venerdì 18 febbraio 2022

La Memoria e il Campo Astrale



 

Astral Plane Scenery, Inhabitants and Phenomena



La Memoria e il Campo Astrale

Schola Philosophica Hermetica Fratellanza Terapeutica Magica di Miriam di Giuliano Kremmerz

L’immagine delle cose si conserva in noi in un campo inesplorato che appena oggi comincia ad attirare l’attenzione dei psichisti. Questo campo che è in noi e fuor di noi è la riserva da cui la nostra coscienza umana attinge la memoria di tutte le cose viste e conosciute con uno dei sensi fisici.

E rappresenta la parte più misteriosa del nostro essere, la camera oscura, per così dire, della fotografia dei nostri prodotti di origine sensoria, tanto di questa vita quanto delle precedenti.

Quelle che un gruppo di filosofi chiamò idee innate, che si manifestano spontaneamente nei fanciulli, che insorgono negli adulti nei momenti critici della vita, che in alcune nature prendono la forza dell’ossessione e in altre quelle della demenza, appartengono al tesoro di questa misteriosa macchina fotografica che edita, ad occasioni determinate, i ricordi.

La memoria, dal punto di vista ermetico, non deve essere considerata che come il meccanismo evocatorio delle idee o immaginate o foniche o olfattive o tattili o saporifiche che giacciono inerti nel campo misterioso suddetto.

L’esistenza dl quale campo in noi e intorno a noi è provata da noi in ogni istante della vita quando parliamo, evocando contemporaneamente parole e idee e suoni, quando provvediamo ai nostri bisogni più umili, quando ragionando associamo idee complesse…

Come chiamarlo? – l’hanno i più moderni chiamato incosciente, ma nel linguaggio ermetico e magico è il campo astrale o campo oscuro, fonte e riserva di tutta la nostra coscienza ma della qual fonte o riserva non abbiamo certezza che solamente pei ricordi che vi attingiamo con le continue evocazioni, per mezzo del meccanismo della memoria…

Il campo astrale, oscuro, misterioso che è in noi, cioè in ognuno degli esseri umani, è anche nella immensa sintesi dell’Universo. Nell’uomo è la riserva occulta della sua storia, nell’Universo è la matrice di tutte le vite vissute, di tutte le forme immaginate, di tutti i pensieri voluti. Il campo o zona o corrente astrale universale comprende in sé i campi parziali di tutti gli uomini.

Quindi dalla zona o campo astrale proprio si può penetrare in quello universale, da questo discendere in ognuno dei particolari. In questa legge si trovano le spiegazioni di tutti i fenomeni mentali di lucidità o chiaroveggenza e di profezia, telepatia, lettura di pensiero, premonizioni…

I caratteri di riserva atavica si manifestano nelle famiglie, si allargano nelle tribù e si generalizzano nelle razze. Ogni uomo porta impressi i caratteri particolari della sua storia individuale nel suo astrale misterioso il cui fondo riflette il colore spiccato della famiglia di un fondo o cielo più vasto che è quello della razza.

Ogni uomo nasce con le sue memorie che ne determinano caratteri, evoluzione e vita – in armonia o disarmonia coi caratteri genetici dei genitori da cui procede. Ogni uomo può risvegliare la sua individualità storica, quando la contribuzione della astralità dei genitori, della sua carne o forma presente non costituisce tale un sostrato nuovo che inabissa l’antico.

Ogni uomo che nasce subendo l’astralità dei genitori, nel periodo della sua educazione nuova, amalgama il fattore suo, principale o storico, ai fattori atavici e li cementa con una forma di adattabilità all’ambiente, direi con una vernice che è il frutto della sua esperienza pedagogica e acquista una fisionomia rinnovellata.

