venerdì 14 ottobre 2022

Gli eventi alla morte nel Bardo Tödröl


O Magnum Mysterium  

Gli eventi che si verificano alla morte nel Bardo Tödröl                                                              (Chikai bardo)

Tratto da Guarigione Esoterica di Alice Bailey

Per illustrare quanto meglio posso questo argomento, per chiarirlo nel modo più completo, ritengo sia bene descrivere la sequenza di eventi che si verificano in punto di morte, ricordandovi che i punti dove si compie l’astrazione definitiva sono tre:

  • la testa, per i discepoli, gli iniziati e gli uomini di elevato sviluppo mentale;

  • il cuore per gli aspiranti, gli uomini di buona volontà, e per tutti coloro che hanno raggiunto una certa integrazione della personalità e fanno quanto possono per adempiere la legge dell’amore;

  • il plesso solare per chi è emotivo e di scarsa levatura.

Mi limito a elencare le varie fasi del processo, lasciandovi liberi di accettarle come ipotesi interessanti e probabili, in attesa di poterle verificare, o di accoglierle come verità indiscutibili, per fiducia nella mia conoscenza, o infine di rifiutarle come fantasticherie senza valore, non suscettibili di prova.

Il primo atteggiamento è il più consigliabile, perché consente di mantenere l’integrità mentale, è sintomo di mente aperta e nello stesso tempo protegge dalla credulità e ristrettezza mentale. Questi stadi sono:

  1. L’anima dal suo livello emette la “parola di richiamo”, e immediatamente nell’uomo sul piano fisico subentrano un processo e una reazione interiori:       
  2. Eventi fisiologici specifici, nell’area colpita dal morbo, interessano il cuore e i tre grandi sistemi che potentemente condizionano l’uomo: la corrente sanguigna, il sistema nervoso nelle sue varie espressioni e il sistema endocrino. Non è il caso di parlarne. La patologia della morte è ben nota ed è stata molto studiata nei suoi aspetti exoterici, anche se molto resta ancora da scoprire. A noi però interessano, soprattutto, le reazioni soggettive che, in ultima analisi, causano la predisposizione patologica alla morte.
  3. Una vibrazione percorre le “nadi” che, come sapete, sono la controparte eterica di tutto il sistema nervoso, di cui sorreggono ogni singolo nervo in ogni parte del corpo. Sono per eccellenza, gli esecutori degli impulsi direttivi dell’anima, in quanto reagiscono alle vibrazioni emesse dalla controparte eterica del cervello. Esse rispondono alla Parola di comando e all’attrazione dell’anima, e si dispongono all’astrazione.
  4. La corrente sanguigna subisce una reazione di peculiare carattere occulto. “Il sangue è la vita”, si afferma; e vi si produce un cambiamento interiore per le due fasi precedenti, ma soprattutto per effetto di un’attività ancora ignorata dalla scienza moderna e causata dal sistema ghiandolare. Infatti le ghiandole, reagendo al comando di morte, immettono nel sangue una sostanza che agisce sul cuore, dov’è fissato il filo della vita. Questa sostanza, considerata come “mortifera”, è una delle cause fondamentali del coma e della perdita di coscienza, poiché evoca un’azione riflessa nel cervello. La medicina ufficiale ne mette in dubbio l’esistenza, ma finirà per riconoscerla.
  5. Un tremore psichico si stabilisce, che allenta e spezza i legami fra le nadi e il sistema nervoso; il corpo eterico si stacca dal suo involucro denso, anche se continua a compenetrarlo.



