mercoledì 21 febbraio 2024

Morte e Reincarnazione nel Bardo Thödrol

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MORTE, RINASCITA e REINCARNAZIONE
di Ken Wilber 

Possiamo trovare teorie sulla reincarnazione nelle tradizioni religiose e mistiche di tutto il mondo. Anche la Cristianità le contemplava. Poi, verso il IV secolo d.C., per ragioni squisitamente politiche, la Chiesa lanciò l’anatema contro questa credenza. Molti mistici cristiani di oggi, tuttavia, accettano l’idea.
 
Come ha sottolineato il teologo cristiano John Hick nel suo importante lavoro Death and Eternal Life, vi è accordo tra le religioni mondiali, inclusa quella cristiana, sul fatto che qualche forma di reincarnazione esiste. Naturalmente, il fatto che molte persone credano qualcosa non significa che questa sia reale.
 
Ed è alquanto difficile sostenere l’idea della reincarnazione ricorrendo alla “prova” dell’esistenza di presunti ricordi di una vita passata, poiché nella maggior parte dei casi questi ricordi rivelano di non essere altro che il risveglio di tracce manestiche subconscie di questa vita.
 
Il problema non è, tuttavia, così grave come potrebbe sembrare, perché la dottrina della reincarnazione, come la troviamo nelle grandi tradizioni mistiche, è una nozione molto specifica.
 
Non vuol dire che la mente viaggia attraverso vite successive e che, di conseguenza, in certe specifiche condizioni – per esempio sotto ipnosi – possa ricordare tutte le sue vite passate. Per contro, è l’anima, non la mente, che trasmigra.
 
Quindi, il fatto che la reincarnazione non possa essere provata ricorrendo alla memoria delle vite passate è esattamente quello che dobbiamo aspettarci. Memorie specifiche, idee, conoscenze, ecc., appartengono alla mente e generalmente non trasmigrano. 

Vengono lasciate indietro con il corpo al momento della morte. (E’ possibile che qualche ricordo specifico possa ogni tanto affiorare qua e là, come i casi registrati dal professor Ian Stevenson e come altri suggeriscono, ma si tratta di eccezioni, non della regola.)
 
Secondo la maggior parte delle scuole della filosofia perenne, l’anima ha due fondamentali caratteristiche che la definiscono: la prima è che essa è il deposito dei “meriti” di una persona (o della loro assenza) – cioè del karma, buono e cattivo; la seconda è che essa è l’“intensità di consapevolezza” di una persona, o la capacità di essere “testimone” del mondo dei fenomeni senza attaccamento o avversione. Questa capacità è anche nota come “saggezza”.
 
La somma di queste due qualità – merito e saggezza – costituisce l’”anima”, che è la sola cosa che trasmigra. Quindi, quando le persone pretendono di “ricordare” le vite passate – dove hanno vissuto, cosa hanno fatto per vivere, ecc. – secondo gli insegnamenti delle maggiori scuole o religioni della filosofia perenne, è molto probabile che non stiano ricordando nessuna reale vita passata. Si dice che solo i Buddha (o i tulku) possano ricordare le vite passate – l’eccezione più importante alla regola.
 
Persino il Dalai Lama ha riconosciuto di non poter ricordare le sue vite passate, e questo potrebbe servire da monito per coloro che pensano di poter farlo. Ma se le pretese memorie di vite passate non sono una prova accettabile della reincarnazione, quale altra prova ci potrebbe essere per sostenere questa teoria? 

Dobbiamo ricordare qui che la filosofia perenne in generale contempla tre principali e differenti tipi di conoscenza e loro verifiche: la conoscenza sensoriale o empirica; la conoscenza mentale o logica; la conoscenza spirituale o contemplativa.
 
Tenendo conto di questo, diciamo subito che la reincarnazione non è un ipotesi che possa essere basata sui sensi o sulla mente; non può essere spiegata o verificata facilmente usando i dati sensoriali o le deduzioni logiche. Si tratta di un’ipotesi spirituale, che deve essere verificata con gli occhi della contemplazione, non con gli occhi della carne e neppure con gli occhi della mente.
 
Quindi, sebbene siano molte scarse le prove concrete che possano convincerci dell’esistenza della reincarnazione, tuttavia quando ci dedichiamo alla contemplazione e diventiamo abbastanza esperti nella pratica, cominciamo a notare alcuni fatti evidenti – per esempio, che il livello del Testimone, il livello dell’anima, inizia a essere partecipe dell’eternità, dell’infinito.
 
Agli occhi della contemplazione la natura senza tempo dell’anima diventa perfettamente chiara e indiscutibile: di fatto si comincia a “gustare” l’immortalità dell’anima, a intuire che l’anima è in certa misura al di sopra del tempo, della storia, della vita e della morte. In questo modo si inizia gradualmente a essere convinti che l’anima non muore con il corpo o con la mente, che l’anima è esistita prima ed esisterà ancora.
 
 Ma questo non ha generalmente niente a che fare con la memoria specifica di vite passate. Al contrario, si tratta di una reminiscenza di quell’aspetto dell’anima che sfiora lo spirito e che è, quindi, radicalmente e perfettamente senza tempo. Infatti, da questa prospettiva, diventa evidente, come ha affermato il maestro spirituale Vedantino Shankara, che “Il solo e unico trasmigrante è il Signore Brahman”, o lo Spirito assoluto stesso.
 
E’ la mente-Buddha in quanto tale, il Solo e l’Unico, che appare come tutte queste forme, manifesta se stesso come tutte queste apparenze, trasmigra come tutte queste anime. Negli stadi contemplativi più profondi, questa realizzazione dell’eternità, dello spirito come imperituro e indistruttibile diventa completamente manifesta.
 
Tuttavia, secondo gli insegnamenti della filosofia perenne, non è soltanto l’Assoluto a trasmigrare. Infatti, se l’anima si risveglia, o si dissolve nello spirito, allora cessa di trasmigrare: è “liberata” o realizza che, in quanto spirito, si reincarna ovunque, come tutte le forme. Ma, se l’anima non si risveglia come spirito, se non è illuminata, allora si reincarna, portando con sé le virtù e la saggezza che ha accumulato, piuttosto che specifici ricordi mentali.
 
E questa catena di rinascite continua finché tale accumulo di virtù/meriti e saggezza raggiunge alla fine un punto critico, dopo di che l’anima diventa illuminata, si dissolve e si scioglie nello spirito, chiudendo il ciclo delle trasmigrazioni individuali. Anche il Buddhismo, che nega l’esistenza assoluta dell’anima, riconosce che l’anima ha un’esistenza relativa, o convenzionale, e che quest’anima esistente in modo relativo e convenzionale trasmigra.
 
Quando l’Assoluto, o shunyata, è esperito direttamente, la trasmigrazione relativa – e l’anima separata – giunge a termine. Si potrebbe pensare, tuttavia, che un Buddhista avrebbe da obiettare sul nostro utilizzo della parola anima in questo contesto, poiché questo termine abitualmente connota qualcosa che è indistruttibile ed eterno, una connotazione che sembra incompatibile con l’idea Buddhista che l’anima possieda invece un’esistenza soltanto relativa e temporanea.
 
Uno sguardo più approfondito agli insegnamenti della filosofia perenne, tuttavia, risolverà questa apparente contraddizione. Secondo la tradizione perenne, l’anima è di fatto indistruttibile, ma quando scopre pienamente lo spirito, il suo senso di separatezza viene dissolto o trasceso.
 
L’anima rimane ancora individuale, o espressione di una particolare persona, mai il suo essere o centro si sposta nello spirito, dissolvendo in questo modo il suo senso di separatezza. Questa dottrina si accorda quasi esattamente con i più elevati insegnamenti del Buddhismo – l’anuttaratantra yoga, o “gli insegnamenti più profondi del Tantra” – secondo i quali vi è proprio nel centro del chakra del cuore, in ogni individuo, ciò che è chiamato tecnicamente “la goccia indistruttibile” (o luminosità).
 
Il Vajrayana insegna che è questa goccia indistruttibile che trasmigra. In più, essa è indistruttibile; anche il Buddha, viene detto, la possedeva. La goccia indistruttibile è la sede del “vento” molto sottile (rLung) che sostiene “la mente molto sottile [o causale]”, la mente dell’illuminazione, o l’essenza spirituale di ognuno. Quindi, il Buddismo concorda con la filosofia perenne. La goccia indistruttibile è l’anima, il continuum, così come l’ho definita.

STADI DEL PROCESSO DEL MORIRE: 

LA DISSOLUZIONE DELLA GRANDE CATENA DELL’ESSERE

I vari filoni della filosofia perenne sono concordi, in generale, per quanto riguarda gli stadi del processo del morire e delle esperienze che accompagnano questi stadi. La morte è un processo in cui la Grande Catena dell’Essere si “dissolve”, per l’individuo, “dal basso verso l’alto” per così dire. 

Cioè, dopo la morte, il corpo si dissolve nella mente, la mente si dissolve nell’anima, quindi l’anima si dissolve nello spirito, dove ognuna di queste dissoluzioni è contrassegnata da uno specifico insieme di eventi.

 Per esempio, il corpo che si dissolve nella mente è di fatto il processo della morte fisica. La mente che si dissolve nell’anima è sperimentata come la revisione e il “giudizio” riguardo alla propria vita. L’anima che si dissolve nello spirito è radicale fusione e trascendenza. 

In seguito, il processo si “inverte”, per così dire, e sulla base delle tendenze karmiche accumulate, emerge un’anima dallo spirito, quindi una mente dall’anima, quindi un corpo dalla mente – dopo di che ci si dimentica di tutti i passaggi precedenti e ci si ritrova rinati in un corpo fisico.
 
Secondo i Tibetani, l’intero processo dura circa quarantanove giorni. La tradizione tibetana contiene la più ricca e dettagliata descrizione fenomenologica degli stadi della dissoluzione della Grande Catena durante il processo del morire.
 
Secondo i Tibetani, le esperienze soggettive che accompagnano ognuno di quelli che vengono chiamati gli otto stadi della dissoluzione, sono conosciute tecnicamente come “segni segreti”: miraggio scintillante, visione simile al fumo, scintille simili a lucciole, visione di una lampada di burro che arde, apparizioni di biancore come una luna piena, percezione di colore rosso come il sole chiamata “Incremento”, percezione di nerezza chiamata “Ottenimento prossimo”, e infine Luminosità fondamentale, chiamata “la mente di chiara luce della morte”.
 
Per comprendere questi termini, abbiamo bisogno di una versione più precisa e dettagliata della Grande Catena. Quindi, invece della versione semplificata, corpo, mente, anima e spirito, utilizzeremo una versione un po’ più estesa: materia, sensazione, percezione, intenzione, cognizione, psichico, sottile, causale (o non manifesto senza forma) e spirito (ultimo fondamento).

(Per la descrizione dei vari stadi nella tradizione tibetana, al fine di una maggiore chiarezza ho integrato i termini utilizzati da Wilber con quelli che Sogyal Rimpoche riporta ne “Il Libro Tibetano del Vivere e del Morire”. N.d.T.)

Il primo stadio del processo del morire avviene quando si dissolve l’aggregato della forma, o materia, il più basso livello della grande catena. Vi sono cinque segni esterni di questo: il corpo perde il suo vigore fisico; la vista diventa oscura e offuscata; il corpo diventa pesante e si sente come “sprofondare”; la vita fugge dagli occhi che diventano fissi e vitrei; e la carnagione perde la sua luminosità. 

Il segno interno che accompagna spontaneamente questi segni esterni è “un’apparizione simile a un miraggio”, un tipo di immagine acquosa e scintillante, come appare nel deserto in una calda giornata. Viene spiegato nella tradizione tibetana che questo accade perché, tecnicamente, il “vento” (rLung) dell’elemento “terra” si è dissolto nel “canale centrale” e, di conseguenza, predomina l’elemento “acqua” – da qui l’apparizione acquosa o simile a un miraggio.

In seguito, si dissolve il secondo aggregato, quello della sensazione. Ci sono di nuovo cinque segni esterni. Si cessa di avere sensazioni fisiche piacevoli o sgradevoli; le sensazioni mentali cessano; i fluidi del corpo si seccano (la lingua, per esempio, diventa molto asciutta); i suoni esterni non vengono più percepiti; cessano anche i suoni interni (per es. ronzii nelle orecchie).

Il segno interno associato a questa seconda dissoluzione è “un’apparizione simile al fumo” che somiglia a una nebbia. Accade tecnicamente perché l’elemento “acqua”, che aveva causato l’apparizione simile a un miraggio, si dissolve nell’elemento “fuoco”- da qui l’apparizione simile al fumo.

Il terzo stadio riguarda la dissoluzione del terzo livello o aggregato, quello della percezione o discernimento. I cinque segni esterni sono: non si è più in grado di riconoscere o discernere gli oggetti; non si riconoscono più parenti e amici; il calore del corpo comincia a dileguare (il corpo diventa freddo); l’inspirazione diventa debole e superficiale; e non si percepiscono più gli odori.

Il segno interno che accompagna spontaneamente questo stadio è chiamato “lucciole”, descritto come l’apparizione di uno sciame di lucciole o di scintille provenienti dalle fiamme. Questo accade tecnicamente perché l’elemento “fuoco” si è dissolto e predomina l’elemento “aria”.

Il quarto stadio riguarda la dissoluzione del quarto livello o aggregato, che è quello dell’intenzione (o delle formazioni intenzionali). I cinque segni esterni di questa dissoluzione sono: è impossibile muoversi (perché non ci sono più impulsi); non si ricordano più le azioni o le loro finalità; la respirazione si arresta; la lingua si ingrossa diventando bluastra e non si riesce più a parlare chiaramente; non si percepiscono più i sapori. 

Il segno interno è “l’apparizione della lampada di burro”, descritta come una luce ferma, chiara e brillante. [A questo punto possiamo cominciare a trovare delle similitudini con le esperienze di pre-morte (Near-Death Experiences, NDE), di cui parlerò più avanti.]

Per comprendere il quinto stadio del processo di dissoluzione e quelli seguenti, è necessario conoscere qualcosa della fisiologia tantrica. Secondo il Vajrayana, tutti gli stati mentali, grossolano, sottile, molto sottile (o causale) sono sostenuti da corrispondenti “venti” o energie, o forze vitali (prana in sanscrito, rLung in tibetano).

Quando questi venti si dissolvono anche gli stati mentali corrispondenti si dissolvono. Il quinto stadio è la dissoluzione del quinto livello o aggregato, quello della cognizione o coscienza grossolana in quanto tale. Tuttavia, come gli insegnamenti del Vajrayana affermano chiaramente, ci sono molti livelli di coscienza.
 
Questi livelli sono suddivisi in mente grossolana, mente sottile, mente molto sottile, ognuno dei quali si dissolve progressivamente, producendo specifici segnali ed esperienze. Dunque, lo stadio quinto è quello della dissoluzione della mente grossolana, insieme al “vento” che la sostiene. Scompare, quindi, la concettualizzazione grossolana, la mente ordinaria.

Durante il quinto stadio, quando si è dissolta completamente la mente grossolana e comincia a emergere la mente sottile, si esperimenta lo stato chiamato “apparizione bianca”. Si dice che sia una luce bianca, molto brillante e molto chiara, come una tersa notte di autunno illuminata da una scintillante luna piena. 

Per comprendere la causa di questa apparizione bianca, tuttavia, è necessario introdurre la nozione tibetana di thig-le, che significa più o meno “goccia” o “essenza”.

Secondo il Vajrayana, ci sono quattro gocce o essenze che sono particolarmente importanti. Una, la goccia bianca, è situata nel chakra della corona del capo; si riceve questa goccia dal padre e rappresenta (o è di fatto) bodhicitta, o mente-di-illuminazione.
 
La seconda, la goccia rossa, la riceviamo dalla madre ed è situata nel chakra sotto l’ombelico. (La goccia bianca è connessa con il seme maschile, la goccia rossa con il sangue [mestruale], ma il punto è che uomini e donne le hanno entrambe.) La terza goccia, che è chiamata “goccia indistruttibile per tutta la durata della vita”, è situata proprio nel centro del chakra del cuore.
 
La goccia è, per così dire, l’essenza di questa particolare vita individuale; è il “continuum” specifico e storico di una persona, dove sono conservate tutte le impressioni e le comprensioni di una particolare vita.
 
E all’interno di questa “goccia indistruttibile per tutta la durata della vita” troviamo la quarta goccia, “la goccia che è eternamente indistruttibile o per sempre indistruttibile”. Questa è la goccia indistruttibile che rimane per sempre – cioè è indistruttibile durante la vita, è indistruttibile durante il processo del morire, è indistruttibile durante il bardo, o stato intermedio tra la morte e la rinascita, e durante la rinascita stessa.
 
Questa goccia rimane persino durante l’illuminazione ed è infatti il vento sottilissimo che serve da”cavalcatura”, o da base, dell’illuminazione. Come già menzionato, si dice che anche i Buddha possiedano la goccia eternamente indistruttibile.

Quindi, quella che abbiamo appena visto è la dissoluzione di tutti i venti grossolani e delle menti grossolane a essi associati. Emerge quindi la prima mente sottile – quella dell’“apparizione bianca” – ed essa “cavalca” il vento sottile corrispondente, o energia sottile.

Ora, la causa reale di questa mente dell’apparizione bianca è, secondo i testi, la discesa della goccia bianca, o bodhicitta, dal chakra della corona del capo al chakra del cuore. Solitamente, viene detto, la goccia bianca è trattenuta nel chakra della corona da nodi costrittivi, dai venti dell’ignoranza e dall’attaccamento avido del livello grossolano.
 
Ma a questo stadio del processo del morire, la mente grossolana si è dissolta, quindi i nodi attorno al chakra della corona si sciolgono naturalmente e la goccia bianca scende fino alla goccia indistruttibile nel chakra del cuore. Quando la raggiunge, la mente dell’apparizione bianca emerge spontaneamente.
 
Per inciso, se queste descrizioni del fenomeno in questione, riportate nei testi tibetani, appaiono un po’ inverosimili, dobbiamo ricordare che esiste una quantità impressionante di prove a livello contemplativo che supportano l’esistenza delle varie esperienze che si dice avvengano durante il processo del morire.
 
Le esperienze stesse sono reali e sembrano in gran parte incontrovertibili, tuttavia c’è ampio spazio per discutere circa la visione della tradizione tibetana per quanto riguarda ciò che realmente causa queste esperienze. (Tornerò tra poco su questo aspetto.) Qui sto soltanto descrivendo fedelmente la versione tibetana come punto di partenza.
 
Ciò nondimeno, dobbiamo tener presente che, al contrario della nostra cultura occidentale, le culture tradizionali come quella tibetana convivono costantemente con la morte; le persone muoiono in casa, circondati da familiari e amici.
 
Gli stadi reali del processo del morire sono stati osservati migliaia, persino milioni, di volte. Se aggiungiamo, poi, che i Tibetani possiedono una comprensione sofisticata della dimensione spirituale e della sua evoluzione, il risultato è un deposito incredibilmente ricco di conoscenza e saggezza circa il processo del morire e come esso si relaziona con la dimensione spirituale, con l’evoluzione spirituale, con il karma, la rinascita, ecc.
 
E’ evidente che per un ricercatore sarebbe una follia buttare via l’imponente quantità di dati che questa tradizione ha accumulato.

Continuiamo, ora, con gli stadi del processo del morire. Al sesto stadio, la mente sottile e il suo vento si dissolvono, ed emerge una mente ancora più sottile, chiamata “incremento rosso”. Incremento rosso è anche un’esperienza di una luce brillante; ma in questo caso è una esperienza come un terso giorno d’autunno pervaso dalla luce sfolgorante del sole.

Tecnicamente, si dice che questo avviene perché si sono dissolti i venti che supportano la vita grossolana, quindi tutti i nodi e le costrizioni intorno all’ombelico, che trattenevano la bodhicitta rossa, o la goccia rossa nel chakra sotto l’ombelico, si rilasciano e si sciolgono, e la goccia rossa sale fino alla goccia indistruttibile nel chakra del cuore. Quando la raggiunge, la mente dell’ “incremento rosso” emerge spontaneamente.

Il settimo stadio è quella della dissoluzione della mente sottile dell’incremento rosso e l’emergere della mente ancora più sottile e il vento corrispondente, chiamata “coscienza mentale dell’ ottenimento prossimo”, con la percezione di “nerezza” come un cielo vuoto avvolto da una densa tenebra. In questo stato, cessa ogni tipo di coscienza e ogni manifestazione si dissolve. Inoltre, c’è la cessazione di ogni coscienza ed energia specifiche che si erano sviluppate durante la vita. 

L’esperienza è quella di una notte completamente oscura, senza stelle, senza luce. Viene chiamata dell’ “ottenimento prossimo” perché è prossimo all’ottenimento finale, per così dire; è prossimo alla vacuità della chiara luce. Questo livello, in altre parole, può essere visto come il livello più alto della dimensione sottile, o il più basso della dimensione causale, o dimensione non manifesta dello spirito stesso.
 
Tecnicamente, questa “nerezza” avviene perché la goccia bianca sopra e la goccia rossa sotto circondano ora la goccia indistruttibile come un velo, spegnendo ogni consapevolezza.

Nello stadio ulteriore che è anche l’ultimo – lo stadio ottavo – la goccia bianca continua verso il basso e la goccia rossa verso l’alto, lasciando libera la goccia indistruttibile. Si tratta d una fase di straordinaria chiarezza e brillante consapevolezza, sperimentata come un cielo straordinariamente chiaro, immacolato, brillante e radioso, libero da ogni tipo di imperfezione, nube, nebbia, ostruzione. Questa è la chiara luce.

