venerdì 16 dicembre 2022

Transustanziazione e Coscienza


Transubstantiation 


Transustanziazione e Coscienza 

Tratto da Apocalisse ed agire sacerdotale di Rudolf Steiner
Corsi e conferenze su opere cristiane e religiose riprodotte da appunti dei partecipanti.
Seconda Conferenza Dornach, 6 settembre 1924



Per il momento, vogliamo trattare più da vicino il rapporto fra l’Atto di Consacrazione dell’uomo e l’apocalittico, per poi accostarci all’apocalisse di Giovanni, con tutta la sua importanza per l’azione sacerdotale del presente e del futuro.

Ieri abbiamo dovuto fare accenno alle tre diverse epoche dei misteri, in quanto questi misteri, tentavano di porre il sacerdote nell’atmosfera apocalittica attraverso quanto succedeva in lui. Abbiamo fatto accenno sia a dei misteri molto antichi, in cui gli stessi 

Dei si calavano per agire assieme agli uomini nei misteri stessi, sia ai periodi dei misteri semi‑antichi, in cui gli Dei mandavano le loro forze per permettere agli uomini di agire assieme agli stessi Dei nell’universo, per il fatto di vivere nell’ambito delle forze divine.

Dissi: nella terza epoca, la via relativa ai misteri semi‑nuovi, si capovolse completamente. Qui si trattava per l’uomo di formare quelle forze che in un primo momento, doveva sviluppare da solo per essere ricondotto agli Dei. E qui vediamo come attraverso l’intonazione della parola sacra, l’uomo cercasse, nella cerimonia di culto, la via alle forze divino‑spirituali, in modo tale da percepire nella parola, l’agire divino‑spirituale.

Accadeva infatti, sia che questa parola magica parlasse nel fumo, nel modo ieri accennato e attraverso la parola, dal fumo essa producesse l’immaginazione, sia che la stessa parola agisse nell’intera disposizione animica dell’uomo.

A questo sviluppo, attraverso l’uomo di un certo senso religioso, che si può descrivere solo separatamente, procedeva sempre parallelamente ciò che ne era una necessaria premessa: una certa forma di transustanziazione, il fulcro del sacro Atto di Consacrazione dell’uomo. I sacerdoti del presente e del prossimo futuro, sono chiamati a vivere in una nuova forma questa transustanziazione, e tutto ciò che si trova nell’agire sacerdotale.

Sarebbe bene capire a fondo in che cosa, la transustanziazione e l’apocalisse consistettero propriamente nella vita e nei quattro periodi susseguenti l’uno all’altro dello sviluppo dell’umanità.

Misteri antichi.

Il primo: l’Atto di Consacrazione dell’uomo ‑ con la transustanziazione ‑ è un agire dell’uomo in comunione con il mondo divino‑spirituale. Senza la coscienza del fatto che l’uomo può agire in comunione con gli Dei, senza questa coscienza non è possibile un agire sacerdotale.

Gettiamo ancora uno sguardo alla forma più antica dell’Atto di Consacrazione dell’uomo e alla forma più antica del transustanziare, e troviamo che in certi periodi, proprio nella differenza, fra ciò che si può calcolare nell’ordine cronologico e ciò che si compie nel cosmo, gli Dei trovavano la via verso gli uomini.

Gli Dei si calavano in questi periodi liberi, nei periodi sacri, in cui l’uomo, nei tempi da lui stesso calcolati, poteva introdurre qualcosa perché l’andamento del cosmo non coincideva con i suoi calcoli.

Così in questi periodi, in cui l’uomo si trovava direttamente sotto l’influsso cosmico per compiere la transustanziazione, conservava un pò di queste sostanze che dal cosmo avevano subìto una metamorfosi, per compiere con quanto conservato, la transustanziazione nei periodi successivi.

In questi tempi, le caverne nella terra e nella roccia erano i siti dei sacerdoti e dei credenti adatti alla transustanziazione. In effetti, ovunque ai tempi dei misteri antichi, in cui veniva sviluppata una piena coscienza della presenza degli Dei e dell’importanza della transustanziazione, vediamo come ci si sforzi di porre l’azione sacra, in templi di roccia, in templi di terra, nel sottosuolo terrestre.