  1. Subentra a questo punto, sovente, una pausa più o meno lunga. Essa consente che il processo di distacco avvenga nel modo più blando e indolore possibile. Lo svincolo delle nadi comincia dagli occhi. Questo processo di distacco si manifesta come rilassamento e come scomparsa di ogni timore che si nota molte volte nel morente; è evidente una condizione di pace e una disposizione a partire, assieme all’incapacità di sforzo mentale. 
  2. È come se, ancora in stato di coscienza, il morente raccogliesse le forze per l’astrazione finale. Durante questa pausa, rimossa una volta e per sempre dall’umanità la paura della morte, gli amici e i parenti del moribondo gli “faranno festa”, rallegrandosi con lui per l’abbandono del corpo. Certo, attualmente non è possibile. Oggi regna lo sconforto, e questa fase passa inosservata e non se ne trae profitto; ma un giorno le cose saranno diverse.
  3. Il corpo eterico organizzato, sciolto da qualsiasi legame con i nervi per l’azione esercitata dalle nadi, si raccoglie per il distacco finale. Dalle estremità si ritrae verso “la porta di uscita”, e si concentra nella regione che circonda quella porta, in attesa dell’impulso finale dell’anima che dirige il processo. Fino a questo punto, tutto si è svolto secondo la Legge di Attrazione, cioè per volere magnetico, attrattivo dell’anima. Ora insorge un impulso diverso.
  4. Il corpo denso, somma degli organi, delle cellule, degli atomi, sempre più sciolto dal potere integrativo del corpo vitale esercitato dalle sue nadi, cade nella sfera di attrazione della materia. È l’impulso della terra, esercitato da quella misteriosa entità che chiamiamo “spirito della terra”. È un’entità di natura involutiva, ed è per il pianeta ciò che l’elementale fisico è per il corpo denso dell’uomo. 
  5. È una forza fisica vitale che, in essenza, è la vita e la luce della sostanza atomica, la materia di cui ogni forma è composta. La sostanza di tutte le forme ritorna a questa riserva di vita involutiva e materiale. La restituzione della materia, sottratta per creare la forma usata dall’anima durante un ciclo di vita, sta proprio nel ridare a questo “Cesare” del mondo involutivo ciò che gli appartiene, mentre l’anima ritorna a Dio, donde provenne.

È evidente dunque che in questa fase il processo è duplice

    1. Il corpo vitale si prepara a uscire.

    2. Il fisico comincia a rispondere alla dissoluzione.

Ma è osservabile una terza attività: l’uomo consapevole ritrae la propria coscienza in modo graduale ma continuo negli involucri astrale e mentale, apprestandosi ad astrarre completamente il corpo eterico al momento giusto. Si distacca sempre più dal mondo fisico e si ritrae sempre più in sé stesso.

Nel caso di un individuo progredito, questo processo è compiuto in modo cosciente, e il suo interesse per la vita e la consapevolezza dei rapporti con gli altri vengono mantenuti, nonostante che la presa sul mondo fisico si vada affievolendo.

Quando si muore per vecchiaia, questo distacco è più facilmente percepibile che nei casi di morte per malattia, e molte volte si può vedere l’anima, cioè l’uomo interiore vivente, allentare la presa sulla realtà fisica, che è illusoria.

  1. Una seconda pausa. In questo momento l’elementale fisico può ancora, a volte, riprendere la sua presa sul corpo eterico se l’anima lo vuole, perché la morte non rientra nei suoi piani interiori, o se lo stesso elementale fisico è così forte da prolungare il processo di morte. Talvolta avviene che la lotta si prolunghi per giorni e settimane. Ma quando la morte è inevitabile, questa seconda pausa è brevissima, anche di pochi secondi. L’elementale fisico rilascia la presa, e il corpo eterico attende l’ultimo “strappo” dell’anima, sotto la Legge di Attrazione.
  2. Il corpo eterico emerge dal fisico denso, gradualmente e dal punto di uscita prescelto. Quando è del tutto libero, assume i vaghi contorni della forma densa che ha sorretto, e ciò avviene sotto l’azione della forma-pensiero che l’uomo ha creato, negli anni, di se stesso. Tale forma-pensiero esiste per ciascuno, e dev’essere distrutta per completare la seconda fase, dell’eliminazione. Ne riparleremo in seguito. 
  3. Libero ormai dal carcere del fisico denso, il corpo eterico non è ancora sciolto dal suo influsso, col quale resta in un leggero rapporto, che basta a trattenere l’entità spirituale vicino al corpo abbandonato. Ecco perché il chiaroveggente afferma talora di vedere il corpo eterico librarsi sul letto di morte o sul feretro. Quelle energie integrate che chiamiamo corpi astrale e mentale compenetrano ancora il corpo eterico, e un punto di luce al centro dimostra la presenza dell’anima.
  4. Il corpo eterico gradualmente si disperde, mentre le sue energie si riorganizzano e si ritirano, lasciando solo la sostanza pranica identificata col veicolo eterico del pianeta. Come ho già detto, questa dispersione è molto agevolata dalla cremazione. Quando si tratta di un uomo poco evoluto, il corpo eterico può restare a lungo nei pressi della sua carcassa densa esterna in via di decomposizione, perché l’attrazione dell’anima non è forte quanto quella della materia. Se invece è più progredito, e quindi distaccato nel suo pensiero dal mondo fisico, la dissoluzione del corpo vitale può essere rapidissima.
  5. Una volta terminato, la restituzione è compiuta; l’uomo, almeno per qualche tempo, non reagisce più all’attrazione della materia fisica; permane nei suoi corpi sottili, e si accinge a quell’atto che ho indicato col nome di “Arte dell’Eliminazione”.