La mente della chiara luce non è una mente sottile, ma una mente sottilissima che “cavalca” un corrispondente vento sottilissimo, o energia sottilissima. Questa mente sottilissima, o causale, e l’energia corrispondente, sono di fatto la mente e l’energia della “goccia eternamente indistruttibile”. Questo è il corpo causale, o la mente ed energia assolutamente spirituali, il Dharmakaya.

A questo punto, la “goccia eternamente indistruttibile” lascia andare la “goccia indistruttibile per la durata della vita”, cessa ogni coscienza, e l’anima, la goccia eternamente indistruttibile, comincia l’esperienza del bardo, o quello stato intermedio che eventualmente porta alla rinascita.
 
La goccia bianca continua verso il basso e appare come goccia di seme sull’organo sessuale, la goccia rossa continua verso l’alto e appare come goccia di sangue sulle narici. La morte è finalmente avvenuta, e si può disporre del corpo. Farlo prima che tutto questo avvenga rende karmicamente colpevoli di omicidio, perché il corpo è ancora in vita.

STADI DEL PROCESSO DI RINASCITA

Abbiamo visto finora la dissoluzione progressiva della Grande Catena dell’Essere, in un essere individuale, cominciando dal basso e andando verso l’alto. La materia, o la forma, si è dissolta nel corpo (cioè nella sensazione, poi nella percezione, quindi nell’impulso); il corpo si è dissolto nella mente, nella mente grossolana. 

La mente grossolana si è dissolta nella mente sottile, o dimensioni dell’anima, e l’anima è quindi tornata all’essenza causale o spirituale.

 
Ora, a questo punto, il processo si inverte, dipendendo dal karma dell’anima – dall’accumulo di virtù e saggezza che l’anima porta con sé. Quindi, l’esperienza del bardo è suddivisa in tre stadi principali, o dimensioni, e questi stadi sono quelli dello spirito, della mente e del corpo/materia.
 
L’anima, a seconda delle sue virtù e saggezza, o riconosce e quindi rimane nelle dimensioni superiori, o non le riconosce – e di fatto fugge proprio da esse – e finisce per ridiscendere la Grande Catena dell’Essere finché è costretta ad adottare un corpo fisico grossolano e a reincarnarsi.
 
Nello stadio della morte effettiva e definitiva – quello che abbiamo chiamato l’ottavo stadio del processo del morire – l’anima, o la goccia eternamente indistruttibile, entra in quello che è chiamato bardo chikhai, che non è altro che lo spirito stesso, Dharmakaya. 

Come il Libro Tibetano dei Morti dice: 

“In questo momento la prima apparizione del Bardo della Chiara Luce della Realtà, che è la Mente infallibile del Dharmakaya, viene esperita da tutti gli esseri senzienti”. 

Questo è il momento in cui la meditazione e il lavoro spirituale diventa così importante.
 
La maggior parte delle persone, secondo il Libro Tibetano dei Morti, non può riconoscere questo stato per quello che è. In termini cristiani, non conoscono Dio e quindi non riconoscono quando Dio li guarda negli occhi. Infatti, in questo momento esse sono unificate con Dio, sono completamente e interamente in una suprema identità con Dio.
 
Ma, a meno di non riconoscere questa identità, a meno di non essersi esercitati nella vita contemplativa a riconoscere questo stato di divina Unità, esse di fatto lo fuggiranno, trascinati dai loro desideri più bassi e dalle tendenze karmiche.
 
Come sottolinea W. Y. Evans-Wentz, il primo traduttore del Libro Tibetano dei Morti:

 “A causa della mancanza di familiarità con tale stato, che è uno stato estatico di non-ego, di coscienza [causale], all’essere umano medio manca la capacità di permanere in questa condizione; le tendenze karmiche offuscano il principio cosciente con i pensieri della personalità, dell’essere individualizzato, del dualismo, e perdendo l’equilibrio, il principio cosciente si allontana dalla Chiara Luce”. 

Quindi l’anima si contrae e si allontana da Dio, dal Dharmakaya, dal causale. Viene detto che l’anima cerca di sfuggire alla realizzazione del Vuoto divino e sprofonda nell’incoscienza, finché si risveglia nella successiva dimensione più bassa, chiamato bardo chonyid, la dimensione sottile, il Sambhogakaya, la dimensione archetipica.
 
Questa esperienza è caratterizzata da ogni sorta di visioni psichiche e sottili, visioni di dee e dei, daka e dakini, accompagnate da luci, luminarie e colori abbaglianti e quasi dolorosamente brillanti. Ma, di nuovo, la maggior parte delle persone non è abituata a questo stato e non ha nessuna idea circa la luce trascendentale e l’illuminazione divina, per questo rifugge di fatto da questi fenomeni e si sente attratta dalle luci più tenui o impure che appaiono contemporaneamente.
 
L’anima si contrae ancora su se stessa, cerca di sottrarsi a queste visioni divine, di nuovo perde coscienza e si risveglia in quello che è chiamo bardo sidpa, il bardo karmico del divenire.
 
Qui l’anima può avere una visione dei futuri genitori che fanno l’amore e – nel buon vecchio stile freudiano – se si incarnerà come un bambino sentirà un forte desiderio per la madre e avversione per il padre, se si incarnerà come una bambina sentirà attrazione per il padre e avversione per la madre. (Per quel che ne so questa è la prima spiegazione dettagliata dei complessi di Edipo ed Elettra – migliaia di anni prima di Freud, come lo stesso Jung ha sottolineato.)
 
In questa fase, l’anima, a causa della sua gelosia e invidia, interviene nella sua immaginazione per separare il padre e la madre, per intromettersi tra loro; il risultato è che realmente riesce a intromettersi tra loro, nel senso che finisce per rinascere come loro figlio/a. Ora prova desideri, avversione, attaccamento, odio, e possiede di nuovo un corpo grossolano: in altre parole, è un essere umano.
 
Si trova ora al livello più basso della Grande Catena, e la sua crescita ed evoluzione sarà una risalita degli stadi che ha appena rifiutato e da cui è fuggita; la sua evoluzione è, per così dire, un ripercorrere verso l’alto il cammino della “discesa”.
 
 Il livello della Grande Catena dell’Essere che essa raggiungerà in questa vita determinerà come sarà gestito il processo del morire e il bardo quando arriverà di nuovo il momento di abbandonare il corpo fisico.

INTERPRETAZIONE DELL’ESPERIENZA SOGGETTIVA 

DELLA MORTE E DELLA RINASCITA

Le prove che emergono dalla visione contemplativa suggeriscono in modo convincente che i dati, le esperienze fenomenologiche che accompagnano il processo del morire – per esempio l’ “apparizione bianca”, l’ “incremento rosso”, o “la nerezza dell’ottenimento prossimo” – esistono e sono reali.   

Prove ulteriori della loro realtà le troviamo nel fatto che esse sembrano avere relazioni ontologiche effettive con le dimensioni più alte della Grande Catena dell’Essere.

Le tre esperienze che ho menzionato prima, per esempio, si riferiscono a quelli che ho chiamato livelli di coscienza psichico, sottile e causale. Nella mia opinione, questi livelli sono reali e, quindi, le esperienze di tali livelli sono esse stesse reali. 

Ma questo non significa che le esperienze individuali di questi livelli non possano essere alquanto differenti.
 
Per esempio, un Buddhista farebbe probabilmente esperienza dell’apparizione bianca come un tipo di vuoto o shunyata, mentre un mistico cristiano può vederla nella forma di una santa presenza, forse Cristo stesso, o un grande essere di luce. 

Così deve essere. Perché, finché la “goccia indistruttibile per l’intera durata della vita” – cioè le impressioni e le credenze accumulate durante quella vita – non è effettivamente dissolta (a quello stadio che abbiamo chiamato settimo) colorerà e plasmerà tutte le esperienze della persona.
 
Un Buddhista tenderà ad avere un’esperienza buddhista, un Cristiano un’esperienza cristiana, un Indù un’esperienza indù, e un ateo sarà probabilmente molto confuso. E questo è ciò che dobbiamo aspettarci. Solamente allo stadio ottavo, lo stadio del vuoto della chiara luce, o della Divinità, le interpretazioni personali e le credenze sottili vengono abbandonate e si accede alla diretta realizzazione della pura realtà in se stessa, come chiara luce.
 
Se ne deduce che la spiegazione tibetana dei dati non è la sola possibile. Tuttavia, tra le molte importantissime riflessioni o prospettive esistenti circa il processo del morire, della morte e della rinascita, essa affonda le radici in una comprensione profonda della Grande Catena dell’Essere, sia nella fase ascendente (meditazione e morte), sia nella fase discendente (bardo e rinascita).

ESPERIENZE DI PRE-MORTE (NDE) 

E STADI DEL PROCESSO DEL MORIRE

L’evento che più frequentemente viene riportato in Occidente nelle esperienze di pre-morte (NDE) è quello dell’attraversamento di un tunnel, quindi della visione di una luce brillante, o dell’incontro con un magnifico essere di luce – un essere che esprime una saggezza, una intelligenza e una beatitudine immense. La particolare credenza religiosa individuale non ha importanza; gli atei hanno questa esperienza tanto spesso quanto i veri credenti. 

Questo fatto, in se stesso, tende a corroborare l’idea che, nel processo del morire, contattiamo qualche dimensione più sottile dell’esistenza. Dal punto di vista del modello tibetano che abbiamo presentato, la “luce” di cui si parla nelle NDE, a seconda della sua intensità o chiarezza, dovrebbe essere il livello della lampada di burro, l’apparizione bianca o l’incremento rosso.
 
Il punto è che, a questo stadio del processo del morire, la mente e il corpo grossolani, o i venti e le energie grossolani, si sono dissolti, quindi cominciano a emergere le dimensioni più sottili della mente e dell’energia, caratterizzate dall’illuminazione brillante, dalla chiarezza mentale e dalla saggezza.
 
E’ sorprendente allora che universalmente e indipendentemente dalle credenze, le persone raccontino questa esperienza di luce. Molte persone che riferiscono di aver vissuto esperienze di pre-morte credono che la luce che hanno visto sia lo spirito assoluto. Se il modello tibetano è accurato, tuttavia, allora quello che le persone vedono nelle NDE non è esattamente il livello più elevato.
 
Oltre l’apparizione bianca o l’incremento rosso, ci sono infatti gli stadi della la nerezza dell’ottenimento prossimo, della chiara luce e del bardo. L’esperienza della luce del livello sottile è molto piacevole – anzi di una straordinaria beatitudine.
 
Il livello successivo, cioè il sottilissimo o causale, lo è ancora di più. Infatti, le persone che hanno avuto delle NDE riferiscono di non aver mai vissuto niente di così profondo, pieno di pace e di beatitudine. 

Ma dobbiamo ricordare che tutte le esperienze fino a questo livello sono modellate dalla “goccia indistruttibile per la durata della vita”; quindi, come abbiamo visto, i Cristiani vedranno Cristo, i Buddhisti vedranno Buddha, ecc. E questo ha senso, perché le esperienze di queste dimensioni sono condizionate dalle esperienze della vita presente.
 
Ma, allo stadio ottavo, la “goccia indistruttibile per la durata della vita” viene lasciata andare, insieme a tutte le memorie e impressioni personali e le specificità di quella particolare vita, e la “goccia eternamente indistruttibile” abbandona il corpo e entra nello stato del bardo.
 
A questo punto, comincia l’ordalia del bardo – un vero incubo a meno di non essersi familiarizzati con questi stati attraverso la meditazione. Le esperienze di morte e le NDE sono in effetti molto piacevoli, nel senso che è universalmente riferito che, dopo aver superato il terrore della morte, il processo è straordinario in termini di pace e grande beatitudine.
 
Ma quando l’“ascesa” è terminata, inizia la “discesa” o bardo – e qui sopraggiunge la difficoltà. Perché, a questo punto, tutte le tendenze karmiche, gli attaccamenti, le paure e i desideri, appaiono effettivamente davanti agli occhi, per così dire, proprio come in un sogno, essendo il bardo una dimensione puramente mentale o sottile, come un sogno, dove tutto ciò che si pensa appare reale. In realtà, non sentiamo parlare di questi aspetti negativi del processo del morire da parte delle persone che vivono le NDE.
 
Esse assaggiano appena i primi stadi dell’intero processo. Tuttavia, la loro testimonianza è una prova convincente che questo processo avviene veramente. E tutto coincide con una notevole precisione. Inoltre, non è possibile giustificare le loro testimonianze pretendendo che tutti hanno studiato il Buddismo tibetano e sono quindi condizionati; infatti, la maggior parte di queste persone non ne hanno neppure sentito parlare, ma hanno esperienze sostanzialmente simili a quelle dei Tibetani perché queste esperienze riflettono la realtà universale e transculturale della Grande Catena dell’Essere.

LA MEDITAZIONE 
COME ADDESTRAMENTO ALLA MORTE

Cosa c’entra la meditazione con tutto questo? Ogni forma di meditazione è basicamente un modo per trascendere l’ego, o morire all’ego. In questo senso, la meditazione imita la morte – cioè la morte dell’ego. 

Se una persona progredisce abbastanza bene nella meditazione, qualunque sia l’approccio prescelto, alla fine arriverà al punto in cui sarà stato così esaustivamente “testimone” della mente e del corpo, che va oltre, trascende la mente e il corpo, quindi “muore” a essi, all’ego, e si risveglia come anima sottile o anche come spirito. E questo è di fatto vissuto come una morte.
 
 Nello Zen è chiamata la Grande Morte. E’un’esperienza che può essere abbastanza facile, una trascendenza relativamente tranquilla del dualismo soggetto/oggetto – oppure, poiché si tratta di una specie di vera morte – può anche essere terrificante.
 
Ma sia che il processo avvenga con leggerezza o drammaticamente, lentamente o velocemente, il sentimento di essere un essere separato muore, si dissolve, e ci si trova con un’identità che di fatto precede l’identità ordinaria ed è più elevata, un’identità con lo spirito universale e come spirito universale.
 
Ma la meditazione può essere anche un addestramento preparatorio alla morte effettiva del corpo. Alcuni sistemi meditativi, in particolare quelli Sikh (i santi Radhasoami) e quelli Tantrici (indù e buddhisti), contengono specifiche meditazioni che simulano o inducono, avvicinandosi molto alla realtà, i vari stadi del processo del morire – includendo l’interruzione del respiro, il corpo che diventa freddo, il cuore che rallenta e a volte si ferma, ecc.
 
 In questo modo la morte fisica reale non è più una grande sorpresa, e quindi è molto più facile utilizzare gli stati intermedi di coscienza che appaiono dopo la morte – i bardi – per raggiungere la comprensione illuminata.
 
Lo scopo di tale meditazione è quella di diventare capaci di riconoscere lo spirito, così quando il corpo, la mente, e l’anima si dissolvono durante il processo del morire effettivo, si riconoscerà lo spirito, o Dharmakaya, potendo dimorarvi, invece di fuggire e finire di nuovo nel samsara, di nuovo nell’illusione dell’anima, della mente e del corpo separati; oppure essere capaci, se si sceglie di rientrare in un corpo, di farlo deliberatamente – cioè, come un bodhisattva.
 
Queste meditazioni che simulano la morte, non mettono in pericolo la vita del praticante; il corpo non muore veramente, e neppure attraversa gli stadi veri e propri della morte.
 
Piuttosto è come quando si trattiene il respiro per vedere che cosa succede. Non si smette di respirare per sempre. Ma alcuni degli stati indotti da queste meditazioni sono potenti imitazioni del fatto reale. 

Il battito del cuore, per esempio, può veramente fermarsi per un lungo periodo, e così il respiro. In questi casi, possiamo dire che i “venti” sono entrati e rimangono nel canale centrale. Il praticante sta “simulando” la morte, ma nel farlo realmente – anche se temporaneamente – dissolve gli stessi venti che si dissolvono nella morte reale.
 
Si tratta, quindi, di una imitazione della morte vera e reale. Come si relazionano i veri venti o energie descritte nel Tantra con la meditazione? L’idea centrale del Tantra, in ambito indù, buddhista, gnostico, sikh, è che ogni stato mentale, ogni stato di coscienza, in altri termini, ogni livello nella Grande Catena dell’Essere, possiede una specifica energia, prana, o vento che lo sostiene. (Abbiamo già esaminato la versione tibetana di questa dottrina.)
 
Ne consegue che se viene dissolto quel vento particolare, viene anche dissolta la mente che è sostenuta da quel vento. Quindi, se si raggiunge il controllo di questi venti o energie, è possibile trascendere le menti che li “cavalcano”. Questa è l’idea generale del pranayama. Il controllo del “respiro” o “prana”.
 
 C’è poi da aggiungere che, dal momento che la mente cavalca il vento, dove dirigiamo la mente, là tende a raccogliersi il suo vento. Per esempio, se il meditatore si concentra molto intensamente sul chakra della corona del capo, allora il vento, o energia, tende a raccogliersi lì e a poi a dissolversi. Ciò significa che la mente, a qualsiasi livello, ha un certo controllo sul vento a essa associato.
 
Quindi, attraverso l’addestramento mentale e la concentrazione, è possibile imparare a raccogliere i venti o energie vitali in un luogo particolare, e poi dissolverli in quel punto. Questa dissoluzione, viene riferito, è lo stesso tipo di processo che avviene nella morte.
 
Quindi il meditatore sperimenta, in un modo molto concreto, cosa succede quando tutti i venti si dissolvono: all’inizio del processo del morire si dissolvono i venti grossolani, quindi i venti sottili, lasciando il vento sottilissimo o causale e la mente della chiara luce che lo cavalca.
 
Attraverso l’induzione di queste esperienze del processo del morire per libera volontà del praticante, quando arriva la morte vera, egli conoscerà esattamente gli effetti provocati dalla dissoluzione dei venti.
 
Queste pratiche permettono anche di acquisire l’abilità di prolungare ogni stato, particolarmente gli stati più sottili, come l’apparizione bianca, l’incremento rosso, la nerezza dell’ottenimento prossimo e la chiara luce, perché il meditante ha già imparato a gestire più o meno questi stati. 

Poi, al reale punto finale del processo del morire, quello che abbiamo chiamato stadio ottavo, quando si entra nel bardo chikhai, il Dharmakaya, si può rimanervi, se lo si vuole.
 
E’ molto facile, naturale e senza ostacoli riconoscere questo stato di chiara luce, perché il meditante lo ha visto molte volte nella meditazione e nella mente del suo guru, quindi vi aderisce ed è liberato dalla necessità di rinascere. (Può, tuttavia, anche scegliere di rinascere in un corpo fisico per aiutare gli altri a raggiungere questa comprensione e questa libertà – come nel sogno lucido una persona può controllare quello che avviene.)
 
Una tecnica comune per raccogliere e dissolvere i venti in un punto particolare del corpo è quella di concentrarsi sulla “goccia rossa” nel chakra dell’ombelico (la fonte di quello che è chiamato il fuoco del tummo).
 
Ci si concentra semplicemente su questo oggetto – visualizzato come una goccia rossa infuocata della misura di un piccolo pisello; si rimane concentrati, con attenzione ininterrotta per circa trenta o quaranta minuti. 

A questo punto, le energie del corpo saranno talmente concentrate in quell’area che il respiro si calma e diventa molto leggero, quasi impercettibile. Tutte le energie e i venti del corpo vengono ritirate dal loro lavoro abituale e concentrate lì. Quindi, ciò che avviene con la dissoluzione o il ritiro di questi venti è molto simile a ciò che avviene nella morte.
 
Se la concentrazione meditativa continua, viene detto che il meditante sperimenta tutti i segni del processo del morire, nell’ordine, inclusi l’apparizione simile a un miraggio, l’apparizione simile al fumo, l’apparizione simile alle lucciole e quella della lampada di burro.
 
Quando i venti e le energie del corpo cominciano a raccogliersi e dissolversi nel cuore, come nella morte reale, il meditante sperimenta i livelli della mente sottile, la mente dell’apparizione bianca, l’incremento rosso e la nerezza dell’ottenimento prossimo.
 
Poi, attraverso il potere della meditazione e delle benedizioni spirituali accumulate, tutti i venti o energie si dissolvono nella goccia indistruttibile nel cuore, e si sperimenta il vuoto della chiara luce, la dimensione e la realizzazione spirituali definitive. In breve, questa tipo di meditazione è una perfetta simulazione del vero processo del morire.
 
E di nuovo la questione centrale è che, familiarizzandosi con la chiara luce, sviluppando la saggezza e la virtù della meditazione, è possibile rimanere nella chiara luce e quindi conoscere la liberazione finale. Questo tipo di meditazione è ovviamente una prova molto dura e intensa, quasi un’ardua e molto esigente ginnastica, per così dire,. Non tutte le meditazioni sono così impegnative, e questa non è neanche l’unica meditazione che permette di attraversare interamente i livelli più elevati dell’evoluzione spirituale.
 
Ma l’importanza dei sistemi anuttaratantra di meditazione, che ho descritto sopra, risiede nella descrizione fenomenologica incredibilmente ricca che fornisce di un cammino contemplativo totale che utilizza sia la consapevolezza mentale sia le energie del corpo per sondare le profondità dello spirito umano. 

Anche se la maggior parte dei percorsi meditativi non sono così esigenti, essi, tuttavia, seguono un processo di svolgimento generale che è nell’insieme simile (vedi Transformations of Consciusness, in italiano: “Le trasformazioni della coscienza.
 