Il fatto che si provasse a fare ciò, era in relazione alle esperienze e agli avvenimenti che il sacerdote faceva durante la transustanziazione. La transustanziazione consiste proprio nel cambiamento della sostanzialità data dalla materia terrestre. 

E volendo seguirne completamente il processo, a questa si può aggiungere la comunione: l’Atto di accogliere la transustanziazione nel proprio essere umano, in modo tale che le due ultime parti principali dell’Atto di Consacrazione dell’uomo, la transustanziazione e la comunione, formino in questo contesto un’unità e che la lettura del Vangelo e l’offertorio, ne rappresentino la preparazione.

Vedendo in questo contesto, un’unica azione di culto nella transustanziazione e nella comunione, possiamo accennare a quella concezione che, negli antichi misteri, possedevano quegli iniziati che venivano anche chiamati i ʺPadriʺ. Con la parola Padre si accennava ad un grado dell’iniziazione e per questo motivo è rimasto quel nome che ancor oggi hanno i sacerdoti di molte confessioni.

Ora il sacerdote, compiendo la transustanziazione nel tempio di terra, nel tempio di roccia, esperiva l’unirsi in una cosa sola, del suo organismo fisico con l’intera Terra. Per questo motivo c’era il tempio nella terra, il tempio nella roccia. In verità ‑ anche vivendo con l’attuale coscienza terrena fra vita e morte ‑ dovremmo realmente sentirci uno con ciò che ci circonda nel cosmo. E accadde proprio così durante l’intero sviluppo terreno dell’umanità.

L’aria che avete ora nel vostro corpo, poco fa era fuori dal corpo e fra breve sarà di nuovo fuori dal corpo. L’aria che è fuori dal vostro corpo e l’aria che è all’interno di esso, sono una cosa sola. L’immagine nella sua interezza è questa: c’è un mare di aria e mentre l’uomo inspira, una parte di questo mare d’aria si trasforma nell’uomo stesso.

L’aria è raccolta, penetra dappertutto all’interno, riempie l’uomo ed essa stessa diviene forma umana. Questa forma si scioglie subito di nuovo, con l’espirazione nel mare d’aria. E’ un continuo nascere e deperire dell’uomo formato in forma d’aria. La cosa non viene però a nostra coscienza.

Ogni volta che l’antico yogi indiano compiva consapevolmente i suoi esercizi sul respiro, tutto ciò era presente anche nella sua coscienza. Non si sentiva distaccato, bensì una cosa sola con tutto il mare d’aria della Terra, sentiva il progressivo nascere e deperire dell’uomo in forma d’aria in ogni sistole e diastole. Ciò si può esperire senz’altro solo attraverso degli esercizi sul respiro, oggi non più adatti all’uomo.

Ma l’uomo non è soltanto un uomo terrestre sotto l’aspetto fisico. Egli è un uomo terrestre in quanto è, prevalentemente attivo, ciò che chiamiamo il corpo fisico, ma egli è anche un uomo liquido. Tutto l’uomo è pieno di liquido circolante in lui, per cui l’uomo terrestre e l’uomo liquido agiscono l’uno sull’altro e si influenzano scambievolmente. L’uomo liquido è prevalentemente dipendente dal corpo eterico, perché le forze del corpo eterico agiscono di meno in ciò che è solido e di più in ciò che è liquido.

Poi, in noi portiamo ancora l’uomo di aria e l’uomo di calore. L’uomo d’aria, che attua la respirazione è sotto l’influenza delle forze del corpo astrale e l’uomo di calore è prevalentemente posto sotto l’azione dell’organizzazione dell’Io. Bisogna ricordare soltanto che se misurate la temperatura in una qualsiasi parte del corpo, all’esterno o all’interno, questa temperatura è differente. Già questo modo grezzo di misurare il calore indica che l’uomo è un organismo di calore differenziato.

Così troviamo nell’uomo i quattro elementi: la terra sotto l’influsso del corpo fisico, l’acqua sotto l’influsso del corpo eterico, l’aria sotto l’influsso del corpo astrale ed il calore, il fuoco, sotto l’influsso dell’organizzazione dell’Io. Ciò che è stato fatto dagli antichi Padri, attraverso la transustanziazione in unione alla comunione, era il sentire l’organizzazione fisica in connessione con la Terra, quando essi si recavano nel tempio di terra o di roccia, per unirsi direttamente, crescendo, a questa evoluzione terrestre.