Al termine di queste insufficienti considerazioni sulla morte dei due aspetti del corpo fisico, affiora un concetto: l’integrità dell’uomo interiore. Egli resta se stesso. È intatto e indenne; è libero da tutto ciò che è proprio del livello fisico, e dipendente da soli tre fattori:

  1. La qualità delle sue doti astrali o emotive.

  2. Lo stato mentale nel quale vive abitualmente.

  3. La voce dell’anima, sovente non riconosciuta, ma talvolta ben nota e amata.

L’individualità non è perduta; la stessa persona persiste sul pianeta, spogliata solo di ciò che era parte integrale dell’apparenza tangibile del nostro pianeta.

Quell’entità amata o detestata, utile o nociva al genere umano, che rese grandi servigi o visse insignificante, rimane ancora attiva nel processo di esistenza mentale e qualitativo, e rimarrà per sempre quale parte individuale, qualificata dal tipo di raggio, quale parte del regno delle anime o quale iniziato di alto grado, secondo quanto gli compete per diritto.

Due Questioni Importanti

Nelle pagine che precedono ho tentato di descrivere la vera natura di ciò che si chiama morte. Essa è dunque il ritrarsi, conscio o inconscio, dell’entità vivente interiore dal suo guscio esterno, dalla sua corrispondenza vitale, e infine è l’abbandono del corpo o corpi sottili, secondo il livello evolutivo.

Ho cercato di mostrarvi la normalità di questo processo familiare. L’orrore che accompagna la morte sul campo di battaglia o per incidente, è provocato dallo “shock” che colpisce il corpo eterico, e impone l’istantaneo riassetto delle sue forze, costrette a reintegrarsi in modo improvviso e repentino in risposta all’azione specifica compiuta per forza di cose dall’uomo, nel suo corpo kama-manasico.

Ciò non implica che l’uomo interiore si ristabilisca nel veicolo eterico, ma richiede il ricomporsi, per Legge di Attrazione, delle energie di quest’ultimo già dissipate, sì che possa poi dissolversi in modo definitivo e completo.

Prima di studiare l’Arte dell’Eliminazione, desidero esaminare due questioni che mi paiono importanti; sovente sono presenti nella mente del lettore studioso e intelligente.

La prima di esse deriva, in verità, da un senso di disappunto a proposito di queste istruzioni. La si può esprimere in questo modo: perché il Maestro Tibetano non esamina le malattie fondamentali, descrivendone la patologia, indicandone la terapia opportuna, le cause dirette e, in particolare, il processo di guarigione?

Perché, fratelli miei, ben poco potrei aggiungere, in senso tecnico, a quanto già accertato dalla medicina circa i sintomi delle malattie, le regioni che esse colpiscono, le condizioni generali che le favoriscono. L’osservazione, l’esperimento, la ricerca, gli stessi errori, il successo e l’insuccesso hanno elargito all’uomo moderno una messe abbondante di sapere definito ed esatto, sugli aspetti e gli effetti esterni delle malattie.

Il tempo e l’indagine costante e abile hanno rivelato, in modo altrettanto definito, cure, processi terapeutici e misure profilattiche (come ad esempio, la vaccinazione contro il vaiolo), che si sono dimostrate benefiche dopo lunghi anni di esperienza. Ricerche, esperimenti e servizi igienici sempre più idonei offerti dalla scienza consentono di soccorrere meglio, talora di guarire, sovente di alleviare e lenire le reazioni dolorose.

Medicina e chirurgia hanno fatto passi da gigante — tanto che le conoscenze oggi acquisite sono così vaste e intricate nei loro aspetti scientifici e terapeutici, da rendere necessari gli specialisti che operano in campi particolari e quindi trattano condizioni e malattie specifiche, raggiungendo grande perizia, molto sapere e notevole successo.

Tutto ciò è bene, per quanto ne dicano certi fanatici, o chi si affida solo a un suo metodo di cura preferito, o chi non si avvale dei medici di professione e confida solo in un culto o in qualche nuovo approccio al problema della salute.

Che nuove vie esistano è vero, e dipende dal fatto che la medicina è tanto avanzata da essere ormai al limite estremo del reame puramente fisico, e dunque in procinto di penetrare in quello dell’intangibile, ben più accosto al mondo delle cause.