Psicologia transpersonale e sviluppo umano”di Ken Wilber, Jack Engler e Daniel P.Brown, Ubaldini Editore. La parte relativa agli stadi della meditazione la trovate in questo sito sotto “Autori vari”). Vi è un iniziale sollevarsi al di sopra dell’ego grossolano, sperimentato come una liberazione dai limiti del sentirsi un io separato con le sue ossessive sofferenze.
 
La liberazione iniziale – dipendendo dalle caratteristiche del percorso meditativo e della persona – può essere esperita come un tipo di coscienza cosmica o misticismo della natura, come un iniziale risveglio dell’energia kundalini oltre la dimensione convenzionale, come un sorgere di poteri paranormali, come un’esperienza interiore di luminosità beatifica, per nominare le esperienze più comuni.
 
Se la coscienza continua ad ascendere attraverso il sottile fino al causale, tutte queste esperienze continuano a intensificarsi, fino al punto in cui tutte si dissolvono o si riducono al puro senza-forma, al causale non-manifesto, al Vuoto, alla Divinità che precede Dio. L’anima ritorna allo spirito e si libera nell’infinito senza forma, nell’infinito senza tempo, nell’assorbimento non manifesto, nel vuoto radioso.
 
La coscienza dimora come il Testimone immobile, la mente specchio senza forma che riflette in modo equanime tutto ciò che emerge, completamente indifferente al gioco delle sue stesse creazioni, del tutto silenziosa di fronte ai suoi stessi suoni, totalmente distaccata dalle forme del suo stesso divenire. E poi, nel mistero finale, il Testimone muore in tutto ciò che è testimoniato.
 
Il Vuoto è realizzato come non diverso dalla Forma, la mente specchio e ciò che essa riflette non sono due, la Coscienza si risveglia come l’intero Mondo.
 
Il suono della cascata sul lontano orizzonte, lo spettacolo della dolce umida nebbia, il crepitio del fulmine a tarda notte durante la tempesta, in qualche modo ci comunicano tutto questo. Il soggetto e l’oggetto, l’umano e il divino, il dentro e il fuori, comunque li chiamiamo, non sono semplicemente altro che un solo Unico Gusto (One Taste)



venerdì 16 febbraio 2024

Alchimia Spirituale


D.O.M.A 


Alchimia Spirituale

L'Alchimia è: lo studio dell'Energia della materia

L'Alchimia Spirituale è: lo studio dell'Energia nella Forma.
L'alchimista è: colui che libera l'energia dalla materia.
L'alchimista Spirituale è: colui che libera l'Energia dalla Forma.
D. O. M. A. (Deo optimo maximo Artista)

Le Quattro Qualità Elementari

Il Freddo, origine della fissazione, si manifesta con un'assenza totale o parziale della vibrazione, il cui effetto è di coagulare e di cristallizzare la Materia, distruggendo il principio di espansione che è nel caldo (conservazione). 

La sua azione è quindi astringente, fissatrice, rallentatrice, cristallizzatrice. 

L'Umido, origine della femminilità, si traduce con una vibrazione di natura attrattiva, mutabile, instabile, ammorbidente, emolliente, rilassante, umettante, che, penetrando gli atomi, divide gli omogenei ed unisce gli eterogenei, provocando così l'involuzione della Materia od il suo disgregamento. La sua azione è temperante, ammorbidente, emolliente, disperdente. 

Il Secco, origine della reazione, si manifesta con una vibrazione di natura atta a ritenere; è irritante e trattiene l'impulso dato. La sua azione è contraente. 

Il Caldo, origine della mascolinità, si traduce con una vibrazione di origine espansiva, dilatante, rarefattiva, che provoca l'evoluzione degli atomi. 

La sua azione è vitalizzante, stimolante e dinamica.

Nell'uomo, queste quattro qualità danno:

  1. FREDDO - impassibilità, scetticismo, egoismo, desiderio di assorbimento.

  2. UMIDO - passività, variazione, assimilazione, desiderio passivo di sottomissione.

  3. SECCO - reazione, opposizione, ritenzione, desiderio passivo di dominazione.

  4. CALDO - espansione, entusiasmo, azione, desiderio attivo di persuasione.

I Quattro Elementi:

Terra. L'azione reattiva del Secco sul Freddo lo divide e così, opponendosi ad una totale fissazione, lo trasforma in Elemento Terra, principio concentratore e ricettivo.Acqua.

L'azione refrigerante, coagulatrice, atonica e fissatrice del Freddo sull'Umido, l'ispessisce, l'appesantisce e lo trasforma in Acqua, principio di circolazione.Aria.
 
L'azione espansiva, dilatante, rarefattiva del Caldo sull'Umido, lo trasforma in Aria, principio dell'attrazione molecolare.Fuoco. L'azione reattiva, che ritiene, ed irritante del Secco sul Caldo, lo trasforma in Fuoco, principio di dinamizzazione violenta ed attiva.
 
Nell'uomo, questi quattro elementi danno:
Terra: Inquietudine, taciturnità, riservatezza, prudenza, tenerezza, contenuto ed egoismo, spirito concentrato o pretenzioso, diffidente, ponderato, imperioso, studioso, solitario.
 
Acqua: Passività, indolenza, disgusto, stanchezza, noncuranza, sottomissione, pigrizia, inconsistenza, versatilità, incoscienza, incertezza, timidezza, timore.
 
Aria: Amabilità, cortesia, carattere servizievole, scaltrezza, sottigliezza, iniziativa, prontezza, assimilazione, ingegnosità, armonia.

Fuoco: Violenza, autorità, ambizione, entusiasmo, presunzione, orgoglio, irascibilità, ardore, fervore, coraggio, generosità, passione, prodigalità, foga, vanità.


 

I Tre Principi Dei Filosofi

Principio Zolfo

Il Caldo, contenuto nel Fuoco e nell'Aria, genera un principio di natura calda, fecondante, fermentativo, che si chiama Zolfo. È il principio maschile di ogni germe e da lui nascono il sapore ed il colore fondamentale rosso. Nell'uomo corrisponde allo Spirito.

Principio Mercurio

L'Umido, contenuto nell'Aria e nell'Acqua, genera un principio di natura vaporosa, sottile, mutativo, generante. Il Mercurio è il principio femminile di ogni germe e da lui nasce l'odore ed il colore fondamentale azzurro. Nell'uomo corrisponde all'Anima.

Principio Sale

Il Secco, contenuto nel Fuoco e nella Terra, genera un principio di natura secca, coesiva e coagulatrice, chiamato Sale. È il principio d'unificazione del Maschio e della Femmina, tanto quanto il risultato della loro unione. Da lui nascono la forma, il peso ed il colore fondamentale giallo. Nell'uomo corrisponde al Corpo.

Sono questi i Tre Principi Costitutivi che, nel vocabolario della Tradizione Alchemica, costituiscono la Sostanza Prossima degli Esseri e delle cose.

I Due Metalli Dei Saggi

Chiamato anche Mercurio dei Saggi in opposizione al Mercurio dei Filosofi, che lo precede dallo stadio del Mercurio dei Folli, l'argento vivo volgare o, ancora, Argento filosofico.

Risulta dall'assorbimento di una certa quantità di principio di Zolfo e di una quantità determinata di principio di Mercurio o, più facilmente ancora, per l'assorbimento di una quantità proporzionale d'oro volgare e di una quantità determinata di principio Mercuriale.

Questo oro volgare non deve aver subito né esaltazione, né trasfusione. In una parola, non deve essere stato rifuso o allegato a se stesso; deve essere vergine.

Oro dei Saggi

Anche denominato Zolfo dei Saggi, in opposizione allo Zolfo dei Filosofi che precede lo stadio dello Zolfo dei Folli, che è lo zolfo volgare o, ancora, oro filosofico.

Risulta dall'assorbimento di una certa quantità di principio Sale, da una quantità determinata di principio Zolfo o, ancora più facilmente, per assorbimento di una quantità proporzionale di argento volgare e di una certa quantità determinata di principio Zolfo.

Questo Argento, innanzitutto, non deve aver subito né esaltazione, né trasfusione. In una parola, non deve essere stato rifuso o allegato a se stesso. Deve essere vergine. Queste due Operazioni risultano da una serie di cotture successive: "moltiplicazione".

La Crisopea o Pietra Filosofale

La Crisopea è ottenuta dalla lenta cottura dell'Uovo Filosofico (matraccio), esso stesso in un bagno di sabbia. In seno all'Athanor, nasce dall'Amalgama e dalla co-distruzione dell'Oro dei Saggi e dell'Argento dei Saggi.

L'Unità della Materia è il postulato di partenza degli antichi ermetisti.

La fisica nucleare moderna e la chimica ce lo dimostrano nel realizzare materie e prodotti totalmente sconosciuti un tempo e che hanno ragione nell'antico adagio, il quale vuole che: "Omnia ab uno et in unum omnia" ("Tutto è nell'uno e l'uno è in tutto"). Tutte le cose provengono dallo stesso germe ed esse sono state tutte generate dalla medesima Madre.

"L'Anima degli Uomini, i Demoni, i Santi Angeli, tutti vengono da una sola Sorgente, e l'Uomo contiene in sé la parte del mondo Esteriore che il Demonio racchiude egualmente in sé, ma in un Principio differente..." (Jacob Boehme)

Molto prima di questi filosofi, la Gnosi tradizionale già trasferiva questo dato nella sua affermazione dottrinale dell'Emanazione, affermando che tutte le creature spirituali sono state emanate da una Sorgente unica: Dio - Abisso. 

Esse sono uscite, secondo la dottrina gnostica, per distacchi successivi delle Cause Seconde dalle Prime, le Terze dalle Seconde e così via. Ma tutto dall'Uno Originale che è Dio. Si evince da questa dottrina che tutto ciò che è presente quaggiù, è di origine divina, ma prigioniero di un mondo grossolano; degenerato e sminuito nelle proprie possibilità spirituali, può pretendervi di nuovo e quest'Opera di rigenerazione si chiama la "Reintegrazione".

L'Alchimia si divideva sin d'allora in tre tappe di probazione:

  1. L'Opera, che trasmuta i metalli in oro puro dallo stato di metallo imperfetto
  2. L'Elisir di Lunga Vita, specie di medicina universale, capace di guarire ogni malattia e di assicurare una longevità considerevole, finanche l'immortalità. Non bisogna prendere queste affermazioni se non nel loro senso spirituale.
  3. La Reintegrazione Universale, cioè la rigenerazione del Cosmo Intero attraverso tutte le creature spirituali e scopo ultimo della vera Alchimia.

"Non c'è differenza essenziale tra la Nascita Eterna, la Reintegrazione e la scoperta della Pietra Filosofale. Essendo tutto uscito dall'Unità, tutto deve ritornarvi in modo simile...."

Del Commento sull'Elisir di Lunga Vita se ne può trovare eco in queste parole: "..la rinascita è triplice, prima la rinascita nella nostra ragione, in secondo quella nel nostro cuore e nella nostra volontà, ma pochi hanno conosciuto la rinascita corporale..."

Conviene tuttavia distinguere tra Alchimisti e Soffiatori. 

I primi, filosofi, in possesso di una Gnosi millenaria, avevano teorie particolari che non permettevano loro d'allontanarsi da certi limiti nelle loro richieste. Il loro campo di ricerca era il mondo Metallico. 

I secondi, al contrario, sprovvisti di conoscenza esoterica e scientifica, empirici in sommo grado, facevano sfilare nelle loro storte i prodotti più improbabili dei tre Regni, non esitando a lavorare sulle sostanze più strane, come i residui naturali più ripugnanti. 

Gli alchimisti hanno conservato e dimostrato la fondatezza dell'Ermetismo e dell'alchimia; i soffiatori li hanno ignorati, ma hanno creato la Chimica.

L'esistenza di una Alchimia Spirituale come elemento della reintegrazione individuale dell'Adepto, è provata, senza smentita, dalla lettura degli antichi autori. Senza dubbio tutti dei buoni cristiani.

Ma non lo erano, forse perchè avevano compreso che CONOSCENZA e SAGGEZZA dovevano andare di pari passo, e che la CONOSCENZA senza la SAGGEZZA era peggiore dell'IGNORANZA da sola?

Così, nella rarissima opera "La Parola Perduta" si dice: 

"..così è Trinità in Unità, ed Unità in Trinità poichè là dove sono lo Spirito, Anima e Corpo, là sono pure, Zolfo, Mercurio e Sale." 

La Grande Opera ha per conseguenza un triplice scopo nel mondo Materiale: La Trasmutazione dei metalli per farli arrivare all'Oro, la perfezione. 

Nel microcosmo il perfezionamento dell'Uomo Morale, e nel mondo Divino la contemplazione della Divinità nel Suo Splendore.In base alla seconda accezione, l'Uomo è dunque l'Athanor filosofico in cui si compie l'elaborazione delle Virtù.

È dunque in questo senso, secondo i mistici, che bisogna intendere queste parole: 

"Poichè l'Opera è con voi ed in voi, in modo che, trovandola in voi stessi, dove è continuamente, voi l'avrete così sempre, in qualsiasi parte voi sarete, sulla terra o sul mare. Di queste cose sappi, o amico mio, appassionato dell'Arte alchemica, che la Vita è unicamente un grande e vero Spirito, e che per conseguenza tutto ciò che il volgare o ignorante stima esser morto, deve in cambio essere ricondotto ad una vita incomprensibile, visibile e spirituale, ed in quella deve essere conservata...

In breve, se tu vuoi realizzare la nostra Pietra, sii senza peccato, persevera nella Verità. Prendi la risoluzione, dopo aver acquisito il dono divino che auguri, di tendere la mano ai poveri, ai bisognosi ed a rialzare coloro che sono nella disgrazia."
 
Ai quattro ELEMENTI naturali degli Antichi: ACQUA ARIA FUOCO TERRA
corrispondono i quattro ELEMENTI: IDROGENO AZOTO OSSIGENO CARBONIO  
le quattro QUALITÀ: UMIDO CALDO SECCO FREDDO
ed i quattro TEMPERAMENTI: SANGUIGNO BILIOSO NERVOSO LINFATICO 
Questo è il piano corrispondente alla realizzazione detta dell'Alkaest. Allo stadio superiore di questi quattro modi di manifestazione, nella materia della Vita, gli alchimisti traevano, per copulazione, i tre termini del secondo piano, che definivano la realizzazione dell'Azoto e cioè i tre principi essenziali per l'inizio dell'Opera.
 
Elementi Acqua/Aria Aria/Fuoco Fuoco/Terra
Principi MERCURIO ZOLFO SALE
 
L'Opera poteva passare dal Nero al Bianco. Ed in effetti, per la copulazione dei principi Mercurio e Zolfo, l'Adepto trovava ed otteneva l'Argento filosofico o Mercurio dei Saggi. Dalla copulazione dei Principi Zolfo e Sale, otteneva l'Oro filosofico o Zolfo dei Saggi.

Principio Mercurio Zolfo = Argento Filosofico - Mercurio Dei SaggiPrincipio Zolfo Sale = Oro Filosofico - Zolfo Dei Saggi

Infine, per copulazione del Mercurio e Zolfo dei Saggi, l'Opera passava dal Bianco al Rosso e l'Adepto otteneva la Pietra Filosofale.

La strada di Mercurio veniva indicata anche come il Palazzo della Regina, perchè conduceva alla "Sposa Bianca", Mercurio appunto; la strada del Sale era il Palazzo del Re, perchè conduceva al "Marito Rosso", lo Zolfo. Questa via materiale e sperimentale si rivelava, dunque, una via trascendentale e spirituale quando ai quattro elementi di partenza, si facevano corrispondere le Quattro Virtù Cardinali dell'antica Scolastica:

    • il Fuoco corrisponde alla Forza;
    • l' Aria corrisponde alla Giustizia;
    • l' Acqua corrisponde alla Temperanza;
    • la Terra corrisponde alla Prudenza;
Ai tre Principi sorti da quei quattro Elementi corrispondevano le Tre Virtù Teologali, e dunque:
    • il Principio Zolfo corrisponde alla Fede;
    • il Principio Mercurio corrisponde alla Speranza;
    • il Principio Sale corrisponde alla Carità.
Ai due Metalli Filosofici, Argento ed Oro dei Saggi, nati dalla coagulazione dei tre Principi Zolfo, Mercurio e Sale, corrispondevano allora le Due Virtù Sublimali:
    • il Mercurio dei Saggi corrisponde alla Indulgenza;
    • lo Zolfo dei Saggi corrisponde alla Saggezza.
Queste due Virtù Sublimali sono passate sotto silenzio come tali e ricondotte al rango di doni dello Spirito Santo, dalla lettura di questi passi nelle Sacre Scritture:
    • Bibbia Cattolica: Re 5,11-12;
    • Bibbia Protestante: Re 3,10- 12. "E Dio disse a Salomone: Poichè tu non Mi hai domandato una lunga vita, né ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato l'intelligenza e la saggezza per agire con giustizia, Io agirò secondo la tua parola e ti donerò un cuore pieno di saggezza ed intelligenza..."
    • Deuteronomio 4,6 "...poichè là sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli..."

È noto come nel ternario superiore del sistema Sephirotico della Kabbalah ebraica, Binah, l'intelligenza, è l'attributo di ciò che corrisponde alla visione, all'intuizione, alla penetrazione ed all'informazione. Come tale, l'intelligenza è dunque anche "conoscenza" delle cose divine assolute, Gnosis. 

Essa ha come gemello Chokmah, la saggezza, che esprime assai bene l'idea della scelta del migliore, tra i dati accessibili all'intelligenza "Binah", e che non opera nel suo seno che per eliminazione. È la sottomissione spontanea, intelligente e comprensiva ad un Bene che scorge dominante.

Come tale è una discriminazione tra il Bene ed il Male e la scienza di questi. Così dunque, l'Intelligenza è la Conoscenza massima e la Saggezza l'uso che se fa. E come dallo Zolfo e dal Mercurio dei Saggi nascerà, venuto il momento, l'Uovo Filosofico, la Pietra al Rosso, la Crisopea, così nasce nell'Anima dell'uomo questo Athanor, l'Illuminazione Totale, elemento decisivo della Reintegrazione, e questo termine ultimo dell'Opera ha per nome: "LUCE DIVINA".

I quattro gradi di calore

Il sole durante l'anno fa il suo giro attraverso tutto lo Zodiaco. E con il suo splendore rinnova le erbe, le piante ed i fiori. Da ciò si devono imparare i quattro gradi di calore del nostro lavoro, i quali per te saranno il filo conduttore del nostro lavoro intrapreso.

Essi sono: Ariete, Cancro, Bilancia, Capricorno, come ti indico.

Scegli liberamente tra questi quale sarà il primo, quale il secondo. "Il Fuoco passa da quattro a quattordici, e da quattordici a ventiquattro lucignoli." Al Quaternario di partenza si aggiunge un Denario e di seguito, un altro ancora: Quattro Dieci Dieci = ventiquattro; 2 = Sei: l'Esagramma.

Se queste parole non evocassero per noi la Gnosi Alessandrina ed i suoi Eoni, ci potremmo ricordare che il "primo grado del Fuoco", quello dell'inizio dell'Opera, si chiamava Fuoco d'Egitto, perchè doveva eguagliare, dal punto di vista fisico, la temperatura estiva massima di quella contrada. "...fate il vostro fuoco nella misura in cui è il calore nei mesi di giugno e di luglio..." (Dialogo tra Maria ed Aros, frammento di un papiro egizio.)

Questa evoluzione progressiva del Fuoco, nell'Opera è dunque ripetuta dall'Alchimia Spirituale con un'evoluzione progressiva della Preghiera e di tutta l'Ascesi d'insieme, della loro ampiezza, delle loro frequenze e soprattutto dei loro scopi immediati e successivi. Voler bruciare le tappe, una locuzione densa d'esoterismo, sarebbe infatti dannoso. 

Non mancano purtroppo nella storia della Mistica neofiti che, mal preparati alla - violenza delle rivelazioni intuitive - abbagliati innanzi a tali realizzazioni psichiche inattese, hanno deviato perdendosi in vie irrazionali della mente. È per mettere un riparo da tali pericoli che le Chiese, orientale e latina, hanno imposto il principio del "Direttore di Coscienza" ai loro fedeli desiderosi di penetrare in questi domini.

Noi ascolteremo ancora i Maestri: "...tu non lascerai mai il vaso riscaldarsi troppo, e farai in modo che tu possa sempre toccarlo con la mano nuda, senza timore di bruciarti.

E ciò durerà tutto il tempo della soluzione...." ; "Fate un Fuoco esalante, digerente, continuo e non violento, sottile ed arioso"; "...una parte di Fuoco possiede più energia potenziale di cento parti di aria, per conseguenza una parte di Fuoco può agevolmente dominare mille parti di Terra..." Vedremo in seguito come deve essere guidata la condotta del nostro Fuoco, cioè della Preghiera, grazie al quale potremo, secondo l'espressione favorita degli orientali, "bruciare il karma".

Studieremo ora gli Elementi della nostra Opera, i Principi da liberare in primo luogo, poi quelle che nasceranno, dette Virtù Essenziali, in numero di nove: QUATTRO dette "CARDINALI" - dal latino 'cardò', cardine, porta, elemento essenziale. TRE "TEOLOGALI" - perchè hanno essenzialmente Dio per soggetto. DUE "SUBLIMALI" - perchè sono il risultato più elevato della pratica delle prime Sette, e sono per questo la loro sublimazione.

Tutte corrispondono ad Entità Spirituali legate al Piano Divino. 

