venerdì 11 febbraio 2022

Chikhai Bardo: il momento della Morte

 

Cikhai Bardo 

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CHIKHAI BARDO
IL BARDO DEL MOMENTO DELLA MORTE


Il Chikhai Bardo descrive le esperienze associate al momento della morte. Il loro aspetto più caratteristico è una sensazione di perdere il contatto col mondo famigliare delle polarità e di entrare in un regno irreale di confusione.

In quel momento il mondo logico e ordinato che conosciamo nella vita di tutti i giorni comincia a dissolversi e si ha una sensazione di incertezza ; si sta vivendo una illuminazione o si sta diventando pazzi? .

Il Bardo Thödol tratta questa esperienza annunciando la morte imminente dei vari elementi corporali.

A questo bardo appartengono le esperienze della percezione modificata del peso corporeo, della densità, delle intense pressioni fisiche e della progressiva perdita di contatto col mondo fisico. In questo stadio, qualcuno può rifugiarsi nella mente e tentare di riaffermare a se stesso che essa funziona ancora.

Questo tentativo è descritto come “terra che si immerge nell’acqua”. Nello stadio seguente, le operazioni della mente cessano di essere fluide e la circolazione dei pensieri è turbata. L’unica forma di relazione con il mondo conosciuto è attraverso le emozioni ;pensando a qualcuno che si ama o che si odia.

Le sensazioni di un freddo viscoso sono sostituite da un calore rovente.

Il Bardo Thödol fa riferimento a questa esperienza come a “acqua che si immerge nel fuoco”. E allora le emozioni vissute si dissolvono e l’attenzione si volge lontano dagli oggetti di amore e di odio; tutto l’essere sembra essersi polverizzato in atomi.

Questa esperienza del “fuoco che si immerge nell’acqua” crea uno stato di apertura verso l’incontro seguente con la luminosità cosmica.

Nell’esatto momento della morte si può avere una schiacciante visione del Dharmakaya, o della “Limpida Luce Primordiale della Realtà Pura”. E’ come se tutta l’esistenza, all’improvviso, apparisse nella sua totalità assoluta, brillando come una luce eterna che sta per nascere.

In questa esperienza, tutte le dualità sono trascese – agonia e estasi, bene e male, bellezza e bruttezza, calore ardente e freddo ghiacciante, tutte coesistono in un tutto apparentemente indifferenziato fuori da ogni concezione conosciuta di tempo e spazio.

In ultima analisi, il Dharmakaya è identico alla coscienza stessa dell’osservatore, che non nasce nè muore ed è in essenza la Luce Immutabile.

Secondo il Bardo Thödol, se si riconosce questa verità e l’individuo si preparò , mediante pratiche sistematiche, per affrontare l’enormità di questa esperienza, questa situazione gli offre una opportunità unica di liberazione spirituale istantanea, poiché gli restituisce la sua individualitò.

Coloro che si lasciano intimorire e si discostano dal Dharmakaya avranno un’altra possibilità subito dopo la morte, quando la “Limpida Luce Secondaria” risplenderà sopra di loro. 

Se costoro dovessero perdere anche questa possibilità di dissoluzione completa delle loro individualità, allora la forza dei loro karma li attrarrà implacabilmente dentro una complicata sequenza di avventure spirituali, con un panteon intero di divinità pacifiche e irate, durante le quali le loro coscienze si troveranno progressivamente sempre più distanti dalla luce liberatrice, nella misura che si avvicinano ad un’altra rinascita.

Queste sono le esperienze descritte nel secondo e terzo bardo e gli stati di coscienza associati al processo della morte e della rinascita appartengono ad una famiglia più ampia di stati intermedi o bardi:

1. Lo stato bardo naturale dell’esistenza intrauterina 
2.Il bardo dello stato di sogno 
3.Il bardo dell’equilibrio estatico durante la meditazione profonda 
4.Il bardo del momento della morte (Chikhai Bardo) 
5.Il bardo delle illusioni karmiche che si susseguono alla morte (Chonyid Bardo) 
6.Il bardo del processo inverso, o dell’esistenza samsarica, quando ci si appresta a cercare la rinascita (Sidpa Bardo).