venerdì 19 aprile 2024

I sette principi ermetici ed il ruolo dell’Uomo

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Le sette fasi dell'alchimia (al-kīmiyya (الكيمياء o الخيمياء) 


I sette principi ermetici ed il ruolo dell’Uomo



I sette principi ermetici sono in effetti “distribuiti” nelle diverse opere di Alchimia ed Ermetismo, spesso sottintesi, e comunque trasmessi anche attraverso una tradizione orale, senza tuttavia essere mai stati “riuniti” in un solo scritto, almeno prima del “Kybalion”, opera anonima del 1908.

Qui i sette principi vengono raccolti, in questa sequenza:

Il principio del mentalismo: 

“Tutto è mente – L’Universo è mentale”

Tutto è mente, il tutto è espressione di una mente universale, uno spirito universale, per cui il tutto è Uno e Uno è il tutto, ma soprattutto se l’Uno si esprime attraverso la Mente, l’universo è mentale, quindi crea, sviluppa e distrugge attraverso la mente, come l’uomo dotato di mente, fatto ad immagine di Dio….da cui è la mente che crea la materia.

Il principio della corrispondenza: 

“Com’è al di sopra, così è al di sotto; com’è sotto, così è sopra” 

Ciò che è in alto quindi corrisponde a ciò che è in basso, per fare il miracolo della cosa unica, (questo estratto dalla Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto), questo principio rafforza il precedente, l’uomo crea come Dio ha creato il cosmo, il microcosmo umano corrisponde al macrocosmo cosmico, sia nella potenza costruttiva che nella similitudine tra i due mondi, materiale e spirituale, il primo a somiglianza del secondo. 
 
Il principio della vibrazione: 

“Tutto si muove, tutto vibra; niente è in quiete”

Ogni cosa vibra, nulla è in quiete, ogni cosa si muove; è il principio della vitalità, tutto è in moto, cambia solo la quantità della vibrazione a cui corrisponde la qualità dell’oggetto, la materia vibra poco (rispetto allo spirito) e all’interno della stessa, cambiando e aumentando la vibrazione abbiamo materie diverse (piombo-oro). 

Il principio della polarità: 

“Tutto è duale; tutto è polare: per ogni cosa c’è la sua coppia di opposti. 

Come simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano; tutte le verità non sono che mezze verità e ogni paradosso può essere conciliato”  

 Ogni cosa è per sua natura doppia, duale, da cui la natura ne risulta ambivalente. Non vi è bene senza male e viceversa, amore e odio convivono. Non vi è una sola verità ma sempre duplicità. L’immagine dello Yin e Yang in questo caso è emblematica.

Il principio del ritmo:  

“Ogni cosa fluisce e rifluisce, ogni cosa ha fasi diverse; tutto s’alza e cade; in ogni cosa è manifesto il principio del pendolo: l’oscillazione di destra è pari a quella di sinistra: tutto si compensa nel ritmo”

In effetti sembra una conseguenza del precedente, l’esistenza di due poli determina un movimento tra essi, da destra a sinistra o dall’alto in basso. Uno spazio di movimento, tra andare e tornare, che come una oscillazione appunto ritmica, rende esplicita l’esistenza della polarità. Il passaggio tra notte e giorno, la ciclicità delle stagioni, le oscillazioni del suono e finanche il ritmo del cuore e del respiro ne sono un esempio.

Il principio di causa ed effetto:

 “Ogni effetto ha la sua causa, ogni causa il suo effetto; tutto avviene in conformità di una legge, il caso è il nome dato ad una legge che non si conosce; pur se esistono diversi piani di causalità, niente sfugge alla legge”

Nulla accade per caso e non è una semplice applicazione del principio di causalità meccanica, perché i piani di causalità non sono lineari, ma sovrapposti e complessi. La conoscenza di queste “leggi” della natura esclude la casualità e la sostituisce con una causalità complessa ed articolata, non sempre alla nostra portata.


Il principio del genere: 

“Il genere si manifesta in ogni cosa e su tutti i piani; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile”. 