Tutto ciò che oggi l’uomo pensa sul proprio essere, dicendo di pensare scientificamente, è fondamentalmente falso e in fin dei conti, senza senso. Tutto quello che si riferisce all’uomo, si deve rappresentare in maniera diversa. 

E per i Padri antichi, queste rappresentazioni emergevano dal santo sacrificio dell’uomo (Menschenweiheopfer) attraverso una visione diretta, durante la transustanziazione. Essi sapevano che non respiriamo solo aria con i nostri organi di senso, e che continuamente, con i nostri organi di senso accogliamo dal cosmo tutte le sostanze possibili, attraverso i capelli, attraverso la cute, vengono raccolte tutte le sostanze possibili.

E come, chi respira coscientemente, sente di introdurre l’aria nei suoi organi di respirazione, così l’antico sacerdote sentiva nell’ambiente sassoso, all’interno del tempio sacro, che le sostanze si trasformavano in lui e che compenetravano la sua organizzazione sensoria e nervosa. Come l’uomo di aria sente scorrere l’aria quando respira coscientemente, così queste sostanze compenetravano l’intero organismo. L’antico sacerdote sapeva che l’uomo delle membra e del ricambio, nella sua composizione sostanziale, non possiede nulla di ciò che mangia.

Nulla di ciò che si mangia, entra nell’uomo delle membra e del ricambio. La sostanzialità viene presa dal cosmo. In verità, l’intera teoria alimentare odierna, è falsa. Il Padre celebrante sentiva che, quello che si mangia e che si trasforma attraverso l’apparato digerente, imbocca la strada dall’uomo del ricambio, all’uomo dei sensi e dei nervi, prevalentemente nel capo, e sapeva che ciò che si mangia viene trasformato in sostanza per il capo e per tutto quello che da esso dipende.

Ma proprio ciò che forma in noi gli organi che si occupano del ricambio, viene assunto dal cosmo, attraverso una respirazione più sottile. E così, egli sentiva la sostanzialità del cosmo, assunta da tutte le parti attraverso i sensi ed i nervi, e la sentiva costruire il proprio uomo delle membra e del ricambio. Sentiva la corrente discendente, che trae la sua origine da tutte le parti del cosmo e la sentiva fluire nel suo organismo da sopra a sotto. E sentiva che ciò che l’uomo assume direttamente come alimento e che viene trasformato dal corpo, prende la strada contraria e costruisce proprio l’uomo superiore.

Il Padre, mentre compiva la transustanziazione, aveva in sé una corrente discendente ed una ascendente. Egli poi compiva la comunione, perché il corpo fisico era in lui divenuto cosciente di queste correnti, sapendo così se stesso in relazione con il cosmo. Egli incorporava ciò che aveva ottenuto nella celebrazione sull’altare: le correnti che in lui andavano dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso.

Mentre era divenuto uno con la Terra, egli incorporava ciò che aveva preparato sull’Altare, sia tramite le correnti appartenenti alla Terra che al suo corpo, sia tramite l’elemento divino della Terra che è uno specchio dell’Universo. Egli sapeva se stesso uno con l’Universo, con ciò che è all’esterno. Sapeva che quel pasto che in tal modo aveva ingerito, era un pasto che completava il suo uomo cosmico.

Egli si sentiva risorgere attraverso ciò che scorreva dietro le correnti che andavano in basso ed in alto, egli sentiva risorgere lo stesso uomo divino che doveva essere un compagno degli Dei discesi. Si sentiva trasformato dagli Dei nel suo corpo fisico, si sentiva transustanziato egli stesso. E in questo momento esprimeva dal profondo del cuore quanto segue: ʺora non sono colui che cammina nel corpo fisico, sono colui in cui vive il Dio disceso, io sono colui il cui nome cinge tutti i suoni, che è stato all’inizio, che è nel mezzo e che sarà alla fine. Io sono l’Alfa e l’Omegaʺ.

Poi, dal modo e dalla maniera in cui la sua interiorità si conformava a questo sentire, dipendeva il livello a cui gli era possibile partecipare dei segreti del cosmo, dell’agire e del creare divino nel cosmo, del manifestarsi delle forze e delle sostanze e degli esseri nel cosmo con l’azione divino‑spirituale. Questo era l’agire del sacerdote negli antichi misteri.
Misteri semi‑antichi.