Come le Idee-Eterne di Platone. Vediamo allora come si esprime al proposito Erma di Cuma, uno dei Quattro Padri Apostolici eredi e successori immediati degli Apostoli, nella Tradizione Orale Cristiana: "...e queste Vergini chi sono? Sono gli Spiriti di Santificazione.

Nessuno può essere ammesso nel Regno di Dio senza essere innanzitutto rivestito da Esse, con la Loro propria veste. Se tu ricevi solo il Nome del Figlio di Dio senza ricevere dalle mani di queste Vergini la Loro vestizione, ciò non ti servirà a nulla! Poichè queste Vergini sono Virtù del Figlio di Dio. Se tu porti il suo nome senza possedere la Sua Virtù, invano porti il Suo Nome..." Erma, il Pastore IX,13.

Ed ancora: "...senza il soccorso di queste Vergini, ti è impossibile conservare i Suoi Comandamenti. Vedo che Esse si compiacciono nella tua dimora, solo puliscila bene! Esse avranno piacere di abitare una dimora pulita, poichè Esse stesse sono pure, caste, attive e godono di grande credito presso il Signore.

Fintanto che la pulizia regnerà nella tua dimora Esse vi abiteranno: Ma la minima impurezza che vi troveranno, ne usciranno subito, poichè queste Vergini non possono soffrire la più leggera macchia..." Ib. X,3.

Il lettore saprà discernere sotto il testo, il bellissimo esoterismo nei passaggi. Li completeremo con un frammento tratto da un apocrifo gnostico del secondo secolo: 

"...ed a Bethel, dopo settanta giorni, vidi sette uomini vestiti di bianco che mi dissero: "Levati! Indossa la Veste del Sacerdozio, la Corona della Giustizia, il Razionale dell'Intelligenza, l'Abito di Verità, il Diadema della Fede, la Mitra dei Prodigi, l'Efod della Profezia".
 
E ciascuno di essi, portando un Ornamento, lo mise su di me dicendo: "...Ormai sii Sacerdote del Signore, tu e la tua Razza, sino all'eternità." Il Testamento dei Patriarchi, Levi 6.
 
"...In verità vi dico, se il seme di grano non muore resta solo, ma se muore porta molti frutti..." Giovanni, XII, 24.

LA PUTREFAZIONE

Così dunque, proprio all'inizio dell'Opera, deve apparire la necessaria "Putrefazione" simbolizzata dal Caput Corvi nell'opera del Fulcanelli. I Sette Corpi passionali devono sparire, e con essi i Sette peccati Capitali ed i Sette Errori Fondamentali che ottenebrano l'Anima.

Sono le sette Teste del Dragone dell'Apocalisse, che portano le Dieci corna e che si oppongono alle Sette Virtù: Quattro Cardinali e Tre Teologali. 

Sarebbe completamente inutile procedere quando questa fase ineluttabile non fosse compiuta.Ed allora ascoltiamo ancora l'Insegnamento degli Antichi Maestri : "...bisogna per prima cosa che il corpo sia disciolto, che le Porte siano aperte, affinchè la Natura possa operare..." ; "...secondo la purezza o l'impurezza dei Principi componenti lo Zolfo ed il Mercurio, si producono metalli perfetti o imperfetti...." ; "...non è possibile che si faccia nessuna generazione, senza corruzione..."

Infatti, non è possibile far evolvere l'Aspirante, nel senso in cui noi l'intendiamo, se egli non consente di ammettere, una volta per tutte, l'inutilità di tutto ciò che ha potuto acquisire un pò ovunque, in letture spesso mal digerite, o in insegnamenti non conformi alla Dottrina. Tutto ciò non farà che opporsi al suo instradamento mistico. 

La pseudo-conoscenza e la falsa saggezza non hanno niente da fare qui, egli deve ammetterlo. "...la Chimica è l'arte di distruggere i composti che la Natura ha formato, ma la Chimica Ermetica è l'Arte di lavorare con la Natura per perfezionarli..." ; "...abbi cura che il congiungimento del Marito con la sua Sposa, non si faccia che dopo aver tolto i loro abiti ed ornamenti, tanto dal viso che da tutto il resto del corpo, affinchè essi entrino nella tomba così puliti come quando vennero al mondo. 

E non sarà che dopo aver distrutto l'edificio interiore ormai degradato, che l'Apprendista potrà ricostruire sulle sue rovine, ripartendo su di una via completamente nuova per lui"; "...tu saprai allora che tutto il Magistero consiste in una dissoluzione prima, ed una coagulazione poi..."

DELLA MORTIFICAZIONE DEI NOVE SENSI

I sensi sono facoltà (l'Antica Scolastica diceva 'apparecchi'), che mettono l'uomo in relazione con il mondo esterno, e sono legati con gli organi del corpo fisico che ne sono gli strumenti. Si considerano generalmente solo i cinque sensi fisici: vista, odorato, gusto, tatto, udito. La teologia classica aggiunge loro due sensi interni, l'immaginazione e la memoria. 

L'Illuminismo accertò due sensi superiori psichici, quali la chiaroveggenza e la chiaroudienza. Vi sono quindi tre serie di: cinque, sette e nove sensi, a seconda del piano in cui ci si pone per studiarli. L'Alchimia Spirituale utilizza, evidentemente, quella di nove ed è quella che studieremo.

Il Tatto

Il senso del tatto non è pericoloso nel mondo profano, fintanto che non risvegli in noi delle passioni, o contatti suscettibili di ferire la nostra salute o la nostra vita.

Nel mondo Spirituale tutto appare assai diverso. Nel dominio del Tatto le carezze costituiscono richiami alla voluttà dei sensi e, come tali, possono condurre alla "lussuria".

Per l'Aspirante e nel dominio della Via Interiore, il contatto con oggetti carichi di una misteriosa potenza, può determinare il bene o il male. 

Si eviterà ogni contatto con resti funebri come crani ed ossa, con cadaveri (il cui trasporto e sepoltura a titolo meritevole, sarà evidentemente altra cosa), con cose funerarie, quali lenzuola, chiodi di bare, terra di cimitero e così via; inoltre, con libri e manoscritti che trattano di magia interiore o suscettibili di aver ricevuto una consacrazione magica di natura tale, da renderli veicoli spiritualmente malefici.

In questo stesso dominio, siano classificati i pentacoli di bassa magia, gli oggetti Rituali provenienti da uno stregone o da un Ministro del Culto feticista.

A maggior ragione ci si guarderà, come dalla peggiore ingiuria al Piano Divino, dal portare mani sacrileghe su cose consacrate o sante il cui contatto è proibito ai profani pena la perdita della consacrazione o peggio ancora. Presunzione che ha causato la perdita spirituale di certi maghi.

Egualmente ci si rifiuterà di subire, sotto un vago pretesto iniziatico, toccamenti in certe parti del corpo, toccamenti suscettibili di risvegliare i nostri centri di Forza. Essi debbono, al contrario, essere definitivamente addormentati, quando inferiori.

Nulla è più pericoloso di questi risvegli psichici inferiori, ottenuti da semiprofani che non ne conoscono l'incalcolabile portata, o che, subdolamente, usano il loro "discepolo" come soggetto d'esperienze, senza alcuna carità per il danno creato. 

Il senso del TATTO corrisponde all'elemento Terra.

Il Gusto

La ghiottoneria materiale non è, in genere, uno dei problemi preminenti dell'Aspirante. È tuttavia da sorvegliare, domare o ridurre. È il senso del Gusto a dover essere disciplinato. È, questo, il senso che ci fa dare importanza, e magari passione, alle ricchezze librarie, sia alle ricche e belle rilegature, che ai manoscritti e testi rari, o, ancora, alla qualità o al numero dei nostri libri.

È il Gusto che, felicemente educato, ci eviterà di cedere a simili errori così seducenti, dove la dolcezza d'inutili parole, il volo di frasi senza fondamento e di teorie senza profondità, non maschera che il vuoto, rischiando d'impantanare il ricercatore in falsi percorsi, privi d'insegnamento e senza alcun carattere iniziatico reale.

Il senso del Gusto corrisponde all'acqua elementare, ed è l'acqua, con le sue intelligenze misteriose che la Kabbalah chiama Ondine, dominio della Sensibilità. Si eviterà quindi di cedere ad una sensibilità priva di profondità. 

L'Amore è un termine troppo avvilito da molti lustri, una parola che non maschera, ben spesso, che il solo vuoto della fisicità. Il vero Amore è creativo, è l'Agape dei Greci e non suppone l'indulgenza o la debolezza d'innanzi all'errore, ma la cura della Giustizia e della Verità.

L'Odorato

L'uso immoderato dei profumi nel mondo profano, l'influenza che lasciamo loro prendere su di noi, non sono sovente che pretesti per soddisfare la nostra sensualità o incitarci alla voluttà. Medesimo pericolo si incorre nel dominio delle Combustioni Aromatiche, familiari agli Occultisti.

Le emissioni odorose che salgono dai bruciaprofumi e dagli incensieri, sono onde di richiamo destinate a "Mondi" ontologicamente differenti dal nostro. Non sono destinate a soddisfare il nostro odorato, nè il nostro infantile desiderio d'atmosfera mistica, ed ancor meno a sorprendere il profano, dandogli a credere che possediamo il "segreto" di certe fumigazioni misteriose e lasciandogli così supporre che l'evoluzione del suo sapere mistico ed il suo potere spirituale dipendano da banali impressioni olfattive.

Esse devono servire a creare in noi, in un momento preciso, un clima interiore che permetta di percepire il contatto spirituale, o l'azione di Esseri differenti da noi. D'altra parte, se vi sono emissioni odorose suscettibili di farci prendere coscienza di Mondi e di Entità superiori, ve ne sono altresì di suscettibili di farci scendere nel versante opposto.

Odori di cui non conosciamo le occulte proprietà, profumi incitanti la sensualità, profumi magici che non dominiamo e che potrebbero metterci in comunicazione con demoni, sono queste evidentemente le fumigazioni da evitare, mentre da impiegare, sono quelle indicate -e nei casi prescritti- dal Maestro. 

L'ODORATO corrisponde all'Aria elementare.
 
La Vista

Non ci sono che gli spettacoli suscettibili di risvegliare la sensualità sessuale, che sono di primo tratto da evitare, ma senza dimenticare di non cadere nell'eccesso opposto in quel dominio. S. Clemente d'Alessandria scriveva a tale proposito: "...non dobbiamo affatto vergognarci di organi che DIO non ha avuto vergogna di darci".

Ma ci sono, nel mondo, spettacoli malsani che eccitano gli istinti più grossolani nell'uomo. 

Ricordiamone alcuni, come combattimenti di galli o di animali in genere, corse o combattimenti con tori, caccia a cavallo o caccia moderna con battute, che sono massacri di animali senza giustificazioni. 

Da evitare accuratamente, esecuzioni capitali e tutti gli spettacoli simili. Ad uno stadio inferiore di gravità, troviamo i combattimenti di pugilato e di lotta; ma anche manifestazioni politiche ed arringhe sono, molto spesso, spettacoli poco elevati per l'uomo.

Per l'Occultista possono esservi il rapimento per certi libri o certe biblioteche, o il desiderio per certe collezioni o quadri, che possono eccitare curiosità o invidia, o l'avarizia del possesso di certi schemi o testi enigmatici.

Vi si può aggiungere la vista di certe vesti ed ornamenti che, se pure profani, simboleggiano significati che eccitano l'adulazione, l'orgoglio o la gelosia.

All'aspetto desiderio della Ghiottoneria, di possedere, di conquistare, di raggiungere, si affianca per contrappunto la collera, ove il desiderio e la fantasia vengano nei fatti frustrati; ma se queste cose incitano ad un quietismo spiacevole, troviamo la pigrizia.

Non dimentichiamo che vi sono letture che agiscono come il veleno nella nostra mente, per le reazioni che fanno nascere o suscitano in noi, violentemente.

L'Udito

Questa mortificazione (ancora un termine che evoca invincibilmente l'Alchimia pratica), legata a quella della Parola, ci sostiene nel non dire o intendere nulla che sia contrario alla prudenza, alla carità, alla purezza ed all'umiltà. Più ancora, per la carità, nulla che possa suscitare negli altri, come in noi, eco di uno o più dei Sette Peccati Capitali.

Si eviterà, quindi, di dilungarsi su certi racconti che possano scatenare in altri collera, rancore, gelosia, lussuria ed invidia.

Negli Occultisti, questa prudenza consisterà nel non dilungarsi su certi procedimenti o azioni magiche, teurgiche e mistiche, od il discutere sull'aspetto straordinario di certe esperienze spirituali o psichiche, o sulla rarità e l'interesse di certi libri.

Ciò allo scopo di non risvegliare, nell'animo dell'Aspirante, desiderio di potenza o di una vana curiosità, un'avidità di possesso nelle quali invidia, orgoglio ed avarizia, troverebbero terreni di crescita. 

Ed infine, si bandirà il rumore in generale, nell'atmosfera del quale l'Anima non potrebbe ritrovare se stessa, né riconoscersi. Le musiche di danze, disarmoniche e legate alla sensualità animale, le musiche marziali e le marce militari, come le fanfare di caccia, dissolvono egualmente ogni clima psichico favorevole alla crescita. 

L'UDITO è analogo al principio Sale.

Due sensi completano il quinario sensuale esteriore. Li studieremo ora.

L'Immaginazione e la Memoria

Sono queste due facoltà preziose, che forniscono all'Intelligenza i materiali di cui ha bisogno per esercitarsi e lavorare, ed alla Saggezza la possibilità di esporre la Verità con immagini ed argomenti che la rendono più penetrante e viva e, per questo, più attraente.

Non si tratta dunque di sminuire queste due facoltà, bensì di disciplinarle e subordinarle, nelle loro attività, al dominio della ragione e della volontà. Chè, incolte ed abbandonate a se stesse, popolerebbero la mente e l'animo di fantasie, di folle d'immagini e ricordi, facendo dissipare energie e tempo preziosi, susciterebbero tentazioni, inganni e ricadute. 

È assolutamente necessario metterle al servizio delle due Virtù Sublimali che, come già detto, sono l'Intelligenza e la Saggezza. Per meglio reprimere gli sbalzi di questi due sensi interiori, che sono l'immaginazione e la memoria, ci si applicherà d'innanzi a mantenere fuori dalla nostra coscienza e sin dall'inizio delle loro manifestazioni, tutte le immagini e tutti quei ricordi, indesiderabili e pericolosi, che suscitano realtà e desideri di possibili futuri o di immaginifici passati e che portandoci nel mezzo di tentazioni, passate-presenti-future, sarebbero ipso facto sorgenti di mancanze e di cadute.

Ma vi è spesso in noi una sorta di perverso determinismo psicologico, che ci fa passare da fantasticherie senza importanza a giuochi pericolosi di una mente parzialmente invasa. Ci si premunirà contro questo pericolo rigettando, immediatamente ed in modo incessante, pensieri inutili o sospetti che preparano la via ad altri pensieri e fantasticherie infinitamente più pericolosi, perchè i pensieri sono Esseri vivi ed agiscono come tali. 

Per l'Aspirante, il miglior metodo per riuscire in questa specie di "filtrazione", è sicuramente l'applicarsi totalmente al dovere del momento: per banale che possa apparire, è il nostro lavoro, sono i nostri studi e le nostre occupazioni abituali, se pur modeste e materiali, sono tutti i nostri doveri.

È questo anche, d'altronde, il modo migliore per far bene ciò che si ha da fare, concentrando così intelligenza ed attività nell'azione presente. Non dimentichiamo che l'immaginazione e la memoria hanno nell'Aspirante colto, terreno già preparato per lo studio delle scienze umane, profane ed occulte, senza le quali molti aspetti della Conoscenza superiore gli resterebbero oscuri.

È soprattutto attraverso l'esoterismo delle Scritture Iniziatiche Tradizionali che l'immaginazione avrà accesso alla Verità e la memoria potrà prepararsi alle certezze della Saggezza. 

Questi due sensi interiori corrispondono rispettivamente: l'Immaginazione al Principio Mercuriale, la Memoria al Principio Zolfo.

La Chiaroveggenza e la Chiaroudienza

Non bisogna confondere la Profezia con la divinazione spiritica. In quest'ultimo dominio le mille e una forma della mantica permettono, mediante entità non ben definite, "che non attingono mai dal Piano Divino" ma tutt'al più da piani intermedi, di accedere in modo più o meno chiaro, più o meno esatto, ad un avvenire più o meno prossimo, o di ritrovare elementi d'un passato anch'esso più o meno prossimo. 

La divinazione spiritica si contenta di una specie di convenzione, per mezzo della quale elementi codificati fanno accedere l'indovino/a o il medium al contatto con l'espressione di quelle entità di cui si parlava poc'anzi. Queste ultime si esprimono dunque con un simbolismo convenzionale stabilito implicitamente e tacitamente con lo spiritista.

Diversamente accade sul piano della Profezia. Le Scritture Tradizionali ci mostrano tre aspetti della profezia e tre generi d'interpreti, diversi tra loro. Primo il Ròch, o veggente, colui che vede con gli occhi dello Spirito ciò che gli altri uomini non vedono. Vi è poi Hozeh, simile al primo e con in più la caratteristica di servire a designare i Profeti o gli indovini dei falsi dei. Infine il Nabi, o interprete di Dio, che non è solo colui che vede, ma colui che parla anche suo malgrado il linguaggio Divino.

Bisogna però che il suo verbo non sia altro che il riflesso d'una audizione interiore, anche se istantaneamente associata alla sua parola. 

Il Ròch è il veggente che interpreta e traduce col suo linguaggio ciò che vede o crede di capire nella sua visione. Il Nabi è colui nel quale audizione ed elocuzione si fondono. Ciò che caratterizza questi due Araldi del Piano Divino è che non si manifestano mai per ragioni di poca portata ed importanza, o per problemi un pò troppo umani. 

Essi sono suscitati unicamente per fini generali o per la difesa di interessi superiori della collettività. L'uomo che veda svilupparsi in sé una di queste due facoltà, eviterà d'attivarla o di esercitarla su temi o in situazioni prive di spiritualità.

Soprattutto non dovrà immaginare, immediatamente, d'essere in relazione psichica con Dio, la Vergine Maria o d'essere messo dei grandi Arcangeli, ma sarà là dove il discernimento Spirituale gli indicherà come indispensabile.

Si rammenterà costantemente che ogni manifestazione di Entità inferiori o, a maggior ragione, di Spiriti Tenebrosi, è sempre ed in più punti caratterizzata da: grottesco, condizioni irragionevoli o poco definite, con situazioni che portano sempre in loro i germi dell'anarchia e della confusione. 

Se i periodi di manifestazione di quelle facoltà dovessero coincidere, nell'Aspirante, con un clima interiore di confusione immorale o amorale, se la sensualità sessuale si rivelasse più esigente, se teorie facilone accompagnassero questi fenomeni, si sappia bene ch'egli è vittima e zimbello di entità inferiori; con maggior ragione s'egli enunciasse teorie che adulano la sua natura astrale, il suo orgoglio, o che gli facciano sostenere d'esser stato notato o scelto per le sue qualità particolari, specie se intellettuali; o se si credesse chiamato a completare o modificare un Corpus tradizionale qualunque, magari sconvolgendone gli insegnamenti

Ciò che caratterizza il Profetismo è l'essere integrato nel quadro di una rivelazione e, se parla realmente in nome di essa, non ne potrebbe divenire spirito di contraddizione o sorgente di sconvolgimento. Il Profeta è sempre il posseduto dallo Spirito Santo. l'Indovino è sempre il posseduto da uno Spirito intermedio. Il medium è sempre il posseduto da un defunto. Situare le sorgenti dei loro vaticini è situare il livello della loro Spiritualità.

La Chiaroveggenza corrisponde al Mercurio dei Saggi, la Chiaroudienza allo Zolfo.

In conclusione, la mortificazione dei nove sensi dell'Uomo deve abbracciare l'insieme delle sue attività biologiche e psichiche, portate sul corpo e sull'animo, poichè è l'Uomo nella sua interezza che, se non assolutamente disciplinato, sarebbe occasione di caduta. In tal caso, a dir la verità, sarebbe la Volontà a peccare, ma essa avrebbe per complici e per strumenti il corpo con i suoi sensi esterni, e l'animo con i suoi sensi interiori. Allora, di nuovo, l'Anima sarebbe prigioniera e di un carceriere più tristo di prima.

Gli alchimisti, tanto reticenti su tutto ciò che concerneva la Grande Opera, non hanno avuto cura di esser chiari sul fuoco di questa, nè sui gradi di calore necessari alla riuscita dei loro lavori.

La conoscenza della condotta termica e di quella dei gradi di calore, era considerata da essi come una delle chiavi più importanti dell'Opera : "...molti alchimisti sono nell'errore, perchè non conoscono la disposizione del fuoco, ch'è la chiave dell'Opera, giacchè esso dissolve e coagula nello stesso tempo, ed è ciò che essi non possono afferrare perchè accecati dalla loro ignoranza...

Infatti una volta preparata la Materia, solo la cottura poteva cambiarla in Pietra Filosofale. ...io non vi prescrivo che di cuocere, cuocete all'inizio, cuocete alla metà, cuocete alla fine e non fate altro..."

Gli alchimisti distinguevano tre tipi di Fuochi:

  • Il Fuoco Umido, il bagnomaria che fornisce una temperatura costante.
  • Il Fuoco Artificiale o Sovrannaturale, che designava gli acidi. Gli alchimisti avevano notato che gli acidi producono un innalzamento della temperatura, nelle loro diverse reazioni, ed anche che hanno sui corpi lo stesso effetto del Fuoco, disorganizzandoli e distruggendone rapidamente il loro aspetto primitivo.
  • Il Fuoco naturale o Fuoco Ordinario, ottenuto con una combustione.