Questo è evidente ad esempio nella sessualità animale, ma il principio si estende ad una concezione più ampia per cui aspetto attivo e passivo, desiderio ed oggetto, agente e paziente, sono necessari in tutte le manifestazioni della natura e l’uno non può prescindere dall’altro ed ha uguale valore, in ambito alchemico gli interpreti di questi ruoli sessuali sono il Solfo ed il Mercurio. 

Nell’uomo questi aspetti dialoganti tra loro tendono ad incontrarsi, o meglio a volersi incontrare, in quella “coniunctio” tanto ambita dal percorso d’individuazione Junghiano.




Proviamo a dare un senso unificato a questi sette principi. 

Innanzitutto appare chiaro che la realtà quindi è subordinata ad un principio universale, un principio “intelligente”, da cui l’asserzione che tutto è Mente. Non solo energia quindi ma energia “pensante, creativa”, energia che conosce, che sembra avere un fine, e qui si rimanda alle leggi di una causalità complessa che risponde a questo fine. 

La materia è mente, quindi risponde a queste stesse leggi e si muove in maniera “intelligente”. Poi perché corrisponde il sotto al sopra, anche l’energia creativa e conoscitiva della mente dell’uomo, corrisponde in piccolo, nel suo agire, ad una Mente altamente più potente ma questa mente si esprime anche nella natura minerale, vegetale ed animale. 

Ma la potenzialità dell’uomo di trarre conoscenza dal suo conoscere (non è un gioco di parole) lo mette in una posizione privilegiata di accesso a questo Uno/Mente oltre alla similitudine nell’agire come la stessa (creare la realtà, quantomeno immaginaria). 

La complessità della natura ha poi delle regole, la polarità e i due generi sono una espressione semplificata di questa complessità a cui la stessa è in parte riconducibile. Come l’esistenza di una spazio “temporale” tra i poli ed una tensione tra i generi (lo spazio temporale è un termine poco felice, per indicare un contesto d’azione, che prevede un ritmo e quindi un tempo). 

La vita, come espressione di questo “movimento”, vibrazione e la materia stessa, come una delle manifestazioni di questa vibrazione, segue una sua intrinseca necessità, quella di manifestazione di un gioco “relazionale”, tra poli opposti e generi maschili e femminili, necessari alla realizzazione di questa “realtà” di cui la Mente è principio. 

Il ritmo, il tempo è appunto quello “spazio”, soggetto alle leggi “causali” della Natura, dove tale gioco si esplica, si realizza. Allora l’uomo quale funzione svolge in questo apparente multiverso complesso, dove Tutto è Mente, la Mente è Uno e quindi Tutto è Uno?




Il ruolo dell’Uomo non appare centrale ma nemmeno marginale, se dotato di Mente consapevole, benché la stessa sia una piccola immagine riflessa corrispondente di quella Grande Universale, ne condivide comunque alcune proprietà e fini. L’uomo non è fuori dalla Natura quindi è sottoposto alle sue stessi Leggi, ma le stesse possono essere espresse in tanti modi. L’uomo potrebbe contribuire ad esempio alla loro migliore esecuzione, visto che si parla di ritmo e te

mpo, come un Direttore d’orchestra dirige i suoi diversi musicisti, senza potersi sostituire o rinunciare agli stessi, ma provando a farli suonare nel miglior modo tutt’insieme. Il fine è comunque rendere una esecuzione la migliore possibile. 

Non dovrebbe essere un tornaconto personale ma un benessere collettivo che passa dall’azione personale e dal personale contributo all’espressione di quella musica, una musica che non ha creato, ma crea all’atto della sua esecuzione. (C. Ferraro)

“Ogni malattia è un problema musicale, ogni guarigione una risoluzione musicale. Quanto più breve e tuttavia completa la soluzione, tanto maggiore il talento musicale del medico”

(Novalis, da Introduzione a “Atalanta Fugiens” di M.Maier a cura di B. Cerchio)
Immagini tratte dal “The Ripley Scroll” attribuito a George Ripley (1415-1490)