Giungendo ai misteri semi‑antichi troviamo che qui, all’interno dei templi posti nelle viscere della terra, ora posti lì non più per gli stessi aneliti d’un tempo ‑ e se lì erano posti, accadeva a causa della tradizione, tutto ciò non veniva più capito in maniera vivente, ma attraverso tutto ciò continuava a vivere nella tradizione, anche se aveva perso il suo contenuto vivente ‑, troviamo che qui, nei templi che si ergevano sulla terra, aveva un grande ruolo l’acqua santa; i lavaggi e le azioni sacrificali che hanno a che vedere con l’acqua.

Ne è rimasta la tradizione nel compimento del battesimo, nell’immersione nelle acque nel battesimo. Qui non si trattava del fatto che ciò che il sacerdote compiva fosse messo in relazione con gli elementi diretti, bensì nel fatto che, già attraverso la forza interiore applicata nell’azione sacrificale, egli divenisse uno con l’universo dell’uomo liquido: dell’uomo in cui agiscono le forze del corpo eterico. 

Ora, quando la transustanziazione veniva compiuta e quando nella consacrazione aveva luogo tutto ciò che, in qualche modo ha a che vedere con l’elemento liquido, accadeva che poi l’uomo sentisse di nuovo come ora, in lui lavorasse nel tempo l’organizzazione del corpo eterico.

E nel compimento della transustanziazione l’uomo sentiva come dall’infanzia in lui procedesse la crescita sotto l’influsso dell’elemento liquido, come di nuovo prendesse forma e come in questo scorrere dal passato al futuro attraverso il presente, agisse il corpo eterico.

Come gli antichi sacerdoti si sentivano uno con l’elemento terrestre, così chi compiva la transustanziazione nei misteri semi‑antichi della seconda epoca dei misteri, si sentiva uno con ciò che come elemento acqueo vive nel cosmo. Egli sentiva in se stesso le forze di crescita di tutti gli esseri germogliare, sbocciare, crescere, svilupparsi in un organismo evoluto e ritirarsi di nuovo in germe. 

Mentre compiva la transustanziazione sentiva questa attività sbocciante, germogliante, vivente e morente. In ogni momento poteva dire a se stesso: ʺora so come gli esseri nascono nel mondo, come muoiono nel mondoʺ.

Perché le forze ascendenti e discendenti dell’eterico erano attive in lui, sentiva, per così dire, l’eternità nella santa transustanziazione. E se di nuovo riuniamo la transustanziazione con la comunione, come un’unica azione di sacrificio, come un’unica azione sacra, allora il sacerdote che compiva la comunione, sapeva del sorgere delle sostanze trasformate, nel modo ieri descritto: nell’essere umano eterico d’acqua. 

Egli si sentiva uno con tutto ciò che conserva l’immortalità, che nasce e deperisce, che viene generato e muore nell’universo.

Nascita e morte si agitavano sopra l’altare e dall’altare fin dentro la schiera dei credenti. Era un essere compenetrati di sentimenti di eternità. E questo essere compenetrati di sentimenti di eternità, aveva preso il posto dell’antico sentirsi uno con l’intero cosmo attraverso la Terra.
Misteri semi‑nuovi.

E poi giunse la terza epoca in cui l’uomo doveva proprio convivere, nella santa azione sacra, con il divenire uno con l’elemento di aria e attraverso l’elemento di aria con il cosmo.

Il fatto di rendersi cosciente dello scorrere delle forze cosmiche divino‑spirituali sovrasensibili nell’inspirazione e nell’espirazione, veniva compiuto in un’altra maniera in Oriente dallo Yogi che anelava, da solo, come individualità umana. Lo Yogi afferra direttamente il respiro. Già in Medio Oriente ed ancor più in Europa, il respiro indifferenziato non veniva più afferrato direttamente, bensì nel respiro veniva intonata la parola magica.

Con ciò, nella parola magica, nella parola di culto, veniva colto il respiro, l’aria inspirata ed espirata. Perciò accadeva che in ciò che veniva detto nel fumo sacro o che veniva vissuto attraverso l’intonazione della parola di culto magico, si manifestasse la propensione delle forze umane ad innalzarsi alle forze divine. In un certo senso, si sentiva che si intonava da sé la parola magica, la parola di culto, la parola nella preghiera. 