Ogni crisi umana morale o mentale, di natura fisica o psichica, tende a mettere in evidenza l’elemento storico fremente di libertà e di riscossa, l’amore, l’odio, l’ira, il delirio, la disperazione, il dolore, la gioia. (Miriam) (C, I,177-180)-

L’uomo, contrariamente a tutte le convenzionali affermazioni della filosofia comune, non ha integra la coscienza dei propri sentimenti e dei propri atti in tutte le ore della sua esistenza – qualcuno direbbe di più che l’uomo non ha mai la coscienza completa di se stesso.

Il perché non è il luogo questo di discutere o affermare, ma le scienze occulte che fanno capo alla cabala confermano come una legge controllabile dell’esperienza psichica che il fatto della non coscienza completa negli uomini non è stato mai messo in dubbio da chi si è occupato di questi studi.

Infatti quello che modernamente si chiama nell’uomo corpo astrale fu detto e indicato da simboli che si potrebbero tradurre uomo lunare o corpo lunare (lunare, come la forma mutevole della Luna, come ne è incerta la luce più o meno secondo le sue fasi), un essere o parte dell’essere umano che stabilisce il limite tra la coscienza presente e l’entità storica reincarnata; in questo limite l’uomo storico interiore manifesta la sua tendenza sotto la manifestazione istintiva e l’uomo moderno esteriore ripone le conquiste di conoscenza esperimentale nuova.

Questa zona intermedia corrisponderebbe in molti punti ad un deposito della memoria più recente e ad un laboratorio sintetico per trasformare le sensazioni esteriori e i giudizi dell’uomo contemporaneo a materiali di erudizione che vanno ad assimilarsi alla entità storica occulta. (L’individuo o personalità occulta sarebbe laboratorio di riserva mentale, ove tutto il passato e le nuove cognizioni sono sinteticamente custodite). 

Ho adoperato la parola memoria non a caso.

Lo stato di non coscienza è stato di oblio: il sonno nell’uomo ordinario è come l’anestesia delle sensazioni patologiche o semplicemente normali; i sogni, di cui già parecchi studiosi si occupano dal punto di vista della psicologia e della fisiologia, dovranno essere esaminati alla luce dell’influenza interiore della entità storica sull’elaborazione delle immagini reali più recentemente in possesso della nostra psiche. Quante parole curiose e strane per esprimere idee che non voglio nascondere ma rendere chiare!

Psiche, memoria, coscienza, istinto, uomo lunare, sono tante cose diverse secondo la diversa cultura analitica dell’uomo che mi legge – eppure l’idea semplice di un microcosmo (piccolo mondo) umano dà il concetto esatto della realtà delle coscienze nell’Essere.
  • Memoria in atto: uomo esteriore moderno.
  • Memoria in collaborazione: limite della memoria cosciente.
  • Memoria in riserva: uomo interiore antico e storico.
  • Rapporti analogici: Luce che investe un corpo o luce permanente;
  • Limite o zona tra luce e ombra;
  • Ombra insondabile che è principale fattore della visione nella luce illuminante.
  • Idee semplici: La coscienza della sensazione e dell’atto della nostra volontà presente;
  • Stato di coscienza latente a cui la nostra facoltà di risveglio può attingere le idee immesse; 
  • La coscienza inesplorabile che, pur conservandosi tale, dirige gl’istinti e le tendenze nella nostra vita moderna ed esplicativa.( C,II,144 -145) – 
L’abisso dell’uomo è il fondo astrale la cui etimologia è oscurità. Quindi l’abisso profondo ed oscuro.

La zona astrale dell’universo è egualmente zona senza luce, cioè nera. (SM,II,305 n.1)- L’incosciente, il subcosciente e il subliminare appartengono a quel campo astrale che è in noi (astrale= nero, senza luce) da cui stillano di tanto in tanto i disordini e tutte le meraviglie più inconcepibili, la favilla del genio e l’esagerazione della follia.

Individuate come nucleo, come entità, come persona questo campo e vi vedrete un’unità storica dello spirito nostro attraverso tutte le esistenze trascorse. (SM,II,388) –

Bisogna persuadersi che il professore titolare di psichiatria alla Università di Vienna (Freud) non ha fatto opera inutile e poco coraggiosa iniziando un procedimento analitico dei sogni come espressione dell’incosciente – astrale umano e riserva della memoria nascosta dalla personalità viva.