Naturalmente gli alchimisti non impiegavano - nè carbone, nè legna- per riscaldare l'Uovo Filosofico. Sarebbe occorsa una costante sorveglianza ed anche così sarebbe stato pressochè impossibile mantenere una temperatura costante. Così l'Adepto si adirava contro i soffiatori ignoranti che si servivano del carbone: "...a che prò queste fiamme violente, poichè i saggi non adoperano affatto -carboni ardenti, nè legna accesa- per fare l'Opera Ermetica."

I filosofi ermetici usavano impiegare una lampada ad olio, un lucignolo d'amianto, il cui uso è facile e che dà calore uniforme. Questo è il fuoco che essi hanno tanto velato e di cui nessuno ha mai parlato apertamente.

Sul piano dell'Alchimia Spirituale, il Fuoco è costituito dalla Preghiera: "Ora et Labora", prega e lavora. Il nostro Fuoco, però, non è identificabile con quelle pratiche, che giacciono più su posizioni barocche, nè con modi e ritmi di respirazione.

Anche le pratiche comunemente conosciute sotto il termine generale di "Hatha Yoga" sono enfatizzate in Occidente, come suscettibili di conservare salute e giovinezza. Ma l'esperienza non prova che gli occidentali che vi si dedicano arrivino finalmente all'Illuminazione o magari semplicemente alla misticità, nè che la loro trascendenza ne risulti accresciuta.

Se si realizzano questi obiettivi, essi si devono ad altre conoscenze come la pratica del Bhakti Yoga, del Dhyani Yoga, o ancora del Karma Yoga, del Samadhi Yoga e, per concludere, del Raja Yoga. Gli alchimisti ammettevano parecchi gradi al loro fuoco, a seconda che l'Opera fosse più o meno avanzata.

Essi pervenivano a regolarlo aumentando il numero dei fili che componevano il lucignolo: "...fà prima un Fuoco dolce, come se tu non avessi che quattro fili al tuo lucignolo, finchè la Materia non cominci a diventar nera. Allora aumenta, metti quattordici fili, la Materia si lava e diventa grigia. Infine, metti ventiquattro fili ed avrai la bianchezza perfetta..."

Qui abbiamo, nel dominio dell'Alchimia Spirituale, un'indicazione preziosa nel suo esoterismo.

La purificazione dell'impulso sessuale e suo dominio

Aggiungeremo alcune precisazioni per un dominio in cui la lotta è particolarmente difficile e penosa: quello del desiderio sessuale, e delle violente passioni che ne derivano, fonte di tanti errori, disillusioni, dolori e crimini.

La chiave di questa liberazione risiede nella giusta collocazione del concetto temporaneo e passeggero della bellezza corporale e della gioia puramente carnale. Essa è molto semplice ed antica. Ci si ricorderà dapprima che la necrosi guadagna assai rapidamente, nelle tombe, le spoglie corporali allorchè l'Anima le ha lasciate. 

Consiste in un annerimento progressivo delle carni, le quali passano da una sfumatura bianco-rosa, al nero-ebano più assoluto. Allora, su queste carni così necrotizzate, si svilupperanno strani funghi, di un verde giada molto vivo, dai sette ai dodici millimetri di diametro per il capo e di circa un centimetro di altezza. Nell'oscurità questi funghi brillano d'una luminescenza verdastra.

La tecnica purificatrice del desiderio sessuale consiste allora, durante una meditazione priva di qualsiasi fumigazione, nel visualizzare la "donna-uomo ideale", tali a come li si immagina nei propri desideri, e dotati di tutto lo splendore e di tutta l'attrattiva possibile, che si stagliano luminosi su di uno sfondo totalmente scuro, con il profilo che sembra rischiararsi dall'interno, seduti immobili, nella posizione detta del "loto".

Ma solo il viso, il busto e le braccia hanno quella perfezione ideale; le anche, le gambe, l'addome e gli organi sessuali, in tutti i loro dettagli, in questa visualizzazione, sono necrotizzati come descritto sopra. 

Le unghie, nere, sono lunghissime, avvolte su se stesse in volute, e lo scarnamento delle dita ne ha liberate le radici. Questa meditazione, in tutta la gamma dei suoi possibili particolari, può essere usata, oltre che per una persona fisica, per qualsiasi soggetto che scateni una passione da cui si desideri liberarsi.

Questo metodo è assai duro, anche se assolutamente efficace. Se ne consiglia l'uso nei riguardi di ogni passione astratta, o oggetto inanimato. Tuttavia potrebbe rivelarsi pericoloso per un'Aspirantedebole, a cui consigliamo un altro sistema. I novizi dei conventi Tibetani praticano, innanzi ad un ossario, ciò che i Maestri chiamano "la meditazione dell'Orribile". 

L'addestramento consiste nel saper visualizzare sotto ogni forma umana vivente, lo scheletro che questa diverrà fatalmente un giorno, simbolo della Morte che l'uomo porta in sè costantemente. Allora si potrà, forse, raggiungere quella libertà per cui un veggente esclamò: "Costui ora si è gettato il mondo dietro le spalle!"


I Sette Peccati Capitali

Nella Kabbalah Ebraica è detto che all'Albero della Vita corrisponde nel mondo manifesto, un Piccolo Albero della Vita chiamato "Kallah", la Fidanzata. Rovesciato ed in sua opposizione, corrisponde "Qliphah", la Prostituta del Piccolo Albero della Morte.

Sull'Albero della Vita fioriscono e s'irraggiano le Sephirot, o sfere della manifestazione evolutiva. Sull'Albero della Morte fioriscono e s'irraggiano iQliphot, o sfere della manifestazione involutiva. Anche nella Tradizione Cristiana, alle Sette Virtù si trovano opposti i Sette Peccati. 

E come questa Ebdomada è incoronata da due Virtù Sublimali, Intelligenza e Saggezza, due manifestazioni tenebrose vi si oppongono, l'Accecamento (dello Spirito) e l'Errore (fondamentale). Studiamo tutto quest'insieme malefico dal Piano Spirituale.


L'Avarizia

L'Avarizia porterà il mistico perduto ad un isolamento totale e sterile. Svelare, rivelare, insegnare, trasmettere tutto ciò che egli stesso ha ricevuto ed appreso da altri, gli sarà sempre cosa dolorosa ed urtante. Ammucchierà libri e manoscritti, documenti ed Iniziazioni, ma non concepirà mai che egli non possa essere altro che un semplice strumento di trasmissione.

Le filiazioni iniziatiche a cui egli sarà potuto essere unito, lo frazionerà di nuovo, moltiplicando le prove, i gradi, le classi, ed ottenendo solamente di ritardare al massimo l'istante in cui sarà in obbligo di terminare la sua parte, e, dell'allievo di ieri, farne il Pari di oggi e forse il Superiore di domani. 

L'AVARIZIA corrisponde alla Terra ed è il contrario della Prudenza, suo stesso eccesso.
 
La Gola

La golosità porterà l'Occultista a divorare a dismisura tutti i documenti, libri, trattati e schemi che troverà accessibili. Le dottrine più disparate e diverse, gli insegnamenti, anche i più opposti tra loro, le più strane mescolanze, non lo scoraggiano.

Avido di tutto ciò che adula la sua curiosità ed il suo appetito di conoscenza, egli ingurgita il tutto ad ogni modo e, se a questo strano miscuglio si vorrà aggiungere l'orgoglio personale, tenterà di estrarne una propria dottrina che si assicurerà di completare, magari modificandole, con parti monche della Tradizione Iniziatica, che avrà saccheggiate e mescolate.

Se, al contrario, sarà la pigrizia a mescolarsi al suo appetito ottuso, l'eccesso stesso di tutte le più disparate conoscenze, mal digerite da una mente pigra, gliele farà un giorno repentinamente restituire ed egli tornerà al materialismo, che stimerà più riposante. 

La GOLOSITÀ corrisponde all'Acqua ed è il contrario della Temperanza.
 
La Lussuria

La Lussuria farà entrare un certo sensualismo in tutti i domini iniziatici nei quali questo tipo di Occultista sarà indotto ad operare. Egli sarà, a priori, sempre ostile alle Dottrine troppo spirituali o troppo ascetiche; sempre pronto a sostenere la necessità di transigere in maniera assai liberale, sulle esigenze della natura umana (inferiore).

Delle religioni e delle dottrine in cui la sensualità recita una parte, (tantrismo, gnosticismo licenzioso e magia sessuale e sensuale), egli si farà difensore e, solo per questa ragione, affermerà che un'organizzazione iniziatica mista sarà assai superiore ad un'altra, esclusivamente maschile o femminile. 

Ma, soprattutto, questo difetto si eserciterà nella facilità con cui trasmetterà sconsideratamente le iniziazioni e gli insegnamenti di cui è depositario, ad interpreti inadatti ed estranei a questa Scuola. Cederà, per la medesima ragione e con altrettanta sconsideratezza, segreti iniziatici ad individui, per ottenerne i favori.

Ed infine, come per le fornicazioni e gli adulteri spirituali rimproverati ad Israele dai Profeti e dal Cristo, egli si farà, forse, anche seguace di dottrine, iniziazioni e cerimonie, spesso di segno opposto. 

Non esiterà, per suo interesse, per suo piacere, o anche per sua semplice curiosità, a rivolgersi verso correnti di Forze inferiori o astrali, allorchè scorgerà che le Forze Superiori non gli rispondono, non potendogli quindi servire in questi domini. 

La LUSSURIA corrisponde all'Aria e si oppone alla Giustizia.

La Pigrizia

La Pigrizia porterà l'Aspirante smarrito verso una specie di quietismo, dove l'inazione dell'Anima e l'assenza di ogni opera esteriore gli faranno considerare la perfezione come banale amore per Dio. Resterà cieco ai mali degli esseri che lo circondano o, vedendoli, non farà nulla per alleviarli, stimandoli quale equo risultato dei loro errori passati.

Giungerà a disinteressarsi anche di se stesso, rimettendosi alla Provvidenza per accedere alla salvezza della perfezione morale, considerando così l'Ignoranza una via tanto sicura, quanto la Conoscenza Spirituale.

La PIGRIZIA corrisponde al Fuoco rovesciato e s'oppone alla Forza.

L'Invidia

L'Invidia porterà il piccolo-iniziato a desiderare non solo i primi posti ed i piccoli-onori, ma non esiterà a ritardare, e magari a combattere, l'avanzamento altrui se v'indovina o vi teme una superiorità che può eclissare la sua. Userà lo "spegnitoio" su fatti e persone, dottrine ed insegnamenti, su libri e documenti, se suscettibili di nuocere al suo prestigio ed interesse.

Non avrà posa se non possiederà più degli altri, considerando un'offesa qualcosa che non possa ottenere, anche se ben deciso in anticipo a non servirsene perchè all'opposto intellettualmente, od anche perchè non ne comprende l'utilizzazione.

L'INVIDIA corrisponde al Principio Sale e si oppone alla Carità.

 
La Collera

Manifestandosi in lui la collera, l'Aspirante perderà disciplina e controllo su se stesso. Il suo autoritarismo e la sua straripante attività non gli permetteranno di comprendere come altri, in condizioni simili, siano meno avvantaggiati di lui. I suoi giudizi saranno affrettati, quanto definitivi; la sua irruente impazienza lo porterà a maltrattare i qualitativamente inferiori, i deboli e gli ignoranti. E se ha la disgrazia di divenire odioso, forma più tenebrosa dell'invidia, le sue piccole-conoscenze, potrebbero fare di lui un mago Nero. La COLLERA corrisponde al Principio Mercuriale e si oppone alla Carità.

 
L'Orgoglio

Lo si è chiamato da più parti: "il padre di tutti i mali". Nell'Aspirante, l'Orgoglio lo porterà a considerarsi superiore ad ogni profano e da tutti molto diverso, e questo perchè intellettualmente solo un pò arricchito.

Egli s'immaginerà volentieri in possesso di segreti e d'insegnamenti che sono stati svelati solo a lui; s'immaginerà spesso predestinato ad una certa missione, che solo lui può svolgere, giustificato dai suoi meriti e qualità speciali. Spesso afferma di essere stato questo o tal'altro importante personaggio in vite precedenti. 

Da tutto questo clima -ed altro ancora- egli acquisirà un solido ed altezzoso disprezzo per quello che definisce l'umanità profana. E circondato da un esilio "dorato", resterà nell'impossibilità di percepire o riconoscere che, magari vicino a lui, dissimulate nella banalità di esistenze modeste, operano

Anime di scelta mille volte superiore alla sua. In breve, nel passato come nel presente e nel futuro, egli è colui a cui tutto è dovuto e di conseguenza tutto può esigere. L'ORGOGLIO corrisponde al Principio Zolfo e si oppone alla Fede.

I Sette Vizi raddoppiano i Sette Peccati Capitali e ne sono in qualche modo i frutti: l'Imprudenza, frutto dell'Avarizia; l'Intemperanza, frutto della Golosità; l'Ingiustizia, frutto della Lussuria; la Codardia, frutto della Pigrizia; l'Odio, frutto dell'Invidia; l'Alterigia, frutto della Collera; l'Ignoranza, frutto dell'Orgoglio. L'Uomo è così punito dove ha peccato.

Le due Cristallizzazioni spirituali

Due Virtù Tenebrose si oppongono alle Due Virtù Sublimali: l'Accecamento s'oppone all'Intelligenza, l'Errore alla Saggezza.

L'Accecamento: Questa Potenza Tenebrosa ci toglie il discernimento degli Spiriti e ci mette nell'impossibilità di percepire all'interno delle specie e degli oggetti materiali cosa li lega ai Poli opposti del Bene e del Male, della Luce e delle Tenebre.

Essa ci vela il senso nascosto delle parole, ottenebra immediatamente l'esoterismo ed il senso superiore dei Testi, ci fa preferire "la lettera che uccide" allo Spirito che vivifica. 

E, cosa ancora più grave, ci impedisce l'accesso al senso profondo delle Scritture Cristiane o di ogni Libro Santo, se ci proviene da un'altra religione.

Infatti, egli regna Signore nell'animo di ogni materialista e di ogni ateo, allorchè questi sono tali tanto per un atto deliberato della loro volontà, quanto per una discesa progressiva verso l'accecamento in conseguenza di una noncuranza cosciente.

Ci vela le realtà spirituali dissimulate sotto le apparenze e si può dire che, per essa, le Verità Eterne divengono inaccessibili all'uomo "perduto".

L'Errore: Questa Potenza Misteriosa ci porta la confusione interiore, ci toglie il senso del Bene e del Male, del Giusto e dell'Ingiusto, del Bello e del Brutto, del Buono e del Cattivo.

In questi domini, ogni discriminazione si cancella a poco a poco, ma dove egli diviene più grave è quando ci offusca il senso del vero, dell'autentico, in materia religiosa. 

Per l'Errore, l'Aspirante sperduto non è più in grado di percepire ciò che gli è utile, e quando l'Anima è giunta così lontana, nell'immersione nella Materia e nella discesa verso le Tenebre Spirituali, si può difficilmente scorgere una risalita con i propri mezzi.

Nell'impossibilità di distinguere ciò che ha perduto, di giudicare nettamente la sua situazione, l'Aspirante smarrito scambierà qui, e facilmente, il Male per il Bene e s'immaginerà, con ostinazione, d'essere sul cammino della Luce, mentre è su quello delle Tenebre. 

È nell'animo del Satanista che questa Potenza irrompe e s'irradia con ampiezza, deviando, con la sua Luce Nera, altri ciechi verso un Punto Determinato.

FILOSOFIA ERMETICA

La Prima Materia riceve il suo sostentamento dal FIAT o Verbo della creazione. Ed il Verbo proviene dal Padre, e per suo mezzo tutte le cose furono create. E lo Spirito emana dai Due, ed è l'aria divina che dà vita. Così l'aria rende viventi tutte le cose elementate. Il fuoco riscalda tutte le cose, l'acqua le rinfresca, le disseta e le ristora.

La terra nitrosa, come una madre nutre e conserva tutte le cose. Così il fuoco ha generato l'aria e l'aria a sua volta alimenta il fuoco così ch'esso viva. Infatti l'aria cambiata in acqua è il nutrimento del fuoco, ed in questo elemento acqua e umido radicale, cioè nell'untuosa e grassa umidità radicale, brucia il fuoco. 

E la terra, come un contenitore di sali nitrosi, porge il nutrimento, e nel suo seno abitano questi elementi tutti, perchè nel suo seno si trova il sulfureo sale nitroso della Natura.

La cosa buona ed unica che il Superno ha creato in questo mondo visibile. Questo unico sale, madre degli elementi, è l'acqua che la Natura contiene nel suo ventre. Un Fenice che vive nel Fuoco. 

Un pellicano che dà vita col proprio sangue ai suoi figli morti. È il giovane Icaro annegato, la cui nutrice è la terra, l'aria è sua madre ed il fuoco suo padre, l'acqua la sua purificazione e la sua bevanda.

Una pietra che non è pietra, un'acqua che non è acqua, ma una pietra con forza di vita ed un'acqua con potere di vita, un sulphur, un merkur, un sale che la Natura tiene nascosti in se stessa e che nessuno che non sia saggio conoscerà, nè vedrà mai. Il Supremo concede i Suoi doni per il lavoro.

Il Vetriolo Filosofico

"Esistono due vetrioli -ci dice un maestro- o piuttosto il vetriolo può presentarsi sotto due forme, il Vetriolo Puro ed il Vetriolo Impuro o volgare...". Effettivamente vi è, come ebbe ad affermare anche Paracelso, l'Anima di ciò che è conosciuto come Elemento Predestinato, in tutte le cose.

Questo Elemento Predestinato si compone di Sale, di Zolfo e di Mercurio, ed è immerso e disseminato in una massa formata di flemma e terra morta, dannata; ciò ci da il Corpo, tale e quale lo vediamo. La Terra Morta è, evidentemente, l'Hilé degli Gnostici.

Ne abbiamo un esempio nei vegetali: cosa sono gli alcaloidi come chinina o anicotina, se non i principi puri ed attivi di questi vegetali? Se privati di questi principi, essi restano senza forza e senza azione.

Se nell'Alchimia fisica, supponiamo di sopprimere questa flemma o terra morta, avremo il Vetriolo Puro. Sarebbe altrimenti Vetriolo impuro e l'Opera sarebbe tanto più difficile e lunga, quanto maggiore l'impurità e minore la quantità d'Elemento predestinato.

È questo Vetriolo Puro la base dell'Opera Ermetica, la Materia prima dell'Arte.

È il Sale che, per una serie di operazioni, prenderà la forma delMercurio o Fuoco Segreto, e, per un'intima unione tra Fisso e Volatile, ci darà lo Zolfo, la Calamita Filosofica che attrae lo Spirito Universale, il "Sale Armonico". Questa serie d'Operazioni è racchiusa nella frase: "Visita Interiora Terrae, Rectificando, Invenies Occultam Lapidem" definizione d'un procedimento alchemico interiore ben conosciuto dai Kabbalisti, riassunto poi in VITRIOL : "Visita l'interno della Terra e, rettificando, troverai la pietra nascosta".

S'intravede ora, come deve svolgersi la prima operazione d'Alchimia Spirituale: l'Interiorizzazione alla ricerca del Sè. Recita un testo: "...non domandare la Fede, per poter pregare poi. Prega prima, e la fede inonderà la tua Anima.

Ma non ho detto abbastanza, affinchè tu sappia che devi ormai formarti un Corpo Mistico, che si sostituirà in tutti i tuoi atti al corpo visibile, per impiegare finalmente le tue forze immateriali, e così vivrai nell'iperfisico, e là è la vita..." "...coordina dunque tutte le tue azioni e tutte le tue impressioni, al fine di formare un insieme armonico perfetto. Sforzati d'acquistare l'estrema lucidità del tuo intento.

Allontanati da ciò che contamina la vista, non ascoltare ciò che profana l'orecchio, esalta in te il sentimento nella personalità, per sforzarti poi di assorbire questa in seno all'Assoluto..."

Alla Vista, non offriremo che letture, un gabinetto di lavoro, laboratorio ed oratorio, strettamente limitati a quelle tre qualità.

All'Udito interiore, testi dalle profonde risonanze a quelle tre note. Le parole, le frasi, i pensieri, portano con sé un'anima insospettata, un testo profondamente meditato, pensato e ripensato da centinaia di Adepti, diventa in qualche modo un'armonica, in una successione di Parole di Potere.

All'Odorato, creeremo un clima particolare, con fumigazioni frequenti al momento delle orazioni o delle nostre meditazioni. Sopprimeremo ogni miscuglio evocante un clima psichico diverso e non adatto o praticato in dottrine straniere, ma soprattutto di quei luoghi e di quelle operazioni che riguardano la magia pratica. Ma torneremo su quest'argomento.

Al Tatto, offriremo il contatto dei vecchi libri ermetici letti e riletti, meditati e conservati con amore da coloro che ci precedettero sul Cammino. Un'opera antica è sempre superiore ad un libro nuovo.

Ogni oggetto si carica a poco a poco nel corso della sua vita incosciente, e la psicometria ne dà dimostrazione definitiva; il ricercatore ci lascia sempre qualche cosa della comprensione o della incomprensione, inevitabilmente mischiate. Resta nondimeno, nell'incavo delle sue pagine, la Potenza del suo sforzo teso allo scopo.