Ogni preghiera in fin dei conti ha questo significato: l’uomo si sforza di elevarsi con le proprie forze nella regione divino‑spirituale; egli qui incontra gli Dei.

E mentre egli intona la parola, egli non parla più, ma nella parola di culto si esprime la divinità che si manifesta; essa si manifesta nell’elemento di aria. L’uomo , sentiva se stesso in ciò che domina le forze dell’aria partendo dal suo proprio corpo astrale.

Ed ora, dovete riflettere ancora a quanto grande e forte fu il trapasso dai misteri semi‑antichi ai misteri seminuovi, dalla seconda alla terza epoca. Quello che vivevano gli antichi Padri veniva vissuto nel corpo fisico. Era un’elevazione dell’attività del corpo fisico. Quello che viveva il sacerdote solare era un’elevazione del corpo eterico, del corpo umano dei liquidi.

Quello che viveva il sacerdote della terza epoca, mentre intonava la parola di culto veniva vissuto nel corpo astrale. Il corpo astrale è stato in minima parte, per la coscienza abituale, un mediatore della stessa coscienza. Soltanto nei tempi più antichi della terza epoca i sacerdoti potevano sentire ancora, nella parola di culto espressa magicamente, quanto segue: mentre parlo, il Dio parla in me. Poi però la cosa diminuì. Il corpo astrale rimase nei suoi effetti incosciente, a favore di quella coscienza che si avvicinava sempre di più.

Perciò il contenuto verbale del culto divenne progressivamente qualcosa che poteva significare la presenza divina a coloro che erano chiamati e significava l’intonazione di qualcosa che non giungeva loro alla coscienza. In seguito, è stato sempre di più così, per un grande numero di sacerdoti che servivano nel cattolicesimo.

Avvenne perciò che l’Atto di Consacrazione dell’uomo: la messa, divenne progressivamente qualcosa che celebrava il sacerdote in cui però egli non era più presente. Ma non è possibile celebrare intonando queste parole, senza che s’incorporino degli esseri dell’aria, cioè senza che sia presente della spiritualità.

In nessun luogo vi è una rappresentazione materiale in cui subito non prenda posto della spiritualità. E quando l’azione sacra viene celebrata con vera parola di culto, anche da un sacerdote indegno, è sempre presente lo spirituale, anche quando non è presente la sua anima, cosicché in realtà, il credente assiste ad un avvenimento spirituale in ogni circostanza, sempre che la liturgia sia giusta.

Ma dopo che il terzo stadio della terza epoca divenne sempre più decadente, le confessioni che lavoravano sempre più secondo la razionalità, le confessioni evangeliche, credettero di poter sganciare da sé soprattutto la celebrazione del culto. Non c’era più la coscienza dell’importanza del culto, della reale e diretta collaborazione degli uomini con gli Dei. 

Tutto ciò ha poi condotto ai periodi di esperienza interiore, in cui viviamo oggi. L’Atto di Consacrazione dell’uomo, che porta direttamente giù sulla Terra la vita divino‑spirituale, divenne a poco a poco qualcosa di incompreso. Quello che deve venire vissuto attraverso di esso: l’apocalittico, divenne qualcosa di incompreso.

In fin dei conti, queste erano le esperienze che hanno avuto quelli che fra voi, sono giunti qui un giorno e hanno detto: ʺdeve sorgere un rinnovamento religiosoʺ. ‑ Voi avete percepito ciò che vive nell’attuale civilizzazione e ciò che vive anche nella vita religiosa dell’attuale civilizzazione, avete percepito che la vita religiosa di tutte le confessioni è proprio staccata dal reale mondo spirituale. Avete cercato di nuovo la via verso il reale mondo spirituale.

Tutto ciò è quello che ci indica la via e che ci condurrà anche nella profondità dei misteri in relazione all’apocalisse: che la transustanziazione nella prima epoca è in relazione con l’esperienza nel mondo fisico, nella seconda epoca con l’esperienza nel corpo eterico e nella terza epoca con l’esperienza nel corpo astrale; dipende da voi, dalla vostra intima esperienza dell’agire e del tessere della spiritualità nel mondo, che l’azione sacra e l’apocalittico vengano afferrati dall’Io, quella giusta concezione di ciò che deve venire compiuto da questo movimento per il rinnovamento religioso è dipendente dal fatto che tutto venga concepito come un qualcosa da fare, quale esecuzione di un compito a noi posto, a noi posto dal sovrasensibile, un compito che pone al servizio delle potenze sovrasensibili ciò che compie.