La memoria, secondo i filosofi, pare che sia una proprietà dell’organismo vivente e ragionante. Se l’organismo morendo si disgrega, se ne va in elementi e ceneri, la memoria cessa con la vita organica.

Questo, se fosse vero, dovrebbe far concepire l’essenza immortale dell’uomo (anima, spirito, iod) come sprovvista di ricordo di qualunque esistenza. Se ne dorrebbero soprattutto gli spiritisti, gli occultisti, i cristiani.

Quando l’anima di un defunto si presenta al cospetto di S.Pietro, alle porte del paradiso, la sua personalità è diventata quella di un idiota; non ricorderebbe quindi neanche se ha rubato, assassinato o fatto opere buone; ed a meno che al defunto non siano restate appiccicate le colpe come tanti cerotti, non ne capirebbe gran che neanche il santo più virtuoso…

Uomo di scienza ed osservatore, il Freud – tendente involontariamente a proclamare un’individualità occulta – non rimonta che allo stato fetale come origine prima delle sensazioni dell’essere.

Non riconoscendo una personalità storica nell’organismo in fabbricazione nella matrice, non ammettendo nell’elaborazione di un corpo un nucleo centrale come embrione di uno spirito già vissuto, carico di ricordi, di esperienze buone o pessime, egli – nella posizione del dormire nel letto con le gambe e le ginocchia piegate, come se volesse toccare il mento – vede il ricordo cosciente di una volta e poi passato all’incosciente, la memoria di una posizione protettiva e magneticamente isolante, come se si volesse costituire un contatto di estremità per rigenerazione; poiché il mistero del sonno non è nello stato di essere addormentato, ma nella rinascita delle forze esaurite, quando ci si risveglia; enigma a cui nessuno ha risposto esattamente.

Non riuscendo, dice l’autore, a determinare lo stato di riposo, il dormiente sogna, e questi sogni hanno o un senso troppo chiaro, o sono incoerenti o non ne hanno nessuno. Allora bisogna interrogare il sognatore e domandargli ciò che il sonno significhi…Io vi assicuro che è possibilissimo e anche verosimile che il sognatore sappia, malgrado tutto, ciò che il sogno vuol dire, ma non sapendo di sapere, crede di ignorarlo.

Allora bisogna interrogare: l’interrogatorio investigativo, analitico, che rimonta alle origini delle idee immagazzinate, non confessabili, che l’uomo non arriva neanche a confessare a sé.

Ma i sogni molte volte sono interrotti, presentano delle larghe interruzioni, lacune inesplicabili, e il Freud dice assolutamente: bisogna incriminare di queste interruzioni l’intervento della “censura” dei sogni. La censura è un elemento importante, perché esistente e reale. Freud non ne determina la psicologia, ma il solo valore psicologico attivo.

Della censura, voglio dire, il Freud non ne conosce che l’atto… Quest’ostacolo censorio preesistente o recente è un enorme ponte che divide l’uomo ordinario dai tentativi delle esperienze di magia, perché l’ostacolo non è solamente spirituale nel senso ordinario della parola, ma ha potestà su tutta la vita fisica e mentale, influenza la riuscita nella vita pratica come un potere inibitorio ragionante, altre volte istintivo, più sovente per sentimentalità, ha cento facce diverse, ed è di origine imitativa…

Io non considero questa teoria del Freud che in rapporto alla psicologia degli studiosi di Magia e dei praticanti di ordini o fratellanze isiache e devo – pur convenendo che la psicanalisi invade il campo della nostra fratellanza e trasporta elementi di questa in quello scientifico – separare le concezioni del dottore viennese dalla maniera concreta, da altri elementi di pratica nostra. (SM,II,396-399) –

I pensieri, idee, azioni, fatti, impressioni, sensazioni che altre volte sono stati nostri, sparendo dalla memoria non sono distrutti, non sono veramente spariti, si sono semplicemente immersi in un baratro ignoto che, pieno delle acque del fiume dell’oblio, li accoglie nel suo fondo, li riserva e li conserva.