Al Gusto, riserveremo l'arte di scegliere, con saggezza e buon "gusto", gli elementi generali di questo quadro essenzialmente occidentale, rosacrociano ed ermetico. Non utilizzeremo simbolismi troppo marcati da una qualunque confessione; lasciamo tutte queste formule in Catene, dove si parla per non dir nulla.

E non ci legheremo con riti ed usi comuni alle masse che, per camminare verso uno Scopo identico, non vanno affatto per la nostra stessa Via. Rammenteremo che la Potenza degli Eggregori è tale da attrarre e cedere Forza a coloro che sapranno fondersi ai Loro Rituali.

Come l'Universo e l'influsso degli Astri irradiano secondo disegni e cicli ben determinati l'Evoluzione dell'Opera Ermetica, così, nel "cielo interiore", l'Aspirante vedrà lo svolgersi di una successione di "stagioni" simboliche.

Alla "stagione mistica" di ogni Virtù Cardinale, corrisponderà dunque una stagione terrestre, un Elemento, un Temperamento, un Modo Ascetico ed un aspetto del Tetramorfo Divino con l'Arcangelo corrispondente:

Apostolo Virtù Card Dono dello S.S. Stagione Ascesi Elemento Arcangelo Luca Prudenza Consiglio Autunno Silenzio Terra Uriel Matteo Temperanza Timore Inverno Solitudine Acqua Gabriele Giovanni Giustizia Pietà Primavera Digiuno Aria Raffaele Marco Forza Coraggio Estate Veglia Fuoco Michele

Così: alla Prudenza corrisponde il Silenzio e la Terra; alla Temperanza corrisponde la Solitudine e l'Acqua; alla Giustizia corrisponde la Fame e l'Aria; alla Forza corrisponde la Veglia e il Fuoco.

Si ritrovano queste quattro mortificazioni tanto nel Cristianesimo, che nel Buddismo e nell'Islamismo. In particolare, nella Sfinge con la sua tetralogia ben nota agli Occultisti:
 
SAPERE VOLERE OSARE TACERE
Acqua Aria Fuoco Terra
 
che corrispondono ai quattro elementi, disposti esattamente come nella base della Tetractys Ermetica.

 
Il Silenzio

Il Silenzio può essere:

Silenzio della lingua, che consiste nell'astensione dal parlare diversamente che "per Dio" o "con Dio" o con "un altro Dio".

S'intenderà per "altro Dio" il contatto con il Maestro.Silenzio del Cuore, consiste nella rinuncia di ogni pensiero diretto agli Esseri o alle Cose Create.

Il Silenzio, solo, conduce alla Conoscenza di Dio. "Pensa a Dio più spesso che non respiri..." È la Via prima dell'Aspirante. Il Silenzio corrisponde alla Terra e alla Prudenza.

 
La Solitudine

La Solitudine è il mezzo per assicurare il Silenzio alla lingua. Infatti eviteremo di mischiarci materialmente agli altri, alla folla profana, alle futili preoccupazioni per futili desideri e futili obiettivi. Separa nella mente, se necessario, gli uomini dalle donne, gli uomini e le donne.

Il monachesimo è stata la prima Via per l'Iniziato, ed evitare interiormente il contatto degli Esseri e delle Cose del mondo grossolano è la Via Prima dell'Adepto.

Essa obbedisce a tre moventi:

  1. Evitare il Male proveniente dal Prossimo;
  1. evitare il Male che si può fare al Prossimo;
  1. rendere permanente la compagnia del Maestro che si ha nell'Assemblea.

La Solitudine, sola, conduce alla Conoscenza del mondo e corrisponde all'Acqua ed alla Temperanza.

La Fame o il Digiuno

Il Digiuno consiste nella riduzione del nutrimento, con la conseguenza naturale di una diminuzione dei bisogni fisici. Essa deve essere assicurata nello spirito di povertà, modestia, dolcezza, calma, purezza. Che l'Aspirante ricordi i digiuni di tutti i grandi Profeti.

I quaranta giorni di digiuno nella terribile solitudine del deserto di Giuda, al termine del quale il Maestro Gesù ebbe l'apparizione di Satana, il Principe delle Tenebre, e la Prova della triplice tentazione. Ed il Cristo spiega agli Apostoli come, nella guarigione di un posseduto, certi demoni siano scacciati solo dal digiuno.

La Fame, sola, conduce alla Conoscenza di Lucifero e corrisponde all'Aria, di cui egli è Principe (Paolo, Ef. 2,2), ed alla Giustizia.

 

La Veglia

La Veglia è frutto della Fame poichè questa scaccia il sonno inutile, spesso reso pesante da una nutrizione troppo abbondante. Ora, vi sono contatti tra Uomo ed Assemblea "Celeste" che al Principio non possono riuscire che nel sonno, traendo vantaggio da uno sdoppiamento dell'Anima fuori del Corpo, lontana dalla sua Vibrazione grossolana.

Una quiete suscettibile di liberare l'Anima, è il sonno che ha luogo durante un digiuno importante. Ma la nostra Veglia ha altri scopi che sono: La Veglia del Cuore, che ricerca istintualmente la Contemplazione. La Veglia dell'Occhio, la Visione, che realizza ed oggettiva questa nel cuore, (il Tempio Interiore o Uovo Filosofico), definendola.

La Veglia, sola, conduce alla Conoscenza dell'Anima e corrisponde al Fuoco ed alla Fede.

GLI ELEMENTI DELLA GRANDE OPERA

La Terra dei Filosofi: la Prudenza

La Prudenza è un principio d'azione morale che perfeziona la ragione pratica dell'uomo, affinchè in ciascuna delle sue azioni egli disponga ed ordini ogni cosa come conviene, comandando a se stesso, ed a tutti coloro la cui azione è subordinata e ne dipendono, ciò che conviene fare ad ogni istante, per la realizzazione perfetta di ogni Virtù.

Essa è costituita, nelle sue applicazioni correnti, da diversi aspetti: Il ricordo delle cose passare, o memoria; chiarezza di vedute nei principi d'azione generale , o particolare; la riverenza per ciò che hanno determinato i più saggi che ci hanno preceduto; la sagacità di scoprire ciò che sarebbe impossibile domandare repentinamente ad altri; il sano esercizio della ragione, applicato ad ogni azione; la lungimiranza e la determinazione voluta al momento dell'azione, e riguardo la sostanza di questo atto; la circospezione verso tutto ciò che comporta detto atto; la precauzione verso tutto ciò che potrebbe mettervi ostacolo e comprometterne il risultato.

La Prudenza è, a dirla schietta, la virtù del comando: Comando a se stessi, o prudenza individuale. Comando nella famiglia, o prudenza familiare. Comando nella società, o prudenza reale. Un dono dello Spirito Santo corrisponde alla Virtù della Prudenza, ed è il dono del Consiglio.

Con questo nome s'intende una disposizione superiore e trascendente, che perfeziona la ragione concreta e pratica dell'uomo. Questa disposizione particolare la rende, allora, pronta e docile a ricevere tutto ciò che è necessario all'illuminazione. 

Essa viene in soccorso della ragione umana ogni volta che si rende necessario poichè, anche provvista di tutte le virtù, acquisite od infuse alla sua nascita, la ragione umana resta sempre soggetta all'errore o alla sorpresa, nell'infinita complessità delle circostanze che possono intervenire nella sua azione, sia per essa stessa, che per altri. In tutto ciò, l'insieme delle trappole che la Prudenza ci permette di evitare.

Virtù determinante allo sviluppo, è la prima a dover cercare di assimilare e, con lei, il dono del Consiglio. La Virtù della prudenza ed il dono del Consiglio si raggiungono con la pratica del Silenzio e della Meditazione, e corrispondono alla Terra dei Filosofi. Terra Filosofica.

L'Acqua dei Filosofi: la Temperanza

La Temperanza è la Virtù che mantiene, in tutte le cose, la parte affettiva e sensibile nell'ordine della ragione, affinchè essa non porti indebitamente ai piaceri che attraggano particolarmente i cinque sensi esteriori.

Si manifesta nei seguenti modi: La continenza che consegue dal non seguire i movimenti scomposti delle Passioni. La clemenza nel moderare, secondo la Virtù di Carità, l'azione correttiva su coloro che hanno commesso del male, che la Virtù di Giustizia esige di veder corretto ed espiato come necessario ed ineluttabile. 

La mansuetudine dell'evitare il movimento interiore della passione d'equità, che altro non è, esteriormente, che la Collera. La modestia consiste nel raffrenare, moderare o regolare la parte emotiva in cose meno difficili delle precedenti, come il desiderio del proprio eccellere, il desiderio di conoscere ciò che non ci è immediatamente necessario o utile ai nostri fini ultimi, le azioni e le attrazioni esteriori del nostro corpo carnale ed infine, la nostra apparenza nella maniera di comportarsi, vestirsi, ornarsi.

Alla Virtù della Temperanza corrisponde un dono dello Spirito Santo ed è il dono del Timore, che consiste nel tenersi d'innanzi alla Rivelazione Tradizionale, che ci presenta una conoscenza di DIO, con santo rispetto in ragione della eccellenza e della bontà della Maestosità Divina.

E non si tema nulla quanto l'esporsi ad allontanarsi da Lui, a causa dei nostri errori e delle nostre mancanze. Inoltre, il dono del Timore, avuto riguardo all'eccellenza dei fini ultimi che la Rivelazione Tradizionale ci trasmette, ci fa considerare tutte le cose del mondo grossolano, che risvegliano il piacere dei sensi volgari, come pericolose o perfettamente inesistenti.

La Temperanza ed il dono del Timore si raggiungono con la pratica del Silenzio, e corrisponde all'Acqua dei Filosofi. Acqua Filosofica.

L'Aria dei Filosofi: la Giustizia

La Giustizia è la Virtù che ha per scopo il far regnare tra gli Esseri un'armonia di rapporti, fondata sul rispetto di ciò che costituisce, a diversi gradi, i loro beni morali o fisici, spirituali o materiali, ed il regolare i nostri stretti doveri riguardo tutte le cose e tutte le creature. Come tale si distingue dalla Carità che, per uno spirito differente, è meno sottomessa a norme limitative.

La Giustizia fa regnare la Pace e l'Ordine nella vita individuale, come nella vita collettiva. Si applica tanto ai beni temporali, quanto alla reputazione ed alla dignità spirituale del prossimo. Il dono dello Spirito Santo che corrisponde alla Virtù di Giustizia, è il dono di Pietà.

La Pietà consiste nell'abituale disposizione della Volontà a rendere l'uomo pronto a ricevere la manifestazione diretta e personale dello Spirito Santo, ponendolo a contatto con Dio, la Causa Prima, nei più lontani misteri della Sua Vita Divina; come un Padre, teneramente e filialmente riverito, servito ed obbedito.

Ci guida la Giustizia, a trattare con tutti gli altri uomini, come con tutte le altre creature ragionevoli, Angeli, Spiriti e Demoni, nei nostri rapporti con essi, come lo domanda il Bene Divino e Superiore che ci unisce tutti, a gradi diversi, nella Causa Prima, come Padre della grande famiglia divina. 

Il dono di Pietà è certamente ciò che mette il "Sigillo di Perfezione" ai rapporti che gli uomini possono e debbono avere, sia tra loro che con Dio. È il coronamento della Virtù di Giustizia e di tutto ciò che essa regola. La Giustizia e il dono di Pietà si raggiungono con la pratica del Digiuno, che corrisponde all'Aria dei Filosofi. Aria Filosofica.

La Forza è la Virtù che ha per fine la perfezione dell'ordine morale nella parte emotiva e sensibile dell'uomo. Consiste nel resistere ai più gravi timori, così come a moderare gli impulsi d'audacia più arditi, affinché l'uomo non si allontani mai dal suo dovere.

La Forza si manifesta sotto diversi aspetti: La magnanimità nell'affermare la speranza verso opere grandi e belle, che si desiderino compiere. La magnificenza di una disposizione della parte emotiva ad affermare ed accrescere l'impulso della speranza verso ciò che è arduo e costoso da compiere, verso tutto ciò che è doloroso e faticoso da realizzare.

La pazienza di sopportare con stoicismo, e sino alla Reintegrazione finale, tutto il dolore che ci viene dalla vita presente, nel sopportare gli interventi ostili o sacrileghi degli altri uomini verso l'Opera o nei loro rapporti con noi, e quello delle forze del Male all'occasione della Battaglia.

La perseveranza di combattere il timore della durata di uno sforzo e senza badare al suo possibile insuccesso.

Il dono dello Spirito Santo che corrisponde alla Virtù di forza, è il dono di medesimo nome, altrimenti chiamato Coraggio. Se la Forza non riguarda che gli ostacoli ed i pericoli che l'uomo ha il potere di sormontare o di subire, il dono corrispondente dello Spirito Santo si rivolge ai pericoli ed ai mali che non sono assolutamente in facoltà dell'uomo -solo- affrontare vittoriosamente.

Così il dono di Forza o di Coraggio permette di vincere il dolore che accompagna la separazione, nella morte fisica o psicologica, da tutti i legami della vita presente, e di mantenere l'attenzione per il solo bene superiore che li compensa e li supplisce all'infinito: la Reintegrazione e la vita eterna che ne deriva. 

Questa sostituzione, effettiva, facile e desiderata della Reintegrazione, a tutti i dolori e miserie della vita terrestre, malgrado tutte le difficoltà e tutti i pericoli che si addensano sul Sentiero dell'uomo in marcia verso lo Scopo Supremo, dolori e miserie che la Morte fisica riassume tutti, questa sostituzione è l'Opera particolare dello Spirito Santo.

Lo scopo essenziale di questo dono è, infatti, la Vittoria dell'uomo sulla Morte e su tutti i terrori che essa ispira. La Forza ed il dono del medesimo nome, si raggiungono con la pratica della Veglia che corrisponde al Fuoco dei Filosofi. Fuoco Filosofico.

Il Principio Sale: La Carità

La Carità è la Virtù che ci eleva ad una vita di comunicazione con le Potenze Celesti, intermediarie del Piano Divino, e con il Piano Divino stesso, se sia di sua felicità e giudizio farlo.

La Carità come aspetto di contatto e di comunicazione mistica, suppone in noi due cose: una partecipazione alla Natura Divina che, divinizzando la nostra, ci eleva al di sopra, e a dispetto di ogni ordine naturale umano ed angelico Oltre dunque al modo ultimo di manifestazione nella creazione mondana e sino a quello proprio di DIO e facendo di noi degli dei secondari evidentemente, ed introducendoci nella Sua intimità: Salmo LXXXII: "Dio sta nell'Assemblea Celeste, Egli giudica tra gli Dei..." ; Vangelo di Giovanni, X,34: "Ho detto, voi siete degli dei..."

Dei Principi d'azione proporzionati a questo stato divino e che ci mettono in grado di agire da veri agenti secondari, figli di Dio e come agisce Lui stesso, conoscendolo come Lui ci conosce, amandolo come Lui ci ama e compiacendoci in Lui come Lui si compiace in noi.

Queste due realizzazioni mistiche sono intimamente legate alla presenza, nell'Anima dell'Adepto, della Carità assoluta che sgorga da un atto d'amore totale, con il quale l'Uomo vuole a Dio quel bene infinito che la Fede gli ha rivelato, e che prova anche per se stesso e per tutti gli altri uomini.

La Carità comporta anche altri aspetti secondari: La Misericordia che c'impietosisca sul dolore degli Esseri, in tutti gli aspetti della vita, e che si soffra di questa miseria e di questa angoscia come proprie, realmente ed intimamente proprie.

La Generosità che ci fa essere sempre ed immediatamente portati ad ostacolare il Male ed a facilitare il Bene, tanto nel dominio spirituale che in quello materiale. L'uomo, essere dotato di una coscienza che non partecipa ai suoi compromessi, non saprebbe ignorare né il Male, né il Bene, conoscendo l'uno e l'altro, pretendersi al di là, al di fuori dell'uno o dell'altro, e cioè eludere le proprie responsabilità. 

Il dono dello Spirito Santo che corrisponde alla Virtù di Carità, è il dono di saggezza che non bisogna però confondere con la Virtù Sublimale di questo nome. Il dono di saggezza, che non sarà la Saggezza, fa si che l'uomo sotto l'azione occulta dello Spirito Santo, giudichi ogni cosa con la sua ispirazione prendendo per norma e per regola propria i giudizi della più alta e sublime di tutte le Cause, la Saggezza Divina, tale quale essa si è degnata manifestarsi a noi, con la Fede che è lo Zolfo dei Filosofi.

La Carità corrisponde, nella Vita iniziatica, al voto di povertà (essenzialità della vita): il Disinteresse ai beni, agli onori, ai piaceri di questo mondo inferiore, è con questo voto di Povertà che si raggiunge egualmente il dono di saggezza.

Il Principio Mercurio: la Speranza

La Speranza è la Virtù che rende la nostra volontà sostenuta dall'Azione divina che, venendo essa stessa verso di noi, ci conduce alle Verità Eterne, quali la Fede ce le rivela e come ciò che può e deve essere la nostra completa illuminazione.

Questa Virtù è assolutamente inaccessibile senza la Fede, che presuppone necessariamente, giacché è la Fede sola che dà alla Speranza oggetto e motivo sul quale basarsi.

Il dono dello Spirito Santo che corrisponde alla Virtù di Speranza è il dono della Scienza, la quale sotto l'azione dello Spirito Santo, deve poter giudicare con certezza assoluta e verità infallibile, e senza affatto usare il naturale procedimento del ragionamento, ma intuitivamente, il vero carattere delle cose create in tutti i loro rapporti con quelle della Speranza. 

Che esse debbano essere ammesse e professate o servire a scopi o soggetti per la nostra condotta, affermando così immediatamente, ciò che nel mondo Naturale è in armonia con le Verità Eterne, o al contrario, è loro opposto.

La Virtù di Speranza corrisponde, nella vita iniziatica, al voto di Castità, che non ha nulla in comune con la continenza sessuale. Ed è la Castità che permette all'uomo di liberarsi poco alla volta della servitù dei sensi.

Così come permette alla comune coppia umana, agendo in modo naturale e legittimo, la continuazione della creazione delle forme della specie, senza decadere o depravarsi reciprocamente. È con il voto di Castità che si raggiunge egualmente il dono della Scienza.

Il Principio Zolfo: la Fede

La Fede è la virtù che rende la nostra intelligenza fermamente aderente e senza dubbio d'ingannarsi, benché essa non percepisca questo in modo intelligibile, a tutto ciò che gli giunge attraverso il canale della Rivelazione Tradizionale e di conseguenza da Dio stesso, nella Sua Volontà di comunicare all'uomo del Suo fine ultimo per lui, che è la Reintegrazione e sull'esistenza d'un mondo invisibile di cui quello dell'uomo non è che il riflesso imperfetto e rovesciato.Il dono dello Spirito Santo che corrisponde alla Fede è l'intelligenza, che però non va confusa con quella Virtù sublimale dallo stesso nome.

Il dono d'intelligenza, che non è dunque l'Intelligenza, aiuta la Virtù di Fede nella conoscenza della Verità divina, permettendo allo spirito dell'uomo sotto l'azione dello Spirito Santo, di penetrare il senso velato, nei termini e nelle affermazioni della Rivelazione Tradizionale, per poterla comprendere, ed almeno avvicinare i Misteri più profondi mantenendone intatto tutto il suo compendio d'importanti significati. La Fede corrisponde, nella Vita Iniziatica, al voto d'Obbedienza e che permette anch'esso il raggiungimento del dono d'intelligenza.

L'Argento dei Saggi: l'Intelligenza

L'Intelligenza è l'attributo di ciò che corrisponde alla visione, all'intuizione, alla penetrazione ed all'informazione. Come tale dunque, l'Intelligenza è la Gnosi delle Cose Divine, la Scienza del Bene e del Male, ma quale loro percezione distinta. È lei che ci dà il discernimento degli Spiriti e la possibilità di percepire sotto gli aspetti, o forme fisiche, il loro collegamento ai Poli del bene o del male, della Luce o della Tenebra. 

L'Intelligenza ci fa penetrare nel senso occulto delle parole e delle lettere dei testi esoterici e nel loro significato superiore; ci allaccia al senso profondamente velato delle Sacre Scritture e dei Libri Santi e ci rivela "...il simbolismo superiore dei Segni Sensibili: Riti, Simboli, Oggetti e Materie Sacramentali..." Ci permette d'afferrare, con la mente fisica, realtà spirituali nei riflessi imperfetti delle apparenze, ci mostra le cause e gli effetti.

Nell'Alto simbolismo Spirituale della Tradizione, ci accosta alla realtà del sangue del Cristo, versato sul Calvario come Atto purificatorio per le nostre Anime ed Atto di riconciliazione; e nel fianco trafitto del Cristo, da cui il Pellicano ermetico della Rosa?, ci rivela la sorgente invisibile ed unica dei Sacramenti essenziali.

Questa Virtù ci mostra l'Eterna Realtà , raggiunta dalla Fede, sotto una luce tale che, pur senza mai comprenderla in modo totale, ci rinsalda nella nostra certezza e non solo intuitivamente, come con la Fede, ma come ragionevole chiara-visione.

Ad un più alto livello, essa ci dà una visione di Dio non già rivelandoceLo, -ciò è impossibile-, ma facendoci comprendere con certezza assoluta ciò che Egli non potrebbe essere. L'Intelligenza ci rivela dunque quella che un Maestro indica come "La Tenebra Divina".