Perché se non concepite in profondità il vostro compito, accadrà che ciò che fate si trasformerà in un qualcosa senza essenza oppure sarà stato soltanto una specie di disturbo; se voi concepite la profondità del vostro compito, sentirete questo compito unito, non con l’azione umana, bensì con l’azione degli Dei attraverso l’evoluzione.

Dovete poi dire a voi stessi: ʺNoi siamo chiamati a configurare la quarta epoca dei misteri dell’evoluzione umana della Terraʺ. Allora soltanto se avrete il coraggio, la forza, la serietà e la costanza di trovare voi stessi in questo modo nel vostro compito, solo allora questo compito si porrà al servizio delle forze che hanno fatto scorrere il contenuto di quel culto dal mondo spirituale quando eravamo qui riuniti due anni fa. Perché è reale soltanto ciò che avete intrapreso attraverso il contenuto di questo culto, che è una manifestazione del mondo spirituale e come tale si è irraggiato a voi.




E poi sentirete e percepirete sempre più quanto segue: il Cristo è penetrato dapprima con una azione cosmicamente reale, telluricamente reale nella vita della Terra. Il mistero del Golgota è presente come azione reale. Nel nostro tempo l’uomo deve unire ciò innanzitutto al suo Io. Perché il ricordo della santa cena era emerso nella terza epoca dei misteri, nell’epoca in cui il corpo astrale raccoglieva e dominava le azioni di culto che si compiono nell’elemento di aria.

Ora però, sì tratta che l’uomo in piena coscienza si leghi al Cristo e cominci a capire l’apocalisse in maniera nuova. E come si comprese l’apocalisse nella prima epoca dei misteri? La si visse come presenza degli Dei che sono l’inizio, il centro e la fine: l’Alfa e l’Omega.

Come si comprese nella seconda epoca dei misteri la presenza delle forze divine? La si visse in ciò che come musica delle sfere, risuonava attraverso il mondo della parola cosmica che fluisce dal cielo alla Terra, che tutto ha creato, che agisce in tutto, che vive in tutto.

In questo periodo si visse come in un attimo quello che è al principio, al centro ed alla fine. Si visse nella parola cosmica l’Alfa e l’Omega. E sempre quando si parlava nelle diverse epoche dell’Alfa e dell’Omega ‑ sicuramente con altri suoni, ma sempre simili ai suoni greci ‑ era presente lo sforzo di riconoscere cosa è contenuto in questo Alfa ed in questo Omega, nel primo e nell’ultimo.

E nella terza epoca dei misteri, come si comprese l’apocalittico? Si comprese l’apocalittico in modo tale che, l’uomo sviluppasse una parola di culto ancora semi‑cosciente.

Quando l’uomo intonava questa parola di culto semicosciente e questa stessa si transustanziava nel modo in cui posso illustrare con quanto seguirà, così, nella terza epoca, l’apocalittico veniva percepito. 

Forse qualcuno di voi, oppure la maggior parte di voi, in un giorno in cui poteva essere sensibile, con i sensi e l’anima, alle impressioni del mondo esterno, ha sentito qualcosa di musicale, è poi andato a dormire con questa impressione musicale e si è svegliato nel bel mezzo del sonno. Qui è forse come se vivesse in un moto ondoso, in un moto ondoso trasformato di ciò che di giorno ha udito come sinfonia.

Era così, nei sacerdoti della terza epoca. Quello che a loro accadeva è paragonabile all’esperienza banale da me prima portata. Celebravano l’azione sacra, con la parola di culto da cui esperivano che in essa era presente la divinità. Avevano mandato su, la parola di culto e la divinità era fluita all’interno della parola.

Pervenivano a quello stato d’animo in cui si conviene di allontanarsi dall’azione sacra e vivevano nel transustanziare, non solo quello che era parola di culto umana, in cui diveniva presente la divinità, bensì vivevano ora transustanziato, trasformato, ciò che avevano pronunciato; vivevano l’eco sovrasensibile di quello che avevano intonato nella liturgia della messa mentre fluiva a loro trasformato e mentre manifestava loro l’apocalittico.

Il Dio, in contraccambio per l’azione sacrificale corrispondentemente celebrata, manifestava l’apocalittico. Così si percepiva l’apocalittico nella terza epoca dei misteri.

