento della morte. Il loro aspetto più caratteristico è una sensazione di perdere il contatto col mondo famigliare delle polarità e di entrare in un regno irreale di confusione.

In quel momento il mondo logico e ordinato che conosciamo nella vita di tutti i giorni comincia a dissolversi e si ha una sensazione di incertezza ; si sta vivendo una illuminazione o si sta diventando pazzi? .

Il Bardo Thödol tratta questa esperienza annunciando la morte imminente dei vari elementi corporali.

A questo bardo appartengono le esperienze della percezione modificata del peso corporeo, della densità, delle intense pressioni fisiche e della progressiva perdita di contatto col mondo fisico. In questo stadio, qualcuno può rifugiarsi nella mente e tentare di riaffermare a se stesso che essa funziona ancora.

Questo tentativo è descritto come “terra che si immerge nell’acqua”. Nello stadio seguente, le operazioni della mente cessano di essere fluide e la circolazione dei pensieri è turbata. L’unica forma di relazione con il mondo conosciuto è attraverso le emozioni ;pensando a qualcuno che si ama o che si odia.

Le sensazioni di un freddo viscoso sono sostituite da un calore rovente.

Il Bardo Thödol fa riferimento a questa esperienza come a “acqua che si immerge nel fuoco”. E allora le emozioni vissute si dissolvono e l’attenzione si volge lontano dagli oggetti di amore e di odio; tutto l’essere sembra essersi polverizzato in atomi.

Questa esperienza del “fuoco che si immerge nell’acqua” crea uno stato di apertura verso l’incontro seguente con la luminosità cosmica.

Nell’esatto momento della morte si può avere una schiacciante visione del Dharmakaya, o della “Limpida Luce Primordiale della Realtà Pura”. E’ come se tutta l’esistenza, all’improvviso, apparisse nella sua totalità assoluta, brillando come una luce eterna che sta per nascere.

In questa esperienza, tutte le dualità sono trascese – agonia e estasi, bene e male, bellezza e bruttezza, calore ardente e freddo ghiacciante, tutte coesistono in un tutto apparentemente indifferenziato fuori da ogni concezione conosciuta di tempo e spazio.

In ultima analisi, il Dharmakaya è identico alla coscienza stessa dell’osservatore, che non nasce nè muore ed è in essenza la Luce Immutabile.

Secondo il Bardo Thödol, se si riconosce questa verità e l’individuo si preparò , mediante pratiche sistematiche, per affrontare l’enormità di questa esperienza, questa situazione gli offre una opportunità unica di liberazione spirituale istantanea, poiché gli restituisce la sua individualitò.

Coloro che si lasciano intimorire e si discostano dal Dharmakaya avranno un’altra possibilità subito dopo la morte, quando la “Limpida Luce Secondaria” risplenderà sopra di loro. 

Se costoro dovessero perdere anche questa possibilità di dissoluzione completa delle loro individualità, allora la forza dei loro karma li attrarrà implacabilmente dentro una complicata sequenza di avventure spirituali, con un panteon intero di divinità pacifiche e irate, durante le quali le loro coscienze si troveranno progressivamente sempre più distanti dalla luce liberatrice, nella misura che si avvicinano ad un’altra rinascita.

Queste sono le esperienze descritte nel secondo e terzo bardo e gli stati di coscienza associati al processo della morte e della rinascita appartengono ad una famiglia più ampia di stati intermedi o bardi:

1. Lo stato bardo naturale dell’esistenza intrauterina 
2.Il bardo dello stato di sogno 
3.Il bardo dell’equilibrio estatico durante la meditazione profonda 
4.Il bardo del momento della morte (Chikhai Bardo) 
5.Il bardo delle illusioni karmiche che si susseguono alla morte (Chonyid Bardo) 
6.Il bardo del processo inverso, o dell’esistenza samsarica, quando ci si appresta a cercare la rinascita (Sidpa Bardo).




venerdì 4 febbraio 2022

The Alchemic Table of Elements

 

The alchemic table of elements 


Alchemist Periodic Chart 




Visit the Nowhere in Particular Cabinet of Curiosities (NIPCOC) to view this and other art installations. A Cabinet of Curiosities includes objects belonging to natural history (sometimes faked/fantasy), geology, ethnography, archaeology, religious or historical relics, works of art (including cabinet paintings), and antiquities.