L'Oro dei Saggi: la Saggezza

"La Saggezza consiste nella scelta del migliore fra i dati accessibili all'Intelligenza." Presupponendo dunque questo, la Saggezza non opera nel suo seno che per eliminazione. È la sottomissione spontanea, intelligente e comprensiva, ad un bene che percepisce predominante. Come tale, è una discriminazione tra atto di Bene o di Male nella Scienza di questi due Opposti. 

Se Intelligenza è Conoscenza, Saggezza è l'uso che se ne fa; in qualche modo l'aspetto superiore dell'azione della Fede, della Carità e dei Principi Mercurio e Sale. La Saggezza ci fa giudicare tutte le cose, giudicandole in conformità della più Alta di tutte la cause e dalla quale tutte le altre dipendono, mentre essa non dipende da nessun'altra. 
 
Ed è in questa Virtù che l'Adepto può raggiungere il più alto grado di conoscenza accessibile ad un Essere incarnato, poiché questa non risiede più in un fenomeno di percezione generale, come nell'Intelligenza, Scienza del Bene e del Male, ma in un fenomeno di percezione particolare che è solamente Scienza del Bene e della sua conoscenza assoluta. 
 
È ancora nella Carità la base della nascita in noi della Saggezza; infatti la Carità sgorga da un atto di amore totale dell'uomo verso Dio e la sua Creazione che la Fede gli ha fatto conoscere, quello stesso amore che ora vuole per lui e per tutti gli altri esseri, coscientemente inseparabili da DIO.
 
Da questo momento, non vivendo che questo Bene, avendolo compreso e definito, non potrebbe più confonderlo con il suo contrario, se non per un atto di volontà negativa.
 
E di tutto ciò che gli porterà delle cose, la "rete della sua intelligenza", della visione di tutti i "possibili" di Dio, sarà di quest'atto d'amore totale ch'egli si servirà come Pietra di Paragone. "La Saggezza sarà il filtro epuratore dell'Azione dell'Intelligenza in lui."

La Pietra d'Acqua

Non è possibile indagare a fondo le scienze e la Sapienza ed imparare a comprenderle correttamente se una Luce speciale non illumina ed aiuta il lettore e gli apre gli occhi. 

Questa Luce è fatta in modo che colui che la possiede, anche nelle più grandi tenebre, anche senza nessun'altra luce, può egualmente vedere; e colui a cui essa manca, anche nella piena luce di mezzogiorno resterà cieco.
 
Chi arriva a possedere una tale Luce, a costui è possibile sapere come tutto si manifesta dall'origine primordiale, vedere e riconoscere tutte le stelle, il centro dei cieli nel cuore della Natura e delle creature, e fino al più profondo degli inferni. 
 
Vedere come è forgiata l'Aura catena Homeri, e come sono collegati gli anelli, il superiore con l'inferiore, il celeste con il terrestre.
 
Come essi sono collegati attraverso il MEDIO e come la stella a sei punte, che è il segno, sia intrecciata, e come questa Luce risplendente attraverso la Natura, che rende l'invisibile visibile, lo spirituale corporale, e di nuovo converte l'uno nell'altro.
 
Anche sotto quale forma, peso, misura, scopo, essa tutto ripartisce con estrema Arte nei tre regni del mondo sublunare.
Traduz. di A. Pancaldi

Il Fuoco dei Filosofi: la Preghiera

Il senso del divino, nell'uomo non rigenerato, si esprime principalmente attraverso l'emotività religiosa e per mezzo di riti, cerimonie e sacrifici. Riveste la sua più alta espressione nella Preghiera, che accompagna necessariamente questo insieme.
 
"I Santi Uomini di Dio, quando vogliono camminare sui Trentadue Sentieri di Saggezza, cominciano a meditare sui versetti sacri e si preparano convenientemente con sante orazioni." Ma la preghiera, come il senso del sacro che esprime, è un fenomeno spirituale. 
 
Ed il mondo Spirituale è fuori dall'attacco di ogni tecnica sperimentale, anche moderna. Il dominio scientifico comprende, felicemente, la totalità dell'osservabile e può, con l'ausilio della fisiologia, estendersi sino alle manifestazioni dell'iperfisico, mai al metafisico.
 
Come raggiungere dunque una conoscenza reale della Preghiera? Sarà attraverso l'osservazione sistematica dell'uomo che prega, che apprenderemo in cosa consiste questo fenomeno, come si produce, ed i suoi effetti.

La Preghiera ha sempre rappresentato lo sforzo dell'uomo per comunicare con Entità incorporee o metafisiche: antenati, guide, santi, archetipi, dei, o con la Causa Prima, sommità della Piramide, o forse solo con se stesso. Lungi dal consistere in una vana e monotona recitazione di formule, la vera Preghiera rappresenta nell'uomo uno stato mistico, in cui la coscienza si avvicina all'Assoluto. 

Questo stato non è di natura intellettuale, così da restare inaccessibile quanto incomprensibile al filosofo razionalista e all'erudito ordinario. Per pregare bisogna fare lo sforzo di tendersi costantemente verso la Divinità: "Pensa a Dio più spesso di quanto non respiri... e delle cortissime, ma frequentassimo invocazioni mentali, mantengono l'uomo nella presenza di Dio." "La vera preghiera è figlia dell'Amore, è lei il sale della Scienza che fa germogliare nel cuore dell'uomo come nel suo terreno naturale. 

Essa trasforma tutte le sfortune, perché è figlia dell'Amore, perché bisogna amare per pregare e si deve essere virtuoso per amare." "Ma questa preghiera così efficace, può mai venire da noi? Non occorre che ci venga ispirata, pensando poi solamente ad eseguirla con attenzione e ripeterla con esattezza?...

Chi ci concederà d'essere come fanciullo verso la Voce che c'ispira?.." Ma vedremo poi cosa va inteso con questa 'voce ' che parlando in noi c'ispira a raggiungere ..."il Fuoco introdotto in una Forma"...

Vi è un altro ruolo nella Preghiera, quello di Costruire ed Operare in "regioni spirituali" che restano al mondo materiale sconosciute ed inesplorabili: "Ora et Labora" va soprattutto inteso nel suo significato ermetico. Per l'uomo non ancora acceso sarà, invece: "lavorare è come pregare". Quindi se nel mondo profano lavorare è come pregare, in quello Spirituale costruire, o lavorare, è demandato alla Preghiera: "..La Fede è la sostanza delle cose sperate." (S. Paolo)

L'Orante si costruisce in un diverso livello, "in un altro mondo", quella Forma Gloriosa, quel Corpo di Luce indicato dal Maestro, e la Gerusalemme Celeste, la sua "Città Celeste", nata dal suo Tempio Interiore, che ne fu l'Archetipo iniziale. Avviene così un'Opera di reversione dall'Energia Celeste primitiva, ad una proiezione dell'Opera terrestre nel piano Celeste. 

Si può ammettere allora che l'uomo che non prega, non tesse la propria immortalità, privandosi così d'un prezioso tesoro. In ogni caso, ciascuno di noi troverà al di là della morte, ciò che avrà, durante la vita fisica, sperando di trovare, voluto realizzare. L'ateo andrà verso il nulla, l'Aspirante verso un'altra vita.

Psicologicamente, il senso del divino sembra essere una pulsione sorta dal più profondo della nostra natura, un'attività fondamentale presente sia nel primitivo, che nell'uomo civilizzato, e le cui differenziazioni sono legate ad altri, anche se fondamentali, attributi quali il senso della morale, o estetico, e la volontà personale. 

La storia ci mostra come nelle Nazioni, la perdita del senso del sacro e del senso della morale nell'uomo, abbia condotto sempre alla decadenza ed al loro asservimento a popoli più forti nelle loro Tradizioni Spirituali. La dispersione di grandi popoli e di grandi civiltà, non ultime quella Greca e Romana, ne rimangono il triste esempio.

D'altronde anche il senso del Divino montato all'eccesso, sino a raggiungere lo stadio d'intolleranza, fanatismo e cecità spirituale, ha condotto allo stesso risultato. È nella rottura degli equilibri, dall'accesso di assenza, all'accesso di presenza del senso di fede nel sacro, che sta il raggiungimento dello stadio di crisi nell'uomo, come nell'insieme di uomini.

L'uomo, quale composto di tessuti liquidi ed organici, è permeato da un elemento, nel concreto imponderabile, chiamato "coscienza". Ora, poiché il corpo fisico -summa di quei tessuti e liquidi- è per la sua esistenza legato ad un regolare rapporto con il mondo concreto, è allora permesso supporre che la coscienza che lo abita si estenda oltre il continuum fisico, sino al suo simile, l' "universo spirituale", tanto da permettere il contatto tra due Mondi differenti, anche se differenti solo nella limitatezza delle umane percezioni. 

Se il corpo formale non può fare a meno, per il suo sostentamento, dell'universo materiale nel quale attinge gli elementi per la sua conservazione, (ossigeno, azoto, idrogeno, metalli ed altro sino al carbone, proteine, amminoacidi e così via), attraverso le attività nutritive e respiratorie, altrettanto si evidenzierebbe dall'universo spirituale da dove la nostra coscienza attingerebbe i principi atti alla propria conservazione ed alla sua "salute".

Cosa impedirebbe dunque di vedere in quella regione, chiamata Universo Spirituale, la sede di quella Causa Prima che le ordinarie religioni chiamano Dio? In caso affermativo, allora la Preghiera potrebbe considerarsi l'Agente di relazione naturale fra la nostra coscienza ed il suo ambiente, allo stesso titolo della respirazione e della nutrizione per il veicolo fisico. Non risulterebbe quindi pregare, più di quanto ne risulterebbe il respirare, il pensare, il mangiare o il bere.

Il contatto con lo spirituale va considerato, a tutti gli effetti, l'equivalente d'una funzione biologica, e come del tutto normale e naturale per una parte dell'uomo. Trascurare quest'attività, sarebbe come atrofizzare il proprio Principio, l'attivazione del quale, va sottolineato, è indipendente dal Sistema (d'invocazione) usato. 

"...molte nevrosi sono causate dal fatto che molti vogliono restare ciechi alle proprie aspirazioni religiose, al seguito d'una passione infantile per i lumi della propria ragione." (C.G.Jung)

Conviene doverosamente distinguere nell'argomento, la vaga ripetizione di formule ripetute senza che il proprio spirito, il Fuoco, vi prenda parte ed in cui solo le labbra abbiano una attività reale. Questo non è pregare. Bisogna che l'Uomo Interiore voglia che l'Uomo del Desiderio stia attento e dinamizzi ciò che labbra e cervello emettono congiuntamente.

Assieme all'intuizione, senso morale, senso estetico ed intelligenza, il senso del divino dà alla propria Personalità umana il pieno vigore; ed è fuor di dubbio che la riuscita nell'impegno che è la propria vita, domandi d'ottenere il massimo sviluppo ed integrazione tra le nostre attività fisiologiche, emotive, intellettuali, e spirituali.

Lo spirito è, ad un tempo, ragione e sentimento e noi dobbiamo amare la bellezza e la conoscenza tanto quanto la bellezza nella Morale o nella Forma pura e nell'azione. "..per ricordarne il nome, un uomo deve aver fatto un figlio, piantato un albero e scritto un libro" (Platone).

La Preghiera diviene dunque il complemento ed utensile essenziale nell'Opera di Trasmutazione nell'uomo. Essa ne è il Fuoco ed il Crogiuolo, e non potrebbe non esserne il Cuore in cui austerità, solennità ed ascesi, ne sono gli elementi combustibili dalle purezze iniziali. L'Opera è lunga per la "Via Umida" e dura secondo le parole della Scrittura.... "Sino a quando non appare il giorno (la Luce dell'Anima) e la Stella del Mattino si leva nei nostri cuori" (Pietro, II Epistola 1-10)

Il Rituale dell'Eucaristia rappresenta nel suo Cerimoniale la Grande Opera con gli elementi che la compongono: la coppa, il Pane-Materia, il vino Acqua-Spirito, l'evocazione, l'elevazione liturgica, la precipitazione e la Trasmutazione e Santificazione.

Sono questi alcuni degli elementi da considerare, e vediamo ora, su tale argomento, quello che ci ricorda l'esperienza d'un Fratello, Vescovo della Chiesa : Nella celebrazione della Santa Eucaristia, vi sono molti simboli che riguardano la monade, l'ego e la personalità.

Innanzitutto, per i tre elementi della Trinità, l'Ostia rappresenta Dio Padre od anche la Divinità una ed indivisibile; il Vino rappresenta il Dio Figlio, il cui Sangue è stato versato nel Calice di forma materiale; l'Acqua rappresenta lo Spirito Santo, lo Spirito che era presente al di sopra dello specchio delle acque, ed anch'esso è simboleggiato dall'acqua.

Considerando poi la divinità dell'uomo, l'Ostia significa la Monade, la totalità, la causa invisibile di tutte le cose. La Patena significa il triplice Spirito attraverso cui la monade agisce sulla materia.


Il Vino indica l'individualità versata nel calice del corpo causale, l'Acqua rappresenta la personalità che è così intimamente mescolata ad essa. Passando all'effetto della Comunione, la forza dell'Ostia è essenzialmente monadica ed agisce più potentemente su tutto ciò che nell'uomo dipende dalla diretta azione della monade; la forza del Calice supera quella dell'ego, il Vino ha una forza molto potente sui livelli astrali superiori e l'Acqua emette delle vibrazioni eteriche.

Quando l'officiante fa sul Calice le tre croci con l'Ostia, vuole fortemente che l'influenza del livello monadico scenda sull'ego nella sua triplice manifestazione, e dopo, quando egli fa le due croci tra il Calice ed il suo petto, attrae quell'influenza nei suoi corpi mentale ed emotivo, per poterla poi completamente irradiare sui fedeli.

Questo simboleggia i primi stadi dell'evoluzione, quando la monade è sospesa sulle sue manifestazioni inferiori, agendo su di esse, ma senza toccarle mai. Similmente il sacerdote tiene sospesa l'Ostia sul Calice, senza che una tocchi l'altro prima del momento stabilito. Quando il sacerdote lascia cadere un frammento di Ostia nel Calice, simboleggia la discesa d'un raggio della Monade nell'ego (l'Anima). Solo questo, per il momento, è dato scrivere.

La Reintegrazione Universale


Sappiamo che la reintegrazione universale del Cosmo e di tutte le Creature spirituali e materiali, è lo scopo ultimo dell'Alchimia Spirituale. Secondo l'autentica tradizione Rosa? infatti, l'intero universo si è degradato con l'Uomo, suo guardiano iniziale. Vi è in Genesi un passo a cui nella chiesa exoterica si dà poca attenzione: "...ormai il suolo non produrrà che spine e roveti e la Terra sarà maledetta a causa tua..." (Genesi 2, 17-18).

Questa frase evoca invincibilmente l'Hilè degli Gnostici che stava ad indicare la Materia Prima del mondo inferiore dell'Universo, e nel greco antico stava ad indicare quello che appariva selvatico e non dissodato, terreni e boschi, e l'hilè s'oppone al concetto biblico di Eden, che significa, al contrario, ciò che appare curato, il giardino e, per estensione, l'ordine, l'oriente, la luce.

Adamo abitava il Giardino dell'Eden sino alla sua discesa nel mondo del Desiderio e dopo aver conosciuto, per essernene nutrito, il Bene ed il Male. (Questo dramma rappresenta il momento dell'individualizzazione del genere umano raffigurato come Adamo Kadmon prima ed in Adamo separato, come Adam-Evé, nella separazione dei sessi e nella perdita della memoria di gruppo e la nascita dell'idea del peccato originale. L'Eden era divenuto l'Hilé.

Come egli aveva rivestito una veste di foglie quale integrazione del Regno vegetale, poi pelli d'animale, altra allegoria della sua integrazione, ma questa volta del Regno animale (Genesi 2, 7-21) , così l'Eden si cristallizza e si oscura. Al Giardini di Luce, frutto d'un piano superiore, succede un Universo fisico in cui lo spessore dei suoi materiali, trattenendo la luce, lo rendono tenebroso e le Forma appaiono pesanti ed oscure. "...uomo, il male è ancora più grande.

Non dire più che l'Universo giace sul suo letto di dolori, dì che l'Universo è sul suo letto di morte. E spetta a te rendergli gli ultimi doveri, spetta a te riconciliarlo con quella Sorgente pura da cui egli discende, quella Sorgente che non è Dio, ma uno degli eterni Organi della Sua Potenza e da cui l'Universo non dovette mai essere separato.

Sta a te, ti dico, riconciliarlo con essa, mondandolo di tutte le sostanze di illusione e menzogna di cui non cessa d'impregnarsi dopo la Discesa, ed a discolparlo di aver passato tutti i suoi giorni nella vanità..." "...apprendete qui un segreto immenso e terribile, Cuore dell'Uomo tu sei l'unica Via attraverso la quale il Fiume della Menzogna e della Morte s'introduce ogni giorno sulla Terra.


Cuore dell'Uomo quanti secoli occorreranno per strappare da te quel lievito estraneo, che t'infetta? Sentite gli sforzi dolorosi e strazianti che fanno i mortali per fare questa semenza di morte?

Piangiamo, poichè nel cuore dell'Uomo, che doveva essere l'ostacolo delle Tenebre e del Male, domina il regno dell'abominio e dell'errore. Piangiamo, affinchè il Male trovi chiuse tutte le Porte e sia costretto ad errare cieco, nella spessa notte delle sue tenebrose Caverne..."

I Maestri affidarono al primo Eletto le Chiavi della Reintegrazione Universale ed al secondo quelle della Riconciliazione Individuale. Ma è evidentemente inutile interessarsi all'azione della Rigenerazione dell'Universo, se non si conduce un'Azione simile e parallela in noi stessi.

Nondimeno, lo si vede già, tutto si lega armoniosamente in questo insieme. Riprendiamo allora la venerabile scienza che ci ha guidato, nelle pagine precedenti, alla rigenerazione del mondo metallico.

L'Alchimia tende a riprodurre, in quella ridotta scala dell'Universo che è il matraccio, l'azione dell'Artigiano Universale alle prese con elementi disorganizzati ed imperfetti, armonizzandoli ed amalgamandoli per fonderli nella loro perfezione finale.

Così che questo insegnamento, con la sua Operazione di lungo respiro, costituisce la Grande Opera. Questa Arte mette nelle condizioni il suo discepolo di sorprendere, di seguire e di poi riprodurre, tutto il processus misterioso, attraverso il quale l'Animatore Divino conduce il suo "giuoco d'Amore".

Questo è il Magistero Filosofico per eccellenza, l'Arte che insegna all'uomo le operazioni probatorie che lo condurranno alla Certezza assoluta. Ed è sempre lei, il Maestro veridico che darà Gnosi e Fede.

Le Operazioni degli ELETTI-COHEN, comportano tre elementi distinti:

a) Esorcismi, destinati a stroncare l'azione demoniaca in seno agli Universi, ad impedire i loro effetti sugli uomini, a rompere il loro potere sull'Operatore ed i suoi discepoli, ad ottenere la limitazione o la cessazione di certi flagelli, ad annullare le Operazioni di Magia Nera.

b) Evocazione-Invocazione, destinati a stabilire il contatto con il mondo Angelico e con la Comunione dei Santi (la Gerarchia); in quest'ultima l'Operatore sceglierà dei Patroni, particolari, e nel mondo Angelico dei Guardiani o delle Guide, a seconda del Servizio da rendere. Procedendo nelle sue Ordinazioni, il Cohen prende contatto con Gerarchie sempre più elevate, essendo i contatti precedenti i Ponti di accesso ad Esseri sempre più elevati.

c) Preghiere, rivolte a Dio nelle Tre Manifestazioni della SS Trinità, destinate ad ottenere la Sua Grazia e la Sua Misericordia al fine della Reintegrazione. Esse vanno ad integrare le Evocazioni ed Invocazioni, e sono destinate a meglio indirizzarle ed ampliarle, elevandone il processo Vibratorio nell'uomo.

L'insieme di questo Culto in quanto Liturgia comprende Dieci qualità d'Operazioni contenute nell'Albero Sephirotico : 

1) Culto dell'Espiazione, nel quale l'uomo manifesta il suo pentimento, nella riconversione sia dai propri errori, che dalla Caduta del prototipo iniziale, l'Adamo Kadmon. Ne risulta un'Ascesi ed un Rituale Penitenziale. Sephira Malcuth.

2) Culto della Grazia Particolare, Generale, durante la quale l'Operatore, sostituendosi all'insieme dell'Umanità Terrestre, la fa partecipe dell'Operazione Individuale. Sephira Yesod.

3) Culto contro i demoni, difensori della Tenebra dell'Ignoranza e servitori della degradazione, sin dall'inizio dei Tempi dell'Opera, che essi operano a mantenere per aggravare il giogo del Potere Oscuro sull'Umanità. con gli esorcismi, in particolare quelli delle Operazioni degli Equinozi, il Cohen combatte per ricacciarli e per mantenerli fuori dall'Aura Terrestre. Sephira Hod.

4) Culto di Prevaricazione e di Conservazione, proseguimento della precedente, questa operazione consiste nel combattere ed eliminare gli Adepti della Magia Nera, della stregoneria, e soprattutto nel perseguire tutti gli Spiriti Decaduti che ne sono gli ispiratori. Sephira Netzah.

5) Culto contro la guerra, come l'Omicidio è il più grave di tutte le Colpe, l'omicidio collettivo è il più grave di tutti i crimini. Il Cohen lotta contro le Potenze dell'Odio tra le Nazioni e tenta di stornare le loro Azioni e, in caso d'impossibilità, egli porta il soccorso della Teurgia alla parte ingiustamente aggredita, o a quella che esprime, o rappresenta, indiscutibilmente il Diritto Morale superiore, al di fuori d'ogni aspetto politico o materiale. Sephira Tiphereth.