Ecco perché non ho voluto sciupare tempo a studiare le particolarità dei morbi, a enumerarli e classificarli, a discuterne i sintomi e le cure, cose già perfettamente esposte nei libri di testo disponibili; del resto, li si può indagare in tutte le loro fasi, in qualsiasi ospedale.

Ho invece trattato le cause latenti di malattie come la tubercolosi, la sifilide, il cancro, inerenti al singolo uomo, all’umanità in genere e al nostro stesso pianeta. Ne ho esposto le origini psicologiche e ho indicato un campo, praticamente inesplorato, dove studiarle, specie nelle loro prime fasi.

Quando la base psicologica della malattia sarà accertata, e la sua vera natura riconosciuta dal medico, dal chirurgo, dallo psicologo e dal sacerdote, questi lavoreranno concordi in un nuovo campo di conoscenza, e ne nascerà quella che oggi, in modo impreciso, si chiama “medicina preventiva”.

Io però preferisco designare questo campo di intervento medico come l’insieme sistematico dei metodi per evitare la malattia, e delle tecniche di corretta educazione psicologica, inculcata fin dai primi anni d’età, nonché quell’insistere sull’uomo interiore spirituale, che assieme combattono quelle condizioni e abitudini oggi sicure foriere di cattiva salute, sintomatiche di malattia e infine di morte.

Con quanto ho detto sopra, non mi riferisco a scienze speculative e affermative come la Scienza Cristiana, oppure a quelle scuole di pensiero che attribuiscono tutte le malattie al potere del pensiero.

Io mi interesso dell’urgente necessità di una corretta educazione psicologica, basata sulla conoscenza della costituzione umana, sulla scienza dei sette raggi (le forze che condizionano l’uomo e lo fanno qual è) e sull’astrologia esoterica; alludo all’applicazione di conoscenze, finora considerate peculiari ed esoteriche, che lentamente divengono di pubblico dominio, e hanno fatto molto progresso negli ultimi venticinque anni.

Non sostengo affatto l’abolizione delle cure mediche, né d’altra parte intendo sostenere le nuove terapie, tutte ancora in fase sperimentale, ma che possono contribuire alla medicina in genere; certamente dall’unione di tutti questi apporti la cura dei malati sarà migliore e più adattabile.

Molto tempo sarà necessario per completare il quadro, da me abbozzato, delle cause psicologiche delle malattie; nel frattempo il contributo della medicina è indispensabile. Nonostante tutti gli errori e le diagnosi inesatte, l’umanità non può stare senza dottori e chirurghi, né senza ospedali. Essi sono urgentemente necessari, e lo saranno ancora per secoli.

Ma questo discorso non vi scoraggi. Non si può restituire immediatamente il genere umano alla salute perfetta, anche se la giusta educazione psicologica, data fin dall’infanzia, darà ottimi risultati nel volgere di pochi decenni. Molto tempo è stato necessario per stabilire condizioni errate.

La medicina moderna deve ampliare le sue concezioni, dev’essere più sollecita ad accogliere (dopo debita verifica) ciò che è nuovo, insolito e innovatore. (Paolo Lissoni)

Deve abbattere le barriere erette dagli specialisti, e decidersi a includere nell’ortodossia anche le nuove scuole, dopo averle indagate ed esaminate a fondo. Le nuove scuole quali, ad esempio, l’elettroterapia, la chiropratica, la dietetica, che pretende di guarire qualsiasi male semplicemente somministrando alimenti adatti, i piuttosto eccentrici naturopati e molte altre, devono dal canto loro astenersi dal sostenere con arroganza di sapere tutto, di essere ciascuna la sola a possedere il rimedio universale, unico e sicuro.

I chiropratici, specialmente, hanno gravemente danneggiato la loro causa e limitato i loro successi con le loro conclamate pretese di guarigione assicurata (in un campo ancora in fase sperimentale), e per i continui attacchi sferrati contro la medicina accademica. Questa poi, rifiutandosi di riconoscere ciò che di giusto e utile offrono le nuove scuole, ha nociuto a se stessa.

Questa scuola è stata quindi avversata perché pretendeva di essere riconosciuta, oltre che per la sua mancanza di metodi scientifici. Il desiderio della medicina ortodossa è di proteggere il pubblico in generale. Deve farlo in ogni caso, anche per evitare i disastri causati dai fanatici e da metodi non verificati. 