The Alchemist Periodic Chart was the first piece created and installed in the main tasting room. I wanted something that fit the long, narrow space and combined elements of science and fantasy. After a bit of research and falling in love with an image of an Alchemist Chart, I knew my direction, just not how much crazy work this project would entail and my apologies to Chemists, I seriously bastardized the elements!




Since historically the Alchemist Chart and Periodic Table of Elements come from the same tradition, it was not difficult to playfully merge the two. I went through the various elements, noted those that occurred in both charts and selected others for their visual qualities.




Once I decided on which elements would be included, I needed a symbol for each one. Many of the Alchemists elements already had symbols, but most of the periodic did not, so I began my search. 

I pulled images from a variety of sources. Some of my favorites that may or may not be obvious: 2 Helium - The name is derived from the Greek, ‘helios’ meaning sun, as it was in the sun’s corona that helium was first detected, so I selected the Native American symbol for the Sun. 3 Lithium - Combines the electron diagram and the pill often prescribed for bipolar. This is also a nod to Nirvana. 10 Neon - “Neon”, the Greek analogue of the Latin novum (‘new’) . 

The symbol is from Zibu which is the language of angels and means new beginnings. 18 Argon - The name is derived from the Greek, ‘argos’, meaning idle. Symbol from Idle Hands Tattoo Parlor in SF. 24 Chromium - An image created for the Mistborn book series by Brandon Sanderson, in which they practice the Metallic Arts. 34 Selenium - Selenium Greek σελήνη selene meaning "Moon." Lilith represents the dark side of femininity, sexual taboo and social transgression. 

Her symbol consists of a crescent and a cross, representing both mind and matter. 35 Bromine - Name was derived from the Ancient Greek βρῶμος ("stench"), referring to its sharp and disagreeable smell, so I went with a stylized skunk tail. 36 Krypton - Yes, Krypton is a real element! 40 Zirconium - Name of the mineral zircon (the word is related to Persian zargun (“gold-like” or “as gold”) - Symbol used is an alternate for gold symbol. 41 Niobium - The element was named after Greek Goddess, Niobe. 

This symbol is from a Canadian Naval ship of the same name. 45 Rhodium - The name is derived from the Greek ‘rhodon’, meaning rose coloured. Symbol is a simple Compass Rose. A compass rose, sometimes called a windrose or Rose of the Winds, is a figure on a compass, map. 49 Indium - Named it for the indigo blue line in its spectrum. 

I used this Japanese Kanji because of this page, but not sure why they did! 52 Tellurium - The Latin word for "earth", tellus, so I chose the astronomical symbol for Earth. 53 Iodine - Named after the Greek ἰώδης "violet-coloured," so I had to tribute the master of purple, Prince. 54 Xenon - Greek word ξένον xénon, neuter singular form of ξένος xénos, meaning ‘foreign(er)’, ‘strange(r)’, or ‘guest’. 73 Tantalum - The name is derived from the legendary Greek figure King Tantalus. 

Symbol used from a non-polarized Tantalum Capacitor. 76 Osmium - From Greek ὀσμή, osme, 'smell' so I think I made stylized stink vapors. 77 Iridium - The name is derived from the Greek goddess of the rainbow, Iris. Symbol used is a The fleur-de-lis or fleur-de-lys is a stylized lily. (Two years later, I am not sure why I used a Lily for an Iris! Ha!) 81 Thallium - From Greek θαλλός, thallós, meaning green shoot or twig. 84 Astatine - The name comes from the Greek ‘astatos’, meaning unstable, so I chose the symbol for Radioactive Decay. 88 Radium - Symbol for RadiumCore Crypto Currency (now Validity).




After tracing/drawing the images in Procreate, I had to prepare the files to be printed. Just laying out the files took a few! The next step was getting the files printed on Wall Cling Vinyl at Spark Place. Now I had all of elements and needed to prepare the space.

I had an amazing intern from Sinclair to help with this phase of the piece, thanks Daryll! He taped off and painted the squares where the vinyl would be applied. I thought the white boxes would make the painted vinyl “pop.” but it looks crappy and distracting, so I painted the edges red and began installing the tiles.




Each element tile cut with deckle edge scissors and was hand-painted with a variety of acrylics and wiped off to emulate the look of parchment. The final work was sealed with a poly acrylic.