6) Culto d'Opposizione ai nemici della Legge Divina, quale operazione Teurgica avente per scopo ultimo la lotta per annullare o fare abortire tutte le azioni umane tendenti a mantenere, diffondere e rafforzare il dominio dell'ignoranza e dell'egoismo, sotto qualunque forma si celi: ateismo, satanismo, negativismo d'ogni genere quali, dottrine, scritture, propagande politiche o settarie, distorsioni della Verità. Sephira Geburah. 

7) Culto per ottenere la discesa dello SS, operazione Evocativa, avente quale fine l'adombramento dello Spirito Santo, l'Intelligenza Attiva del Logos, e l'infusione dei suoi doni. È, nel modo più specifico, la "Via Interiore" a cui si fa riferimento in questo Trattato, e lo scopo ultimo dell'Alchimia Spirituale nell'Uomo. Sephira Chesed.  

8) Culto di Rafforzamento della Fede e nella Perseveranza della Virtù Spirituale Divina, operazione che ha per scopo ultimo la comprensione dei Misteri Divini, che permette all'Emulo di rafforzare la sua Fede in una Visione assoluta e definitiva. Sephira Binah. 

9) Culto per la "fissazione in Sè" dello Spirito Conciliatore Divino, è l'accoglimento totale con una totale apertura di Sè, senza condizioni, dello Spirito Santo, di dove vorrà condurci e di cosa vorrà renderci. Questa operazione è rappresentata simbolicamente dalla discesa delle "lingue di Fuoco" nella Pentecoste, dall'insegnamento dell'Illuminazione finale, con i doveri che essa comporta nei confronti dei Fratelli privi di Vista, e nei riguardi dell'Assemblea Celeste. A questa Azione possono applicarsi le parole dette durante la Consacrazione dello stato di vescovo: "Accordagli, o Signore, di essere artigiano di Riconciliazione, in Parole ed in Opere, per la Potenza dei Segni e dei Prodigi..." Sephira Chokmah. 

10) Culto che dedica tutte le Operazioni dell'Anno al Creatore. Questa parte comprende l'insieme delle Consacrazioni, Benedizioni e Ringraziamenti, con le quali l'Operante rende Sacre l'insieme delle Azioni umane, suscettibili ad esserlo. In Grazia e Virtù della Reintegrazione Universale, ogni Atto e Parola deve essere inserito in un "quadro rituale", avente quella stessa Reintegrazione quale scopo ultimo, da cui i Ringraziamenti e le Benedizioni dei frutti della Terra, dei frutti del Lavoro e della Famiglia, nei Riti religiosi ed Iniziatici e della Costituzione di Sacramenti ed altre ancora, sono Operazioni sorelle e parallele, alle Cerimonie Religiose, poichè hanno gli stessi scopi e determinano gli stessi fini e perseguono le parole dell'Apostolo Paolo, che ci esorta: "Vi scongiuro dunque, innanzi tutto affinchè si facciano suppliche, preghiere, voti e azioni di grazia, per tutti gli uomini, per i re e per tutti coloro che sono elevati a costituire autorità, affinchè possiamo condurre una vita tranquilla e quieta...Questo è gradito a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini vengano salvati e vengano alla Conoscenza della Verità. Infatti vi è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo." Paolo, I Lettera a Timoteo 2,1-5. Anche l'Antica Alleanza l'aveva compreso: "Cercate anche la pace della città alla quale vi feci andare in esilio e pregate Dio in suo favore, poichè nella sua pace ci sarà per voi stessi pace." Geremia, XXIX,7

Traduzione della Tavola Smeraldina: Ermete Trismegisto

È vero, senza menzogna, verissimo, che ciò che è in alto, è come ciò che è in basso, per compiere i prodigi di un'unica cosa.
E come tutte le cose vennero da una cosa sola, per volontà e comando dell'Unico che le pensò, così anche nascono tutte le cose da questa cosa una, secondo l'ordine della Natura.
Suo padre è il Sole e sua è madre la luna, l'aria lo porta come fosse nel suo seno, la Terra è la sua nutrice e sostentatrice.
Questa cosa è all'origine di tutte le cose perfette che ci sono al mondo.
La sua forza è illimitata e si riversa in terra.
Separa allora la terra dal fuoco, ed il sottile o fine dal grossolano o spesso, delicatamente, con grande industria e modestia.
Sale dalla terra al cielo e di là scende nuovamente in terra, assume in sé la forza delle cose superiori ed inferiori.
Così avrai la gloria di tutto il mondo.
Perciò sfuggirà da te ogni oscurità ed ogni debolezza.
Questa è, di tutte le forze, la forza più forte: perchè essa può vincere tutte le cose sottili e può penetrare in ogni cosa solida e compatta.
Così fu creato il mondo.
Ne conseguiranno mirabili combinazioni e si verificheranno molti prodigi: la via per realizzarli è questa.
E per questo sono stato chiamato Ermete Trismegisto: perchè possiedo le tre parti della saggezza di tutto il mondo.
Ciò sia detto del capolavoro dell'Arte alchemica.

Tecnica della Preghiera 

La precisione della Preghiera, ai fini della Grande Opera Interiore, è cosa assai importante, ed ogni dottrina d'ordine quietista costituisce un errore di metodo.

La Via Interiore del Filosofo Incognito, è d'apparenza quietista solo nei suoi aspetti generali, mai nelle sue applicazioni pratiche ed operative. Preghiamo dunque per ottenere, e per ottenere qualcosa di preciso e per leciti motivi, come l'indica il Vangelo:

La Via della Salvezza 3 Giov . 3, 16 ; Rom 10, 9 Pace nell'ansietà Fil. 4, 6-7 ; Giov. 14, 27 Coraggio nel timore Ebr. 13, 5-6 ; 2Ct 13, 5-6 Sollievo nella sofferenza 2Ct 12, 8-10 ; Ebr. 12, 3-13 Guida nell'incertezza Gc 1, 5-6 ; Ebr. 4, 16 Riposo nella stanchezza Mat. 11, 28-30 ; Rom. 8, 31-39 Conforto nell'afflizione 2Ct 1, 3-5 ; Rom. 8, 26-28 Forza nella tentazione Gc 1, 12-16 ; 1Ct 10, 6-13 Lode nel ringraziamento 1Ts 5, 18 ; Ebr. 13, 15 Gioia nel perdono 1Giov. 1, 7-10 .


"IO altresì vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perchè chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa. E chi è quel Padre tra di voi che, se il figlio gli chiede un pane gli da una pietra? O se gli chiede un pesce gli da invece un serpente?

Oppure se gli chiede un uovo gli da uno scorpione? Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il padre vostro donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono." Luca 11, 9-12 ;

"Vi era nella casa di Ipparco, una stanza sistemata con cura. Egli aveva fatto dipingere sul muro orientale di quella stanza, una croce. E là, davanti al simbolo del Cristo, con il volto rivolto all'Oriente, egli pregava sette volte al giorno..." Atti di Ipparco e di Filotea, Cfr. Assemani.

Per la domanda come pregare, la risposta è facile: come si pregava, nel ricordo dei tempi in cui l'uomo era in più stretto contatto con il Piano Divino.

Per noi, ne abbiamo testimonianza diretta, dai tempi della Chiesa Cristiana primitiva e dal Giudaismo che l'aveva preceduta, e da cui essa aveva trattenuto molto dell'Alto significato esoterico immessovi dalle Guide d'Israele. ? Origene, la cui figura emerge tra le altre, mostra come i Cristiani preghino in ginocchio o in piedi rivolti all'Oriente, e d'innanzi alla Croce o alla sua rappresentazione.

Ritroviamo le medesime posure sin nel lontano Yoga (asana), oltre che in tutte le Scuole Mistiche e di Preghiera.

"Poichè le attitudini del corpo umano sono innumerevoli, deve essere preferita a tutte le altre quella in cui noi stendiamo le mani e leviamo gli occhi al Cielo, per esprimere con il corpo l'immagine della disposizione dell'Anima durante la sua orazione.

Bisogna, per usare un'allegoria, stendere l'Anima con le mani ed elevarsi con lo spirito verso Dio, prima che con gli occhi. E prima d'elevarsi, liberare lo spirito dalla terra e tenersi d'innanzi a Dio, deponendo ogni risentimento, se si vuole che anch'esso ci perdoni per gli errori e le colpe dei peccati commessi..." Origene: "De Oratione", XXXI

Si ritrova quest'attitudine negli antichi affreschi, pitagorici e cristiani, che mostrano gli "orantes" con le braccia tese in avanti, le mani aperte a coppa, e gli occhi levati al cielo.

La preghiera in ginocchio s'impone ogni volta che l'orante si umilia davanti a Dio a causa delle sue colpe, ma se questa posizione dovesse usarsi nelle semplici preghiere e nei dialoghi con la Divinità, gli Antichi Autori indicano allora, per gli scopi precedenti, la Prosternazione.

Nelle Istruzioni Segrete per i Rosa Croce e nelle liturgie degli Alti Gradi dell'Ordine, si mostra l'Eletto Cohen in certe orazioni penitenziali nell'atto di prosternarsi. L'orante, ventre a terra, gambe unite ed anch'esse ben distese, ma senza forzare, nella prima posizione terrà le braccia distese orizzontalmente e le palme delle mani poggiate al suolo, la fronte a terra, gli occhi chiusi.

Questa posizione serve ad allineare la mentedell'uomo con l'idea del "Sacrificio" della sua Anima, "Crocifissa nella Materia", per due unici scopi: il proprio Progresso Spirituale per meglio Servire nell'amore e per la Gloria di Dio. Questa posizione consente un miglior approccio al contatto con l'Ideale Mistico Cosmico, lo Spirito Santo.

Mantenendo la posizione precedente, e mantenendo, come per sopra, una respirazione concentrata al centro del torace, ed affiancando una potente visualizzazione di tutte le operazioni, l'uomo questa volta porrà le braccia, con i polsi incrociati e sovrapposti ed i pugni chiusi, sotto la fronte che vi poggerà sopra; gli occhi sempre chiusi, a sostegno d'una forte concentrazione.

Quest'ultima posizione, molto "occulta", rammenta il teschio della Magia Nera, che poggia su due tibie in croce, (simboleggia l'opposto, la morte e la perdizione), ma nel nostro Rituale, il cranio è quello vivente d'un uomo, come pure lo sono le ossa, a simboleggiare la via della vita e della salvezza, nella ricerca della Luce ed in opposizione alla Tenebra.

Anche per la preghiera in ginocchio o in piedi, avremo una posizione particolare per le braccia. Questa volta gli avambracci sono incrociati sul petto, le mani piatte e con le dita unite posate in prossimità delle spalle, a generare un movimento energetico in cui i polsi si sovrappongono sul Centro Cardiaco; la palma destra sul lato sinistro del corpo, e la palma sinistra sul lato destro, vanno a formare e chiudere un anello d'energia "ad otto", che fluirà nell'uomo finchè egli lo manterrà.

Questa posizione, nella Scuola della R, è conosciuta come la "posizione del Buon Pastore". In realtà, anche se è stata usata "anche" dalla R, ne troviamo evidenza da sempre e tra tutti i popoli.

A sostegno di quest'affermazione, ti porto un solo esempio ed è quello della posizione assunta dai Faraoni seduti sul trono.Sempre per la preghiera sia in piedi che in ginocchio, vorrei rammentare un'altra posizione delle braccia che si collega con la precedente, in qualche modo. L'uomo, questa volta, tiene le mani unite palma contro palma, a dita ben distese, unite tra di loro, e con le falangi che sfiorano le labbra.

Anche in questo caso il motivo occulto di questa posizione, è l'attivazione di un moto "energetico", anche se più 'morbidò del precedente, con il triangolo che forma tra gomiti e falangi, che producendo un acuto sonoro nello Spazio Psichico, aumenta ed amplifica in più livelli l'atto della Preghiera.

Queste sono le Posizioi Principali Nella Preghiera Mistica ed i suoi significati occulti. Altre posizioni sono previste nelle Liturgie e nei Rituali, anche in combinazione tra loro ed in combinazione, naturalmente, con Suoni, Parole e Gesti, o movimenti particolari.

Ma, per non uscire fuori tema da uno studio così specifico, vorrei che fosse estremamente chiaro al Fratello ricercatore che mi segue, che il fine della Liturgia nel Rituale è il raggiungimento della massima Potenza esprimibile nell'azione sinergetica, ed in sincronismo tra tutti i livelli d'Espressione Energetica: preghiera, evocazione- invocazione, involve, ad esclusione di quello astrale, i Piani fisico, eterico, psichico, spirituale.

A livello Spirituale provoca, per assonanza magnetica, una precipitazione energetica, detta Vortice, nei Piani psichico ed eterico, con effetti evidenti e manifesti sul piano fisico dell'Iniziato, ed attorno a lui. Questa è la Magia Liturgica, o altrimenti conosciuta come Magia Bianca e Magia Cerimoniale. Le Operazioni Rituali ottengono l'effetto voluto solo alla condizione che si apra un "Ponte d'Accesso", costituito nel Corpo dello Spirito Santo, che produce il collegamento con il Piano Spirituale attraverso tutti i piani Subordinati.

Quando il 'collegamento, in una prima fase, da saltuario ed incontrollabile, diviene costante nella possibilità di richiamo o chiusura, si riscontra nella Forma mentale concreta prima, e nella Forma fisica poi, quell'Effetto conosciuto quale "Trasfigurazione".

Quanto indicato, riconosciuto quale Via Mistica tanto dall'Occidente quanto dall'Oriente, dimostra la Via del braccio verticale della CROCE. Coloro che vorranno operare nel modo più rituale, indosseranno durante il loro lavoro Spirituale ed in quello solamente, una veste di lino bianca, il cordone alla vita e sandali.


Il Tempo dell'Opera

Come Israele abbandonò l'Egitto (simbolo del suo mondo della Materia) a Pasqua, quindi con la luna nuova nel segno dell'Ariete, così l'Opera inizia nello stesso momento dell'anno, quando la falce visibile della luna è alla prima domenica del ciclo.

Per romperne il ritmo e scinderle, ogni novena è separata dall'altra da un giorno di pausa, equivalendo allora in tempo reale ad un Decano dell'Antica Astrologia. Il corso Rituale del Sole si svolge su di uno Zodiaco di 360 comprendente, per conseguenza, 36 Decani, ai quali corrisponderanno 36 novene.

A ciascuna delle quattro stagioni corrisponderanno 9 novene, quindi ancora 36. Infine 3 novene per ogni mese dell'anno, che essendo 12, ci riporta a 36 (12 e 9). Aries-Taurus-Gemini; Cancer-Leo-Virgo; Libra-Scorpio- Sagittarius; Capricornus-Aquarius.Pisces. Nello svolgersi rituale dei 12 mesi nell'anno, si potrà operare allo sviluppo delle 9 Virtù: 4 Cardinali, 3 Teologali, 2 Sublimali.

Altra possibilità di operare è di consacrare un intero primo anno alle 4 Virtù Cardinali. Questo comporterebbe di conseguenza, 9 novene in tutto l'anno. Nell'anno seguente s'opererà al conseguimento o allo sviluppo delle 3 Virtù Teologali.

Ciascuna di esse sarà 'energizzatà da 12 novene. Infine, nel terzo ed ultimo anno del ciclo, si opererà sulle 2 Virtù Sublimali, ottenendo così per ciascuna di esse un'attivazione per 18 volte. Si dovrà attribuire un'attenzione particolare a tutte quelle Operazioni che verranno svolte nel periodo dal 28 Novembre, al 3 Dicembre di ogni anno. In quest'opera, presentata in maniera essoterica, non vengono date le chiavi totali dei rapporti tra certe Forze, collegate simbolicamente all'Alchimia, e di certe Entità Spirituali, legate alle chiavi della Gnosi, poichè abbandonando il dominio della Via Interiore, entreremmo sulla Via della Liturgia Iniziatica e della Teurgia.

Nota: avendo gli Esseni, ci dice la Tradizione, consegnato ai Greci i Testi dei Salmi in maniera volutamente confusa, se ne conviene che, possedendone il giusto allineamento, si otterrebbe una Liturgia efficace nei suoi effetti. Per renderti chiaro questo concetto, rifletti sull'allineamento delle parole di questa novena: Prima novena Salmi 130 tutti i versetti Seconda " " 143 " Terza " " 51 " Quarta " " 102 " Quinta " " 6 " Sesta " " 38 " Settima " " 32 "

L'inizio di questa come di altre sequenze di novene, deve avvenire, recitano i Rituali, nella giornata della 'luna nerà, con un digiuno e molti lavaggi Rituali ( che il Fr. non iniziato potrebbe sostituire con docce), allo scopo di espellere negatività. Alle ore 03,30 del secondo giorno di luna nera, ci si appresta all'opera rituale, recitando 7 Salmi per 7 volte al giorno e per 7 giorni, in una sequenza stabilita allo scopo come, ad es., quella soprascritta. Le sequenze di novene debbono essere terminate entro le 24 dal giorno d'inizio.

I Salmi, per i mistici occidentali, sono l'equivalente dei Mantram dei mistici orientali. APPENDICE Da "De Alchimia", del Vescovo Alberto Magno, A.D. 1193/1280:

"L'Alchimista deve essere taciturno e discreto, non deve rivelare a nessuno il risultato delle sue operazioni. Dovrà essere solitario e vivere lungi dagli uomini. Due o tre stanze della sua casa saranno riservate esclusivamente al lavoro. Sceglierà l'ora giusta per le sue operazioni, cioè attenderà il favore delle costellazioni celesti.

Sarà paziente e perseverante. Praticherà, secondo le regole, la triturazione, la sublimazione, la fissazione, la calcinazione, la soluzione la distillazione e la coagulazione. Userà soltanto recipienti di vetro o invetrati. Deve avere mezzi sufficienti per affrontare le spese necessarie. Ed infine dovrà evitare ogni domestichezza con principi e signori."

L'Alchimia è dunque l'arte della "trasformazione" dei metalli, quella Spirituale di seguito, s'interessa alla "trasmutazione" degli elementi sottili nell'Oro potabile, l'Oro dei Saggi, che rende immortali. Evidente il significato mistico nel linguaggio simbolico.

Sarebbe un errore per lo studioso accomunare i significati di 'alchimià e di 'chimicà, anche se quest'ultima ne è una diramazione certamente solo fortuita.

In realtà, tutta l'Opera dell'alchimista è volta alla Reintegrazione della Materia nella Radice originaria, attraverso la Trasmutazione degli elementi fisici prima e di quelli sottili poi, col raggiungimento dello Stato d'Unione Spirituale (III Aspetto) ed alla Volatilizzazione del sé inferiore in una nuova Fissazione, ma questa nel mondo dello Spirito Universale.

Si afferma inoltre che l'esito dell'operazione non sarebbe stato possibile senza l'intervento di Entità di Ordine Superiore. A tale proposito Silesius afferma : "...il piombo si muta in oro, e con dio io sono cambiato da Dio in Dio. È il cuore che si muta nell'oro più fino."

Se l'Opera rappresenta l'evoluzione umana da uno stato dove predomina la materia, ad uno spirituale, trasmutare il metallo in oro equivarrà a trasformare l'uomo in puro Spirito. Si presuppone nell'alchimista una conoscenza della materia e dell'energia che la forma, nella trasformazione degli elementi che la compongono, attraverso l'agire sulle energie che la permeano, riconoscendone così l'identità di "cosa vivente."

Osserviamo nelle fasi che si rivolgono agli elementi "gravi" dell'uomo, una vera e propria opera di psicologia occulta, in azioni ed attitudini determinate e coscienti, nell'area delle Cause e dei Canoni prima, ed una sorta di "osmosi" con gli Archetipi, riconosciuti quali semi di tutto, poi.

Riassumendo e concludendo: l'Alchimia è l'arte di trasmutare i metalli che, quali elementi del Regno minerale, l'Uomo assomma in sé assieme ai tre successivi; la Chimica si rivolge alla Forma quale entità fisiologica delle materie, senza però averne mai raggiunta la radice unica; l'Arte Alchemica si rivolgeva alla trasformazione delle forme attraverso la manipolazione dell'energia fisica che crea tutte le materie da un'unica radice, conosciuta nella Tradizione Iniziatica come immersa nella Grande Madre da cui trae la vita per il tutto.

L'Alchimia Spirituale si rivolgeva alla trasmutazione delle Forme sottili, (corpi Eterico, Astrale, Mentale inferiore), la manipolazione dell'energia del Pensiero attraverso la spinta d'elevazione del Misticismo-Astratto;

Il Rituale Teurgico, infine, altro non è che l'elevare attraverso una Struttura Geometrica di Pensiero esterna all'uomo, l'Emotività del Misticismo-Astratto, sino a trascenderne l'identità, rendendola qualcosa di diverso e di più nella fusione del farsi assorbire sui livelli d'energia d'elevata potenza vibratoria, (Suono, Luce, Calore), il sotto-piano, o il piano, atomico.

Quando anche la mente razionale comprenderà alfine la triplicità della scomposizione avvenuta nella ricerca ed attraverso l'involuzione d'una realtà infinita in una mente finita, creando così necessariamente un'interpretazione multipla d'una realtà unica, quella mente razionale avrà ricomposto in sè, attraverso un lavoro creativo ed intellettuale, questo solo ed unico concetto e raggiungerà così l'Iniziazione.