Di tanto in tanto quando una occasione si dà, non sappiamo per quale meccanismo, attiriamo una delle cose sommerse (pensiero, idea, sensazione, atto) che da questo fondo ignoto ritorna a galla e, senza fare ancora parte della nostra coscienza e della nostra responsabilità, come idea viva agisce, come azione, si compie.

La riserva di queste idee sparite, di queste azioni obliate, è una seconda coscienza nostra, coscienza ignorata, che costituisce l’incoscienza o l’incosciente umano. L’antica Magia lo indicava col nome di astrale umano, la zona senza luce, non illuminata, da cui lampeggia l’inaspettato della nostra storia interiore e spesso la parola del Genio…

Dunque esistono degli atti che il corpo fisico compie senza il controllo della nostra intelligenza sveglia. Questi atti non sono automatici né facilmente definibili perché noi non sappiamo a qual meccanismo evocatorio obbedisca l’incoscienza.

Freud, il fondatore della psicanalisi, attribuisce alle idee immagazzinate nell’incosciente durante la vita uterina dell’uomo e alle sensazioni della uscita dal corpo materno e ricacciate nell’incosciente, la causa prima di molti disordini nervosi e malattie della psiche, dalla semplice impressionabilità sensista o immaginativa, alla nevrosi, alla paranoia e alla follia. …

Evocazioni di idee seppellite nell’incosciente e interpretazioni dei sogni come manifestazione dello stesso incosciente…

La Scuola Ermetica Italica, ispirandosi a una sorgente più antica del periodo in cui la Magna Grecia e le terre meridionali erano laboratori di una filosofia che non si scriveva o formulava in dommi pomposi, ricerca nell’astrale umano o incosciente, idee, impressioni, ricordi di una vita preconcezionale e non prenatale o vita uterina come fanno il Freud e i suoi discepoli. (D,71-72)-

Dice Mamo Rosar Amru, maestro di Izar caldeo: “Il punto nero, insondabile, che riunisce l’essere umano alla coscienza o anima del mondo, tu non lo troverai mai perché è un dedalo misterioso, senza luce, in cui per ogni voluta più nera, si aggroviglia un serpe che ha mille teste e cento occhi per ogni testa, ma ogni occhio è nero e non sfavilla, perché la luce non sia fatta”.

E Izar domanda: “Chi volle così?”. E Mamo: “ Nargal (la legge unica) poiché tu sappia che quando in quell’abisso tu potessi guardare, tutto conosceresti, ciò che fosti e fu, ciò che sei ed è, ciò che sarai e sarà, e distruggeresti la tua individualità umana che è un fuoco che si alimenta di oscurità e di ignoranza, cioè di non sapere. 

Il dio che vuole saggiare le gioie della vita deve essere plasmato uomo nell’utero d’una femmina dove per la oscurità completa perde la conoscenza di ciò che fu e nasce alla vita con un raro senso indefinito di ciò che conobbe e si trastulla a farne la conquista…

Poiché tu sappia che il sapere porta con sé il dispregio dell’essere e lo mummifica perché vede il passato come l’avvenire nella stessa faccia e le piccole vicende del giorno d’Astarte pari alle grandi di una notte di Beel – e se vuol vivere, deve non sapere la vita che è il fuoco da cui è nato”.

E Izar: “Onde è precluso al sacerdote di visitare il laberinto e toccarne il serpente?”. E Mamo: “No, perché da Nebo (Ermete) può ottenere il secreto di rendere luminoso un occhio per volta dell’oscuro rettile e vedere in un lampo fugace quella parte di verità che non satolla la sua fame e che la rende più avida di conoscenza”.

(Miriam) (C,I,178-179)