Ma indubbiamente ha esagerato in tal senso. La scuola di pensiero che ho qui proposto dev’essere provata per lungo tempo. Ma le conseguenze mentali e psichiche provocate dalla guerra mondiale affretteranno assai il riconoscimento

delle origini psicologiche delle malattie e di altri disordini; ecco la grande occasione che oggi si presenta alla medicina.

Il combinarsi del vero sapere medico (ispirato all’uomo, nei millenni, dalla sua stessa natura divina) con le terapie più moderne proposte dalle nuove emergenti scuole di pensiero, pratiche e sperimentali, nonché il riconoscimento delle energie che condizionano l’uomo mediante i sette centri del corpo vitale, e degli influssi astrologici che lo plasmano in modo altrettanto potente tramite l’uomo interiore, daranno infine origine a un nuovo sistema medico capace di preservare la salute, di bloccare lo sviluppo del male al primo apparire, e finalmente iniziare un periodo in cui la malattia e la cattiva salute sarà l’eccezione, anziché la regola, e la morte una liberatrice sospirata e ben accolta, anziché una terribile nemica come oggi.

La seconda questione riguarda appunto la morte. È stato chiesto: cosa pensa il Tibetano della cremazione, e sotto quali condizioni è opportuno praticarla? Per buona sorte, questa pratica si diffonde sempre più. Fra non molto, l’inumazione sarà bandita e la cremazione prescritta per legge, e sarà una vera e propria misura igienica e sanitaria.

Quei luoghi insalubri, psichicamente sporchi, che sono i cimiteri, spariranno, così come ora svanisce il culto degli antenati, non solo in Oriente, ma anche in Occidente, dove si venera in modo altrettanto puerile il lignaggio ereditario.

Il fuoco dissolve qualsiasi forma, e quanto più rapidamente si distrugge il veicolo fisico, tanto più velocemente esso lascia la presa che ha sull’anima in atto di ritrarsi. In molti testi teosofici si sono scritte inesattezze circa il tempo che intercorre fra le successive distruzioni dei corpi sottili. Si può comunque affermare che quando la vera morte sia scientificamente accertata (dal medico a ciò preposto), e il corpo fisico non ospiti più alcuna scintilla di vita, si può subito procedere alla cremazione.

Si ha morte vera o totale, quando il filo della vita e quello della coscienza siano stati completamente staccati dal cuore e dalla testa. Ma bisogna che nel processo ci sia spazio per il rispetto e nessuna fretta: ai parenti occorrono alcune ore per adattarsi all’imminente scomparsa della forma esterna e amata del defunto; inoltre sono indispensabili le operazioni di stato civile. Sia chiaro però che questo ritardo riguarda solo i rimasti, i viventi, e non il morto.

Affermare che il corpo eterico non dev’essere dato alle fiamme troppo presto, nella credenza che sia bene lasciarlo vagare per parecchi giorni, è cosa assolutamente sprovvista di fondamento. Non esiste una necessità eterica per indugiare. Quando l’uomo interiore si ritrae dal suo veicolo fisico, abbandona simultaneamente anche il corpo eterico.

È vero invece che il veicolo eterico può aggirarsi a lungo nel “campo di emanazione”, quando si ricorre alla sepoltura, e molte volte persiste fino alla completa disintegrazione del corpo denso. La pratica egiziana di mummificare e l’imbalsamazione usata in Occidente, rimandano anche per secoli il dissolversi del corpo eterico.

Ciò è tanto più pernicioso quando la mummia o l’imbalsamato, era una persona malvagia durante la vita; in tal caso quel guscio eterico è spesso “posseduto” da entità o forze malvagie. Questo spiega gli incidenti e i disastri cui sovente capitavano agli scopritori di tombe antiche, che ne trassero le mummie riportandole alla luce.

Quando si ricorre alla cremazione non soltanto il corpo fisico viene immediatamente distrutto e restituito alla fonte della sostanza, ma anche il corpo vitale si dissolve con rapidità, e le fiamme trascinano le sue forze alla riserva universale delle energie vitali, di cui sono sempre state parti inerenti, con o senza forma.

Dopo la morte e la cremazione queste forze persistono, ma assorbite nel tutto analogo. Meditate su questa fase, che dà la chiave per comprendere l’opera creativa dello spirito umano.

Se per riguardo ai sentimenti dei familiari o per necessità di stato civile la cremazione dev’essere dilazionata, tale ritardo non dovrebbe superare le trentasei ore dopo il decesso; se non esistono valide ragioni, si può procedere anche solo dopo dodici ore: questo tempo è necessario e consigliabile per essere certi della vera morte.