Chi si sentiva creato a sacerdote dal Cristo Gesù stesso, il redattore dell’apocalisse di cui ci dobbiamo occupare, in un certo qual senso sperimentava per primo ciò che era stato di nuovo vissuto subito dopo o per lo meno solo da poco; sentiva il sorgere del contenuto apocalittico nel proprio Io. Perché era il corpo astrale che assumeva su di sé l’eco di cui ho parlato, laddove il Dio dava l’apocalittico come contraccambio alla parola. 

Chi ha redatto l’apocalisse di Giovanni, sentiva il suo Io pienamente cosciente, unito con il contenuto che ha trascritto nell’apocalisse stessa.

Lo stimolo, che s’ispirava da lungo tempo dall’ormai spenta offerta sacrificale di Efeso, giungeva per il sacerdote, il redattore dell’apocalisse che si sentiva unto da Cristo Gesù in persona in modo tale da sperimentarsi come in un celebrare continuo dell’antichissima sacra consacrazione. Sentiva come questo essere pienamente consapevole dell’Io con il senso della celebrazione, era un essere completamente pieno del contenuto dell’apocalisse . 

L’apocalisse di Giovanni è pronunciata con la stessa consapevolezza con cui l’uomo, di solito pronuncia solo la parola ʺIoʺ.




Quando viviamo tutto quello che il sentire e l’approfondire religioso dell’anima può dare, tutto ciò può agire come illuminazione energicamente voluta, come sforzo verso la comprensione del sovrasensibile, se ci facciamo stimolare dalla trattazione delle tre epoche misteriche passate, quando ciò che visse nella prima, nella seconda, nella terza epoca misterica può renderci ispiratore vivente per la quarta e quando lasciamo agire la forza dello spirito di Dio nell’anima, come oggi è di nuovo possibile, potremmo poi esperire che non c’è solo un’Apocalisse bensì che esistono tante Apocalissi quanti io umani dediti a Dio, a partire da singoli sacerdoti che parlano a Cristo, il quale deve venire ritrovato da questo movimento per il rinnovamento religioso.

L’apocalisse rimane una nella sua qualità, ma per il contenuto di ogni singola anima sacerdotale essa può diventare molteplice. Al contrario, ogni singola anima che esegue l’Atto di Consacrazione dell’uomo, può divenire sacerdote, per il fatto che compie la preparazione di identificare l’Io con il contenuto dell’apocalisse Noi come uomini, siamo degli Io, nel senso moderno della parola, diventiamo sacerdoti quando l’apocalisse non solo si trova nel Vangelo, non quando l’apocalisse sta nei nostri cuori come qualcosa di definitivamente scritto, bensì quando l’Io diviene cosciente del fatto che provoca in ogni momento della vita, generando da se stesso, una riproduzione dell’apocalisse .

Prendete quanto segue come immagine: qualcuno scrive il contenuto di un libro. Viene mandato in tipografia. Questa è un’immagine verosimilmente pedante, filistea, che però vi può servire. Il libro viene stampato, va nel mondo in tanti esemplari diversi l’uno dall’altro, ma che sono unici nel contenuto. Una cosa è quello a cui a voi si fa accenno proprio al principio dell’apocalisse, una cosa è ciò che viene manifestato a Giovanni dal Cristo stesso.

Perché ʺquesta è la rivelazione di Gesù Cristo, ricevuta dal suo servo Giovanniʺ Ap 1,1. Il contenuto è uno solo, ma viene riprodotto in più modi nella auto‑creazione di questo stesso contenuto dalla saggezza dei mondi sovrasensibili.

Questo è comprendere l’apocalisse di Giovanni. Ma ciò vuol dire anche nel più profondo significato della parola capire: il Cristo ci ha consacrato a sacerdoti. Voi avete sentito cosa significhi quando lo scrittore dell’apocalisse dice che il Cristo stesso lo ha consacrato a sacerdote. L’unzione a sacerdote riesce quando si sente, come in Giovanni è sorto il contenuto dell’apocalisse.

Quando si percepisce che questi uomini di oggi che vogliono diventare sacerdoti, lo divengono vivendo in se stessi l’Io dell’apocalisse generandolo da soli, l’Io diviene apocalittico; poi l’Io è sacerdotale.